L'IPNOTISTA: DOPO 'MILLENNIUM' ECCO UN GRANDE 'CASO' CHE CAVALCA IL THRILLER SCANDINAVO TRA LETTERATURA E CINEMA. IL REGISTA LASSE HALLSTRÖM RITORNA A CASA, IN SVEZIA, A VENTIQUATTRO ANNI DAI SUOI FORTUNATI ESORDI
Dal XXII. Courmayeur NOIR InFestival (10-16 Dicembre 2012) - RECENSIONE - Dall'11 APRILE
"L’ipnotista è un thriller incentrato sulla psicologia dei personaggi che ha attratto la mia immaginazione più oscura. Ho sempre voluto potermi cimentare con il genere thriller, ma non si sono presentate per me molte opportunità per poterlo realizzare negli Stati Uniti. Non è quello che la gente si aspetta da me, quindi non sono mai stato veramente considerato per questo genere. Nonostante nel passato io mi sia concentrato su temi più delicati, non mi farò spaventare dagli aspetti violenti di questa storia. Voglio raccontarla in modo reale ed onesto, e come sempre voglio essere sicuro che i personaggi prendano vita – le interpretazioni hanno grande importanza per me. Avendo passato i miei primi 40 anni a Stoccolma, la conosco piuttosto bene e spero di renderla uno scenario suggestivo alla storia, cercando di prestare attenzione al dettaglio e all’atmosfera dell’inverno di Stoccolma. Mi sono sempre interessato alle storie che abbracciano gli aspetti umani della vita e questo film non fa eccezione. Il rapporto dell’ipnotista con la sua famiglia ha una dimensione drammatica che esprime vulnerabilità e passione in questo racconto violento. Non vedo l’ora di ritornare a lavorare nel mio paese, per la prima volta dopo 25 anni!".
Il regista Lasse Hallström (Aprile 2012)
Soggetto: Dal romanzo di Lars Kepler (Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho Ahndoril)
PRELIMINARIA:
Dopo Millennium, un nuovo “caso†del grande thriller scandinavo tra letteratura e cinema.
Lasse Hallström ritorna a casa, in Svezia a 24 anni dai suoi fortunati esordi. Ha costruito la sua carriera a Hollywood con storie di sentimenti come Chocolat, ma qui affronta per la prima volta il thriller, dal romanzo di Lars Kepler.
Cast: Tobias Zilliacus (Joona Linna) Mikael Persbrandt (Erik Maria Bark) Lena Olin (Simone Bark) Helena af Sandeberg (Daniella) Jonatan Bökman (Josef) Oscar Pettersson (Benjamin) Eva Melander (Magdalena) Anna Azcarate (Lydia) Johan Hallström (Erland) Göran Thorell (Stensund) Jan Waldekranz (Shulman) Emma Mehonic (Evelyn) Tomas Magnusson (Petter) Nadja Josephson (Aida)
Musica: Oscar Fogelström
Costumi: Karin Sundvall
Scenografia: Lasse Westfelt
Fotografia: Mattias Montero
Montaggio: Sebastian Amundsen e Thomas Täng
Effetti Speciali: Mattias Jönsson, Mats Sampop Karlsson, Victor Nilsson e Mats Sonnesjö
Casting: Imor Hermann
Scheda film aggiornata al:
07 Maggio 2013
Sinossi:
IN BREVE:
Cosa si nasconde dietro il brutale massacro di un’intera famiglia a Stoccolma? L’ispettore Joona Linna, in assenza di qualsiasi indizio e movente, si affida ad un noto ipnotizzatore, Erik Maria Bark, per interrogare l’unico sopravvissuto, un ragazzo quindicenne in stato di shock. Nel frattempo qualcuno rapisce il figlio di Bark e di sua moglie Simone: e se le due vicende fossero collegate?
IN DETTAGLIO:
L’ispettore Joona Linna ha un testimone oculare della brutale carneficina di una famiglia nei sobborghi di Stoccolma. Il testimone, il figlio adolescente della famiglia è vivo per miracolo e non può essere interrogato in maniera convenzionale.
Anche la figlia maggiore è scomparsa misteriosamente. Sembra che qualcuno stia cercando di annientare l’intera famiglia e Joona Linna teme che la ragazza possa essere la prossima vittima dell’assassino.
Lottando contro il tempo, Linna persuade l’ipnotista interpellato - Erik Maria Bark - a fare un tentativo per comunicare con il ragazzo e farlo parlare sotto ipnosi.
Erik Maria Bark rompe la sua promessa solenne di non praticare più l’ipnosi e un pericoloso viaggio nell’oscurità smisurata del subconscio ha inizio.
A detective pairs himself with a famous psychologist on a case involving a traumatized young witness to a crime.
After a young woman and her parents are murdered by a killer determined to wipe out the entire family, Detective Inspector Joona Linna works with a psychiatrist to hypnotize the son who narrowly escaped death in order to find the one surviving daughter before the murderer does.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
TRILOGIE IN NOIR DAL PROFONDO NORD SCANDINAVO. DOPO 'MILLENNIUM' ARRIVA 'L'IPNOTISTA' DI LASSE HALLSTR ÖM. E NON E' CHE IL PRIMO ATTO, TRA FEDELTA' E SIGNIFICATIVI TRADIMENTI DI TRASPOSIZIONE DALLA PAGINA SCRITTA ALLA CELLULOIDE
ambienti reali per loro natura freddi oltre che, metaforicamente parlando, più o meno cinici testimoni oculari di misfatti e disgrazie di varia natura. Così quando una narrativa così solida ed apprezzata su larga scala raggiunge il grande schermo, non ci si può evitare il confronto tra pagina scritta e fotogramma, soppesando sul piatto della bilancia il grado di fedeltà o di tradimento da parte del regista, prima ancora che ci si possa lanciare in un giudizio sul risultato complessivo. Con la lettura del libro di riferimento, la nostra immaginazione ha già inevitabilmente elaborato un profilo fisionomico dei personaggi che ora devono trovare un ulteriore nuovo adattamento: l'adattamento nell'adattamento dunque, quello che dalla primigenia pagina scritta, è passato per l'elaborazione immaginifica personale prima di raggiungere quella rappresentata dalla celluloide.
Alla luce di tutto questo possiamo ora chiederci: che sorte è toccata al romanzo L'ipnotista di Lars Kepler (Alexander Ahndoril e Alexandra
Coelho Ahndoril)? Dopo 25 anni il regista svedese Lasse Hallström (Chocolat, Il vento del perdono, Casanova, L'imbroglio, Hachiko - Il tuo migliore amico, Dear John, Il pescatore di sogni) lascia l'alcova statunitense e decide di tornare a casa proprio per realizzare il suo film da questo spicchio di narrativa scandinava. Segno evidente che l'intenzione era quella di rispettarne la natura più intima, cosa che è in effetti riuscito a fare, ma solo per certi aspetti. Era inevitabile dotare di un equilibrato protagonismo il contesto ambientale, com'è ovvio, abbondantemente innevato sia negli scorci cittadini che in quelli boschivi: non a caso è il primo protagonista ad entrare in scena con i titoli di testa e l'ultimo ad andarsene con quelli di coda, confortato da movimenti di macchina suadentemente avvolgenti che ne tastano respiro e pulsazioni, mentre la regia si sofferma su dettagli minimalisti dei suoi primi personaggi, a cominciare dall'investigatore Jona
Linna, colui che avevamo immaginato completamente diverso dall'esile e un pò annacquato interprete designato in Tobias Zilliacus. Così come avevamo immaginato diversamente i genitori di Benjamin, qui praticamente di mezza età e con un figlio ancora piccolo: una variante sul tema che comporta una vera propria rilettura del romanzo per la celluloide, là dove scompare del tutto il padre ex poliziotto di Simone (nella versione italiana diventata Simona), la fidanzatina di Benjamin, la baby gang, e moltissime altre cose che, vanno così a cambiare letteralmente registro narrativo, alterando comportamenti, se non proprio caratteri, di alcuni personaggi focali, snaturandone il respiro, almeno in tutta la seconda parte del film. Inoltre, mentre nel libro viene dato molto spazio all'ipnosi, protagonista onnipresente anche nella ritmica rievocativa sull'onda della memoria, Lasse Hallström intraprende nel suo 'Ipnotista' percorsi alternativi che, mentre gli facilitano la sintesi per la parte più farraginosa del libro, gli consentono un
protagonismo più 'a buon mercato' per la moglie Lena Olin, cui ha destinato il ruolo di Simone, qui reinventato in un'inedita complicità con il marito nelle fasi di ricerca del figlio scomparso. Un protagonismo che nel libro Simone aveva invece condiviso con il padre proprio per l'incomunicabilità che da tempo dominava il suo matrimonio, e che il film non manca d'altra parte di mettere in luce a più riprese nella prima parte.
Percorsi alternativi dunque che, mentre snaturano alcuni aspetti narrativi originali, non si può dire che impediscano alla pellicola di decollare e atterrare in buona salute, magari con qualche incrinatura ma non certo con le ossa rotte. Uno dei gradi pregi di regia ne L'ipnotista in celluloide è indubbiamente quel tocco discreto di movimento che gioca sull'indefinito, sulle immagini riflesse - nei vetri delle finestre di casa o di ufficio, delle auto, dei video dei computer - sugli scorci obliqui
che vanno a ritagliare fosche, e per questo ancor più intense, tessere di singolari puzzle psicologici di personaggi più o meno centrali, più o meno marginali - dal giovane pluriomicida Joseph (Jonatan Bökman), alla sorella più grande, unica sopravvissuta dalla mattanza familiare, Evelyn (Emma Mehonic), alla psicopatica Lydia (Anna Azcarate), ex paziente dell'ipnotista Erik Maria Bark, letteralmente incarnato dall'impagabile interprete di In un mondo migliore Mikael Persbrandt, un vero e proprio 'faro' puntato sull'intera pellicola, calzante, opportuno, straordinariamente autentico nello sguardo 'bruciante' così come in quella sua aria strascicata e perennemente intorpidita dai sonniferi da cui è dipendente, l'unico personaggio veramente centrato, centrale, indispensabile colonna portante di un reticolato narrativo ben inzuppato nel noir doc che, con grande esperienza e raffinato tocco artistico, Hallström scopre e rivela molto gradualmente, ammiccando con schegge su schegge, alle cavalcate emozionali scoperchiate ma mano nel corso di avanscoperte di memorie profonde, assopite o deliberatamente
nascoste, smascherate dal potere ipnotico. Ed ecco farsi largo un nuovo 'caso', tutt'altro che disprezzabile, per il grande thriller scandinavo tra letteratura e cinema che, a quanto pare, come già l'apripista Millennium, si appresta alla serialità di una trilogia annunciata.