THE AMERICAN: GEORGE CLOONEY SUL SET ITALIANO DI SULMONA (L'AQUILA) IN ABRUZZO, AL FIANCO DI VIOLANTE PLACIDO CHE LUI STESSO DECANTA TROVANDOLA 'ESPLOSIVA' QUANTO SOPHIA LOREN... 'SI FA PER DIRE'!
I Recuperati di 'CelluloidPortraits' - RECENSIONE - Dal 10 SETTEMBRE
"Ho cominciato a leggere varie sceneggiature di thriller. Mi interessava molto il tema centrale di 'The American', un solitario in cerca di redenzione dai delitti commessi – e mi ha colpito anche la tensione che c’è nella storia d’amore del romanzo. Generava suspense, ma offriva anche l’occasione di riflettere. Per oltre 35 anni ho fatto il fotografo ritrattista; il cinema è per me una nuova avventura. Sto ancora cercando un mio stile. Ritengo che The American si avvicini a 'Control' nell’idea del tentativo di cambiare la propria vita; come puoi provare a fare del bene dopo aver fatto del male? Potrai superare alcune cose che hai dentro di te e che ti definiscono?... Non ho visto poi così tanti film in vita mia, ma i Western mi hanno definitivamente lasciato un qualcosa dentro, a partire da – quando ero bambino – 'Rawhide' [la serie televisiva degli anni Sessanta con Clint Eastwood]. Il look, le storie, la morale dei film Western mi hanno sempre attratto. Sebbene 'The American' non sia affatto un film Western, è strutturato come se lo fosse; uno straniero arriva in un piccolo paese e crea dei legami con un paio di persone locali, poi, però, il suo passato viene a galla – e c’è una sparatoria".
Il regista Anton Corbijn
(The American USA 2010; thriller drammatico; 105'; Produz.: Focus Features/Greenlit Rights/Smoke House/This is That Productions; Distribuz.: Universal Pictures International Italy)
Killer solitario ed esperto nella fabbricazione delle armi che usa, Jack (George Clooney) decide di uscire dal giro dopo un lavoro finito peggio del previsto. Decide allora di comunicare al suo contatto Larry (Bruce Altman) che il suo prossimo contratto sarà l'ultimo. Si rifugia quindi in un paese dell'Appennino, dove cerca di vivere normalmente stringendo amicizia con il parroco locale (Paolo Bonacelli) e dando il via ad una relazione con una ragazza di nome Clara (Violante Placido). Ma il suo passato tornerà a tormentarlo.
IN ALTRE PAROLE:
Solo ed unico tra gli assassini, Jack (George Clooney) è un esperto artigiano. Quando un lavoro in Svezia finisce in maniera più cruente di come se lo sarebbe aspettato, questo Americano all’estero promette al suo contatto Larry (Bruce Altman) che il suo prossimo incarico sarà il suo ultimo. Jack si ritira nella campagna italiana, dove si nasconde in un piccolo paesino sperduto e gode la lontananza dalla morte. Il suo compito, come assegnatoli da una donna belga, Mathilde (Thekla Reuten di “In Brugesâ€) è nella costruzione di un’arma super letale. Sorprendendo se stesso, Jack si rivolge al prete locale Padre Benedetto (l'attore di cinema e teatro Paolo Bonacelli) e inizia una relazione amorosa con Clara (protagonista italiana Violante Placido). Nell’uscire dalla solitudine ed oscurità Jack però sta provocando la sorte.
SHORT SYNOPSIS
Academy Award winner George Clooney stars in the title role of this suspense thriller, filmed on location in Italy. Alone among assassins, Jack (played by Mr. Clooney) is a master craftsman. When a job in Sweden ends more harshly than expected for this American abroad, he vows to his contact Larry (Bruce Altman) that his next assignment will be his last. Jack reports to the Italian countryside, where he holes up in a small town and relishes being away from death for a spell. The assignment, as specified by a Belgian woman, Mathilde (Thekla Reuten of “In Brugesâ€), is in the offing as a weapon is constructed. Surprising himself, Jack seeks out the friendship of local priest Father Benedetto (Italian stage and screen veteran Paolo Bonacelli) and pursues romance with local woman Clara (Italian leading lady Violante Placido). But by stepping out of the shadows, Jack may be tempting fate.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
C’è qualcosa di stonato in questo film dal potenziale immenso. Si direbbe quasi una prospettiva parallela di un Essential Killing in Abruzzo. Guarda caso le prime immagini - paradossalmente quelle che restano meno sullo schermo e più nella memoria - si collocano nella tipica ambientazione nordica, fatta di foreste innevate in piena Svezia. Ambientazione dove il poliedrico artista Anton Corbijn, con il suo approccio ‘sperimentale’ alla cinematografia, si ritaglia un piccolo scorcio in cui la vastità degli spazi risulta inversamente proporzionale all’angusta sfera dell’isolamento completo in una casupola boschiva del nostro protagonista. Quel che succede là tratteggia un primo significativo ritratto di situazione, circostanze e personaggio, scalfendone fin da allora quel che si percepisce quale solido bagaglio di certezze e sicurezze. Là si pongono le fondamenta per l’intera struttura filmica. Una sorta di prologo che muove il viaggio di fuga del personaggio chiave che Anton Corbijn fa approdare in Italia
- con tappa a Roma prima di raggiungere il paesino di Castelvecchio in Abruzzo - solo dopo avergli fatto attraversare il tunnel illuminato di un’autostrada. La trasfigurazione visivamente sfaldata di questo tratto di percorso, si impone all’attenzione come una delle, purtroppo rare nel film, soluzioni dal tocco artistico marcatamente illuminanti, passando per la metafora, sul cammino del personaggio e sul suo destino: quando alla fine del tunnel, nella accecante luce solare incontra il titolo The American - se stesso - prima di disciogliersi per dissolvenza.
C’era da giurarci che George Clooney non avrebbe rinunciato per nulla al mondo ad un ruolo come questo, del tutto inedito nel suo percorso attoriale: quello di un assassino professionista e cittadino ‘eccentrico’ a copertura della sua vera identità . Ma è solo per qualche scheggia di criptica introspezione pura che il Jack di The American sfiora il precedente Michael Clayton, di fatto distante anni luce
per qualità generale di confezione così come per ‘appeal’ tematico, di gran lunga superiori.
La sceneggiatura del suo personaggio, Jack, l’americano, alias Mr. Butterfly/Signor Farfalla, è volutamente ridotta all’osso di poche, scarne battute, e dunque aperta ad un copione interno affidato interamente al libero arbitrio dell’interprete, alla sua sensibilità nel renderci partecipi di uno status tutto mentale, interiorizzato sul filo di una tensione compressa, registro su cui Clooney lavora diligentemente ‘per sottrazione’ e Corbijn per primissimi piani in scorcio e spesso da tergo.
Eppure, malgrado non manchino occasioni di intimo dialogo tra stati d’animo del protagonista e l’ambiente che lo accoglie, non ci rimane molto di particolarmente impresso e quasi non ci accorgiamo di essere in Abruzzo. Potrebbe essere in qualunque altro luogo del pianeta. Ma questo è con tutta probabilità un effetto voluto per porre simpateticamente lo spettatore sulla stessa lunghezza d’onda del protagonista straniero in terra straniera, e sul
grigiore dello sguardo di chi è lì solo per caso e solo per guardarsi al meglio le spalle. Corbijn ricerca comunque l’interazione personaggio-ambiente lavorando molto sulle luci, sulle ombre dei vicoli di sera e sui chiaroscuri che alle volte sul personaggio sfiorano il bianco e nero, o sull’effetto pittorico delle pareti spoglie dell’appartamento rifugio, così come su certe trasfiguranti riprese dall’alto.
Per un personaggio come questo, la cui unica attività nel paesino abruzzese è quella di confezionare armi speciali su commissione, con ben sporadici - quelli obbligati dalle circostanze o da esigenze biologiche - contatti umani,
è difficile pensare ad una concreta possibilità di redenzione. L’insistenza di Corbijn sui primissimi piani del volto vicino ai meccanismi delle armi, nelle reiterate schegge di operatività , ci avvicina fino all’assimilazione, all’angusto spazio visivo ed emozionale del personaggio, lambito alla lontana da un’atmosfera western cui Corbijn, appassionato del genere, non si fa mancare l’occasione
di rendere omaggio, con un inserto di trasmissione televisiva di C'era una volta il West di Sergio Leone sulle relative, inconfondibili note, di Ennio Morricone.
Per cui, in questa prospettiva, il capitolare di Jack per la giovane e carina prostituta Clara - Violante Placido si colloca alla stregua di un delizioso pretesto non propriamente a suo agio e con scarso ‘appeal’, malgrado gli sforzi, nel ruolo di ‘neo pretty woman’ ritagliato per lei - stride non poco, e questo anche alla luce della frequentazione, più sessuale che amorosa, nonchè della plausibile incrinatura interiore del personaggio. La cosiddetta scena bollente c’è e come, ma era necessaria? Aggiunge qualcosa o è persino fuorviante? E’ il sesso spinto a far innmorare Jack di Clara? E sappiamo bene che non è così. La dinamica con cui Jack pensa di lasciarsi alle spalle gli oscuri trascorsi di una vita all’ombra della ‘mala’ è poi persino
risibile. Più convincenti invece i risvolti interpersonali con il prete del paese, Padre Benedetto (Paolo Bonacelli), inevitabile e scontata voce della coscienza, quelli che vanno ad includere la sensazionale sequenza della reciproca, involontaria, provocatoria, ‘confessione tra i denti’: da ‘peccatore a… peccatore’. Sequenza cui si affida il vero climax e forse la molla della svolta.
Come dire, un’esercitazione dagli interessanti risvolti che d’altra parte non si fregia del mordente sufficiente a fare di The American un buon film.
Perle di sceneggiatura
"Non fare amicizie Jack, una volta lo sapevi!"
Commenti del regista
L'importanza del PAESAGGIO (remota e maestosa regione montuosa, l’Abruzzo si colloca ad est di Roma e si estende dalla base della catena montuosa degli Appennini fino al Mar Adriatico):
"Il paesaggio doveva essere un vero protagonista. Avevo un’idea molto precisa di come dovesse essere, e volevo utilizzare vere città e veri paesi per lo sfondo della vicenda... (è) ...ricca di zone selvagge, un paesaggio genuino che raramente si vede nei film... La terra è impervia e rocciosa; non è quella generalmente frequentata dai turisti; è una zona meravigliosa che deve essere protetta. Oltre al terremoto, il suo magnifico paesaggio è minacciato dalle trivellazioni petrolifereâ€.
Riguardo al personaggio Jack di GEORGE CLOONEY:
“E’ un tipo di ruolo che George non hai mai interpretato prima; ed è sempre interessante quando un attore si misura con qualcosa di diverso. Nei dialoghi è fantastico, e in questo film interpreta un uomo di poche parole che si guarda sempre alle spalle e vive in un costante stato di tensioneâ€.
Altre voci dal set:
Il produttore GRANT HESLOV:
"... Non è solo un’Italia che non abbiamo visto, ma è un’Italia filmata come non si è mai vista, grazie all’estro di Anton (Corbijn)".