WALESA. L'UOMO DELLA SPERANZA: LECH WALESA NEL RACCONTO DI JANUSZ GLOWACKI E NELLO SGUARDO CINEMATOGRAFICO DI ANDRZEJ WAIDA
RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dalla 70. Mostra del Cinema di Venezia e Dal Festival di Toronto 2013 - Dal 6 GIUGNO
(Walesa. czlowiek z nadziei (Walesa, Man of Hope); POLONIA 2013; Drammatico; 127'; Produz.: Akson Studio/Canal+ Polska/Telewizja Polska (TVP); Distribuz.: Nomad Film Distribution)
Wałęsa è la storia di un eroe contemporaneo, Lech Wałęsa. Oriana Fallaci, una delle giornaliste più famose del mondo, intervista il futuro Premio Nobel. La conversazione, piena di emozioni, costituisce il tessuto narrativo del film. L’italiana rivolge delle domande che nessun altro ha mai osato fare al leggendario leader di Solidarnosc. Emerge l'indole di un uomo dotato di un grande carisma e di un eccezionale fiuto politico.
Le scene che mostrano il percorso di un eroe verso la maturità politica vengono intrecciate con quelle della vita familiare di Wałęsa. La relazione tra Lech e la moglie Danuta, la loro casa piena di bambini e i problemi quotidiani sono importanti tanto quanto la dimensione politica.
Al pensiero di una vita normale da realizzare insieme si oppongono eventi politici importantissimi che richiedono una presa di posizione. Alle spalle di un uomo forte, come viene fuori, c’è una donna ancora più forte di lui, sua moglie.
A volte bisogna lottare per la libertà e proteggere la propria patria. La politica e l’amore, la paura e il senso di sicurezza, l’esigenza di sottomettersi e la voglia di ribellarsi: il film, esattamente come la vita di Wałęsa, è ricco di contrasti. Il suo senso del dovere verso la nazione si mescola con quello privato verso la famiglia, l’amore per la moglie e figli con l’amore per il Paese. È giusta la scelta di Lech? Qual è il prezzo che dovrà pagare?
con la Chiesa, Wajda la evidenzia leggermente all’interno della pellicola, ma non la mette in discussione, non tratta per niente di tutte le contraddizioni della sua figura, che a conti fatti risulta un santino bello e buono di stampo televisivo anni Ottanta. Wajda non mette in discussione la figura di potere di Walesa degli anni successivi alla fine del comunismo, non racconta i paradossi di un Paese che è passato da una dominazione all’altra, quella della Chiesa, per quanto non ufficiale, è stata piuttosto evidente negli anni del papato di Wojtyla.
La grana dell’opera stessa diventa sempre più grossa a causa dell’eccessiva ridondanza narrativa, della mancanza del solito rigore di sceneggiatura, che contraddistingue molte delle opere di Wajda, della bidimensionalità che man mano mantiene il personaggio, che finisce col diventare un buontempone capace solo di mettere incinta la moglie e amico di tutti i bisognosi. Inoltre, la parte del film
che mette in scena il confronto fra il leader politico e Oriana Fallaci (eccezionale mimesi di Maria Rosaria Omaggio) diventa solo mero elemento strumentale per la struttura in flashback del film. L’opera non mette a confronto davvero due delle figure più ambigue e popolari del Novecento come quella di un Presidente di un Paese dell’ex-cortina di ferro e una delle giornaliste di destra più rabbiose che la storia del nostro di Paese ricordi. Wałęsa è stato davvero questo? L’incontro fra quell’uomo e quella giornalista è stato davvero così? Certo il film di Wajda non è paragonabile al rigore di Frost/Nixon di Ron Howard – certo più commerciale ma quantomeno meglio riuscito - di un altro grande incontro – scontro fra un altro più discusso capo di stato e un giornalista “divo†raccontato dal mondo del cinema: Richard Nixon e David Frost.
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano Nomad Film e Reggi&Spizzichino Communication.