IL PROFESSOR CENERENTOLO: IL CICLONE TOSCANO LEONARDO PIERACCIONI ARRIVA PUNTUALE SULLE COSTE PRENATALIZIE, CON VECCHI AMICI (MASSIMO CECCHERINI) E NUOVE FIAMME (LAURA CHIATTI) AL SEGUITO. CHE SIANO FUOCHI D'ARTIFICIO?!
RECENSIONE - Dal 7 DICEMBRE
(Il professor Cenerentolo; ITALIA 2015; Commedia; 90'; Produz.: Lotus Production/Rai Cinema; in collab. con Levante; in associaz. con Banca Monte dei Paschi di Siena SpA; Distribuz.: 01 Distribution)
Il Professor Cenerentolo racconta la storia di Umberto (Leonardo Pieraccioni) che per evitare il fallimento della sua disastrata ditta di costruzioni ha tentato insieme ad un dipendente (Massimo Ceccherini) un maldestro colpo in banca che gli ha fruttato però solo quattro anni di carcere! Ma se non altro, nella prigione di una bellissima isola italiana: Ventotene. Adesso Umberto è a fine pena e lavora di giorno nella biblioteca del paese. Una sera, in carcere, durante un dibattito aperto al pubblico, conosce Morgana (Laura Chiatti), una donna affascinante, un po’ folle e un po’ bambina. Morgana crede che lui lavori nel carcere e che non sia un detenuto. Umberto, approfittando dell’equivoco, inizia a frequentarla durante l’orario di lavoro in biblioteca. Ma ogni giorno entro la mezzanotte, proprio come Cenerentola, deve rientrare di corsa nella struttura per evitare che il direttore del carcere (Flavio Insinna) scopra il tutto e gli revochi il permesso di lavoro in esterno.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
'Leonardo, o come si fa a fare un film così insignificante!? Tu lo sai 'he ti si vole bene! Ma tu te n'approfitti un pò troppo!'
Eh si che lo sa... che gli vogliamo bene! Soprattutto in prossimità del Natale. L'uscita de Il professor Cenerentolo la vigilia dell'Immacolata, senza troppa concorrenza sul campo, è studiata ad hoc per raccattare pubblico al primo ponte festaiolo prima della canonica parabola natalizia. E lui ci riprova ogni volta, facendo finta di cambiare registro. Ammiccando ad una qualche novità che poi di fatto non c'è. Ma che anche se c'è non sconvolge mai troppo lo sfondo dello stesso canovaccio. Quest'anno aveva ventilato più realismo! Si, ma basta che questo realismo non strozzi anche quel poco di candida - fin troppo! - comicità cui ci ha abituati! Almeno ai suoi inizi (I laureati, Il ciclone, Fuochi d'Artificio...) prima che iniziasse la discesa in caduta libera,
o quasi! Magari nel tuo dialetto toscano 'strasci..ato' che si mangia tutte le 'c' contenute nelle parole, come città di Firenze, dintorni & contorni, comanda, Rignano sull'Arno compreso. E guarda che se (ruffianamente?!) chiami in causa Renzi, di questi tempi rischi di prender più pomodori in faccia che simpatie! Figurarsi strappare una risata! Ma in effetti il tuo cinema 'cabarettistico' - al di là dell'abbaglio della finzione nella finzione, del cinema nel cinema che hai qui incastonato nella proiezione nel carcere del filmino con protagonisti detenuti e direttore (il Flavio Insinna di 'Affari tuoi') - sembra fatto di tanti post it appiccicati sulla bacheca di un'ideuccia di fondo, unico collante che sembra però aver preso l'umidità , perchè proprio non ce la fa a tenere ben coesi tutti quei pezzettini. Alla prima ventata - vie' via - e vola tutto per aria! E almeno ci scappasse un sorrisetto se non proprio
Altro che fuochi d'artificio! Sarebbe più opportuno parlare di sassaiola! L'unica novità apportata è stata quella di operare per sottrazione al respiro dialettale toscano, assottigliato più di un'ostia senza glutine. Diluito in un pastone pastrocchiato fatto di una manciatella di siparietti a titolo dialettale altro - siciliano stretto, pseudo napoletano e freakkettaro (l'Arnaldino del nano Davide Marotta) - non shakerati, scollegati, buttati nel mixer un pò come viene, con una spruzzata di quel kitsch che irrita più che far ridere. E si dice della 'bontempona' che si fila Pieraccioni - qui nei panni del detenuto a fine pena, ingegner (detto professore) Umberto - nella maniera più becera e animalesca che si può; o della sposa rumena size extra large che nel giorno del suo matrimonio combinato non disdegna una 'bottarella' dal caro Massimo Ceccherini, sempre 'spalla ridotta all'osso' all'ombra di Pieraccioni. Insomma, un
contenitore assolutamente vuoto in fatto di ironia e di autentica comicità ... con un certo stile e gusto.
Persino l'ammicco iniziale al Woody Allen di Criminali da strapazzo, con il buco nel caveau della banca, sa più di bufala che di citazione. Per quanto rappresenti forse il passaggio che la tiepidissima sceneggiatura può indurre a muovere un qualche sorriso. Ma Leonardo Pieraccioni non è certo - non lo è mai stato e non credo lo sarà mai - Woody Allen. Come un eterno Peter Pan piuttosto, è spesso vittima dei suoi voli pindarici attorno ad uno scorcio panoramico compreso tutto nello sguardo dalla finestra di casa. Uno sguardo che non prende mai l'aereo per migrare su altri lidi. La fobia di cadere nel vuoto è troppo forte e allora è sempre meglio salpare su acque sicure, navigate più e più volte, e gettare l'ancora dove si sa che si tocca comunque.
E ci dispiace, ma veramente tanto, che Leonardo Pieraccioni abbia ceduto il passo a tanta malinconia e tristezza, in evidente arranco e disagio sdraiato sulle proprie ansie - tra cui l'inadeguatezza come padre da divorziato - e sulle molte idee che restano tali, come bagliori muti e sporadici nella notte di San Giovanni. E sono anche tante - troppe! - le sequenze patetiche, di quelle che non fanno neppure tenerezza. A lungo andare, ci si sente solo traditi, nella fiducia, nella simpatia che non gli abbiamo mai negato. Persino Laura Chiatti, qui in versione sciroccata, o se preferite, 'fulminata', non sa bene dove andare a parare, così si accoccola sullo stabile sgabello da testimonial pubblicitaria, piuttosto che rischiare di caracollare dalla sedia malferma di un'interpretazione vera e propria. Insomma, un imbarazzante fiasco senza neppure la veste per coprirsi.
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano 01 Distribution, l'Ufficio Stampa Lucherini Pignatelli e Marcello Bisceglie (QuattroZeroQuattro)