'ORIZZONTI A VENEZIA '67' - SEZIONE APERTA E POSITIVAMENTE INCERTA
Focus sui titoli in programmazione il 7 Settembre alla Mostra (A cura di SONIA CINCINELLI)
08/09/2010
- Lido di Venezia, Mercoledì 8 settembre 2010
ORIZZONTI, sezione creata nel 2004, dedicata alle “avanguardie” del cinema mondiale, quest'anno si allarga ed apre le porte anche ai film brevi all'insegna della scoperta di un cinema alternativo e trasversale. Visioni altre, che squarciano il velo su realtà inedite. La ricerca di nuovi orizzonti, senza fare un gioco di parole, è sicuramente l'obbiettivo che si prefigge questa preziosa e necessaria sezione.
Il 7 settembre sono stati presentati in quest'ambito film molto interessanti, tra cui: DIANE WELLINGTON la storia agghiacciante di una giovane donna che scompare inspiegabilmente dalla sua cittadina del Dakota, un cortometraggio di ARNAUD DES PALLIÈRES, regista, sceneggiatore e montatore di tutti i suoi film. Immagini di repertorio sfilano come in un film muto, le didascalie raccontano la storia di una giovane donna ricca che aveva intorno a sé false amicizie, persone che le si avvicinavano solo per interesse. Un giorno
la donna scompare e la coltre di mistero che avvolge questa vicenda fa scaturire leggende su Diane, tutte storie a lieto fine. Ma la realtà è un'altra, dopo molti anni vengono rinvenute, sepolte in un giardino le ossa della donna e del feto che portava in grembo. Un tentato aborto e una storia di violenza. Le immagini all'inizio in bianco e nero che mostrano persone sorridenti, vengono a breve sostituite da un lungo ed agonizzante fischio di un treno in corsa: “Sarà stata sola? O un uomo l'accompagnava, lasciandola riversa nel terreno a guardare i fari della macchina che si allontanavano?” Queste inquietanti domande investono lo spettatore che attonito si trova trascinato in un viaggio sfrenato di un treno in agonia, il fischio si fa sempre più assordante, ti entra nel corpo ed amplifica la sensibilità dei sensi. Una storia tragica, una ballata americana, un film concettuale per una
vita spezzata, concentrato ed efficace, in breve: bellissimo.
XIFANG QU CI BU YUAN di WEN HAI (HUANG WENHAI), in cui il regista segue una comunità buddista alle prese con nuovi modi di organizzazione e di socializzazione con i fedeli. Il documentario ci mostra dagli occhi dei buddisti i ricordi dei soprusi subiti dai cinesi nell'epoca dell'oppressione comunista.
Anche se a tratti l'autore sembra criticare alcune pratiche religiose che, nell'esaltazione, portano addirittura alla violenza (come la madre che brucia gli occhi al figlio per agevolargli il trapasso che gli permetterà di incontrare il Buddha), il film si delinea come una pellicola anticomunista e anticinese ma comunque contro la colonizzazione in generale. Vita semplice, riti scanditi dal suono di un timpano che ritma la vita di cui fa parte anche la morte con l'usanza di pulire e vestire i morti ed infine il desiderio di costruire una società religiosa non aggressiva, ma basata sulla
condivisione.
La sezione ORIZZONTI quest'anno ha scodellato anche PAINÉIS DE SÃO VICENTE DE FORA, VISÃO POÉTICA del più grande regista portoghese vivente MANOEL DE OLIVEIRA, un film sulla meta arte, cortometraggio su i ‘Pannelli di Sao Vicente De Fora’ di Lisbona, opera attribuita al pittore portoghese del XVI secolo Nuno Gonçalves. Si tratta di un celebre e misterioso dipinto della Storia dell'Arte in Portogallo. La sua attribuzione e il suo significato sono stati oggetto di varie discussioni. Comunque, quest'opera è indiscutibilmente ritenuta una delle più importanti rappresentazioni della società portoghese. Davanti al dipinto i protagonisti dell'opera commentano solennemente e minuziosamente in modo colto tutti i personaggi, le pose e i significati insiti nell'opera. Il cortometraggio è stato girato nel Museo Nazionale di Arte Antica, a Lisbona e termina con un vecchio balletto dal sapore folcloristico, interpretato dai Pauliteiros di Miranda do Douro, un noto gruppo di danza
tradizionale portoghese.
Nella sezione spicca anche NAINSUKH di AMIT DUTTA, la splendida storia di uno dei massimi miniaturisti indiani del XVIII secolo. Una pellicola molto curata a livello formale, immagini di una finezza estrema accompagnano il pubblico nel favoloso viaggio del pittore. Lo sguardo del regista corrisponde con quello del miniaturista che raggiungerà un alto livello di intimità con il suo mecenate, un'intimità che non ritroverà mai più nella sua esistenza con altre persone. L'immagine elegante, i corpi plastici dei protagonisti formano a tratti dei stupefacenti tabloid vivant. Il cinema che si fa arte, alla Peter Greenaway per ritornare poco dopo ancora cinema in modo fluido. Ci sono cose nella vita che non si ripetono, come il rapporto di Nainsukh con il suo mecenate e come la visione di questi tipi di film che ristorano lo sguardo.
SONIA CINCINELLI
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