Dal 26 Agosto - VINCITORE del Premio Danostia al 68. Sebastian Film Festival (Settembre 2020) - Dal Sundance Film Festival 2020 - RECENSIONE in ANTEPRIMA - Esordio alla regia per Viggo Mortensen, qui anche sceneggiatore, musicista e produttore, oltre che interprete, al fianco di Lance Henriksen, Laura Linney e Sverrir Gudnason
John (Viggo Mortensen) vive con suo marito, Eric (Terry Chen) in California, lontano dalla tradizionale vita rurale che si è lasciato alle spalle anni fa. Suo padre, Willis (Lance Henriksen), vive da solo nella fattoria isolata dove John è cresciuto. La mente di Willis è in declino, quindi John lo porta a ovest, sperando che lui e sua sorella, Sarah (Laura Linney), possano aiutare il padre a trovare una casa più vicina a loro. Le loro intenzioni alla fine si scontrano con il rifiuto rabbioso di Willis di cambiare il suo modo di vivere in qualsiasi modo.
Cast: Viggo Mortensen (John Peterson) Lance Henriksen (Willis Peterson) Sverrir Gudnason (Willis da giovane) Laura Linney (Sarah Peterson) Terry Chen (Eric) Hannah Gross (Gwen) Bracken Burns (Jill) David Cronenberg (Proctologo) Piers Bijvoet (Will) Etienne Kellici (John a 10 anni) Ava Kozelj (Sarah a 10 anni) William Healy (John a 15 anni) Ella Jonas Farlinger (Paula) Grady McKenzie (John bambino) Carina Battrick (Sarah bambina)
Musica: Viggo Mortensen
Costumi: Anne Dixon
Scenografia: Carol Spier
Fotografia: Marcel Zyskind
Montaggio: Ronald Sanders
Makeup: Julia Valente (direttrice trucco); Vincent Sullivan (direttore parrucco)
Casting: Julia Valente (direzione)
Scheda film aggiornata al:
17 Settembre 2021
Sinossi:
In breve:
Un dramma familiare che racconta la storia di John Petersen (Viggo Mortensen), un uomo gay, che vive a Los Angeles con il compagno Eric (Terry Chen) e la figlia adottiva Monica. Quando suo padre Willis (Lance Henriksen), ormai anziano, si trasferisce dalla sua fattoria a casa del figlio per trascorrere i suoi ultimi anni di vita in compagnia, John e la sua famiglia si ritroveranno a dover fare i conti con il carattere duro e conservatore dell'anziano.
Short Synopsis:
A conservative father moves from his rural farm to live with his gay son's family in Los Angeles
“Mi dispiace di averti portato in questo mondo per poi morireâ€. Non è il massimo per un padre ancora
giovane (il Willis Peterson di Sverrir Gudnason) da dire al proprio bambino e, se poi inizia a piangere come se non ci fosse un domani, l’unica a poterci fare qualcosa è la giovane madre (la Gwen di Hannah Gross) che, oltre al naturale istinto per la cura e la protezione del proprio figlio, dispone anche di ben altra amorevole pazienza. E questo non è che una briciola tra gli infiniti rigurgiti di memoria che la mente malferma di un anziano può partorire senza tregua, mentre confonde passato e presente, non riuscendo più a distinguere l’uno dall’altro. Ne abbiamo un assaggio piuttosto consistente ad effetto nella sequenza sull’aereo che ritrae la versione più anziana di Willis (Lance Henriksen da Oscar!) con il figlio John: lo stesso Viggo Mortensen che sceglie la cifra recitativa della più naturale ‘sottrazione’ come miglior scudo alla insensatezza paterna.
Come esordio alla regia Viggo Mortensen (qui pure
sceneggiatore, musicista e produttore oltre che interprete) non si è certo risparmiato nella sfida: riprendere intrattenendo, la demenza senile mentre intanto si lasciano riaffiorare turbolente dinamiche affettive in seno alla famiglia o, per meglio dire, alle famiglie, non è cosa da poco. E non è cosa da poco farlo in questo modo: ricreando per tutta la durata del film, un’unica soggettiva o quasi. L'incalzante montaggio alternato, ricuce, tra dramma e commedia, ogni singola scheggia di vita che, verso il crepuscolo dell’esistenza, ha prodotto nel vecchio Will una tale dose di rabbia feroce da far paura. Rabbia che quando incrocia la sua connaturata ottusità culturale da contadino, è pronta ad esplodere ad ogni angolo come una mina vagante. E, come in un flipper, finisce sempre per cozzare con chi si trova costantemente al suo fianco: quel figlio pilota che ha preso le ferie per potergli cercare un alloggio vicino e riuscire
a sostenerlo nella sua vecchiaia. Quel figlio che ha scelto un marito (l’Eric di Terry Chen) al posto di una moglie, e adottato una bambina (Monica): ecco un altro tra i papabili motivi di attacco da parte del padre che non si fa certo scrupolo di tenere a freno la lingua o di esercitare il senso del rispetto. La figlia Sarah da adulta - Laura Linney torna a calcare le scene per un soggetto scomodo sulla vecchiaia dopo La famiglia Savage - ha, ovviamente, a sua volta, una famiglia con dei figli, in linea con i bizzarri look contemporanei, e l’incontro con quel padre mentalmente ‘compromesso’ ha esiti disastrosi. Questo malgrado i congiunti sforzi da parte di tutti di rievocare i tratti più divertenti tra le varie schegge di vita vissuta passata.
Il montaggio, sapiente, imponente, ammaliante, si espande sempre più come se dovesse dipingere su una tela i passaggi
mentali di questo padre per l’appunto ‘in caduta libera’. Passaggi paradossalmente nitidi quando appuntati su un passato che tenta di soverchiare tutta la nebulosità e l’incertezza del presente, saturo di ogni rimpianto e rimorso possibili. Un montaggio capace di toccare vette liriche in alcune sequenze in particolare, magari passando tra le fitta selva di esplosioni di rabbia congiunta repressa troppo a lungo. Tutto merito di una sensibilità artistica ad ampio spettro che sembra per l'appunto contraddistinguere la cifra Mortensen. Cifra che non si fa mancare il vezzo di condividere il suo nobile esordio artistico con il regista e amico David Cronenberg, facendolo partecipare in Falling con il piccolo ma significativo ruolo del proctologo che visita suo padre. Ricordiamo che per Cronenberg Viggo ha recitato da protagonista in A History of Violence, ne La promessa dell’assassino e pure in A Dangerous Method. Ma Viggo Mortensen non vuole rinunciare neppure ad un
altro vezzo, ovvero il privilegio di passare, anche solo per poco, ad una mostra d’Arte: nell’ormai lontano Delitto perfetto, mitica pellicola di Andrew Davis, al fianco di Gwyneth Paltrow e Michael Douglas, Mortensen interpretava direttamente un pittore, quale di fatto è lui stesso nella vita reale. Sembra quindi un legame forte ed indissolubile quello tra Viggo Mortensen e l’Arte, di cui sfoggia, peraltro, una conoscenza profonda.
davvero un finale del genere di quello che vediamo in Falling, poteva pensarlo solo un poeta: mai una ‘caduta’ aveva potuto elevarsi tanto in alto! Direi che Golden Globe, Oscar e ogni altro premio possibile, sarebbero il minimo per il neo regista Viggo Mortensen.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)