POSTI IN PIEDI IN PARADISO: CARLO VERDONE SI AFFIDA NUOVAMENTE ALLA COMMEDIA PER AFFRONTARE ARGOMENTAZIONI SERIE. QUESTA VOLTA E' IL CASO DEI MARITI SEPARATI
Seconde visioni - Cinema sotto le stelle - RECENSIONE - NASTRI D'ARGENTO 2012: 'MIGLIOR COMMEDIA' (alla regia di CARLO VERDONE); 'MIGLIOR ATTRICE' (MICAELA RAMAZZOTTI); 'MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA' (MARCO GIALLINI)
Sceneggiatura:
Carlo Verdone, Pasquale Plastino e Maruska Albertazzi
Cast: Carlo Verdone (Ulisse Diamanti) Micaela Ramazzotti (Gloria) Pierfrancesco Favino (Fulvio Brignola) Marco Giallini (Domenico Segato) Diane Fleri (Claire) Nicoletta Romanoff (Lorenza) Nadir Caselli (Gaia) Valentina D'Agostino (Marisa) Maria Luisa De Crescenzo (Agnese) Giulia Greco (Marika Segato) Gabriella Germani (Luisella) Roberta Mengozzi (Gilda)
Musica: Gaetano Curreri e Fabio Liberatori
Costumi: Tatiana Romanoff
Scenografia: Luigi Marchione
Fotografia: Danilo Desideri
Montaggio: Antonio Siciliano
Makeup: Alfredo Marazzi
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
Sinossi:
IN BREVE:
Posti in piedi in Paradiso racconta della vita di 3 uomini (Carlo Verdone, Pierfrancesco Favino e Marco Giallini) che sono accomunati dal fatto di essere stati appena lasciati e decidono di condividere casa. Pierfrancesco Favino è un critico di cinema una volta molto promettente, Carlo Verdone un produttore discografico che ha vissuto tempi migliori. Difficoltà economiche li spingeranno ad una convivenza forzata. Da questa loro convivenza scaturiranno numerose situazioni tragicomiche in cui sarà coinvolta, suo malgrado, anche un’eccentrica cardiologa…
IN DETTAGLIO:
Ulisse (CARLO VERDONE), Fulvio (PIERFRANCESCO FAVINO) e Domenico (MARCO GIALLINI) sono tre padri separati costretti a versare quasi tutto quello che guadagnano in alimenti e spese di mantenimento per ex mogli e figli. Un tempo stimati professionisti, tutti e tre vivono ora in grandi difficoltà economiche e si ritrovano a sbarcare il lunario come possono. Ulisse, un ex discografico di successo, vive nel retro del suo negozio di vinili e arrotonda le scarse entrate vendendo “memorabilia†su e-bay. Ha una figlia, Agnese (MARIA LUISA DE CRESCENZO), che vive a Parigi con la madre Claire (DIANE FLERI), un’ex cantante. Fulvio, ex critico cinematografico, scrive di gossip e vive presso un convitto di religiose. Anche lui ha una bambina, di tre anni, che non vede quasi mai a causa del pessimo rapporto con l’ex moglie Lorenza (NICOLETTA ROMANOFF). Domenico, in passato ricco imprenditore, è oggi un agente immobiliare che dorme sulla barca di un amico e, per mantenere ben due famiglie, fa il gigolo con le signore di una certa età . Ha un rapporto conflittuale con i due figli più grandi ed è perennemente in ritardo con gli alimenti da versare alla sua ex moglie e all’ex amante Marisa (VALENTINA D’AGOSTINO), da cui ha avuto un’altra figlia. Dopo un incontro casuale, durante la ricerca di una casa in affitto, Domenico realizza di avere incontrato due poveracci come lui e propone ad Ulisse e Fulvio di andare a vivere insieme per dividere le spese di un appartamento. Inizia così la loro convivenza e la loro amicizia. Una sera, dopo uno dei suoi “tour de force†amatori, Domenico si sente male. Preoccupati, Ulisse e Fulvio chiamano il pronto intervento. Arriva Gloria (MICAELA RAMAZZOTTI), una cardiologa che, mollata su due piedi poco prima dal fidanzato, si presenta ai tre in uno stato pietoso. Tra lei ed Ulisse nasce fin da subito una particolare sintonia. Insomma un incontro perfetto tra due disastri nelle relazioni sentimentali. Anche Fulvio ha un incontro folgorante, con Gaia (NADIR CASELLI), una starlette tanto bella ed attraente quanto superficiale ed arrivista. Purtroppo la situazione economica dei tre amici peggiora sempre di più! Dopo una serie di avventure tragicomiche, per i tre uomini giunge il momento di fare i conti con le proprie responsabilità . In loro aiuto arriveranno i figli. Nonostante il trauma della lontananza dai rispettivi padri e un rapporto spesso tormentato, saranno loro la chiave di volta che consentirà a Ulisse, Fulvio e Domenico di riprendere in mano la propria vita e di intravedere finalmente uno spiraglio di "Paradiso"...
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
C'E' CRISI, C'E' CRISI, C'E' CRISI... LA' DOVE QUELLA ECONOMICA DIVENTA CONSEQUENZIALE A QUELLA DI COPPIA, FAMILIARE E UMANA... CE LA RACCONTA, ALLA SUA MANIERA, SEMPRE LEGGERA MA CON QUALCHE AFFONDO IN PIU' NEL FERTILE TERRENO DELLA RIFLESSIONE, CARLO VERDONE, QUI IN 'POSTI IN PIEDI IN PARADISO' UNA SORTA DI GRILLO PARLANTE CHE NON SA E NON VUOLE RINUNCIARE AL RISCATTO UMANO, PER QUANTO PIU' IDEALISTA E VELATO DALLA SPERANZA CHE DALLA CONCRETEZZA DELLA REALTA'. UN RISCATTO CHE VERDONE APRE CON LA STESSA CHIAVE (I FIGLI) USATA DA CLOONEY PER IL SUO 'PARADISO AMARO' MA, AVENDO PRESO STRADE DIVERSE PER ARRIVARE A QUEL RISCATTO, LO SPIRAGLIO VERDONIANO HA TUTTA L'ARIA DI UN MIRAGGIO. DIVERTENTE E BEN COSTRUITO, D'ALTRA PARTE, SCORRE VELOCE IL PERCORSO CHE PREPARA ALL'APPRODO DEL RISCATTO CON L'OTTIMO TRIO VERDONE-FAVINO-GIALLINI ED IL RADIOSO SOSTEGNO DI MICAELA RAMAZZOTTI, 'SVAMPITA-ASSENNATA'
Sembra quasi che George Clooney (Paradiso amaro) e Carlo
Verdone (Posti in piedi in Paradiso) siano approdati per telepatia sulla stessa isola poco felice, attraverso le rispettive - ovviamente differenti eppure in qualche modo simili - tragedie personali dei loro personaggi, per approdare, dopo un percorso variamente accidentato, ad aprire ognuno la porta del proprio riscatto personale, incarnato dai figli. Le nuove generazioni che 'salvano' o, per meglio dire 'recuperano', i propri genitori 'smarriti' per strada. Bellissima e poetica chiave di svolta che vede d'altra parte Clooney in vantaggio su Verdone sul piano della concretizzazione reale. Ma il nostro Carlo nazionale, com'è sua consuetudine, anche questa volta si è accordato con la sua irrinunciabile primadonna, protagonista assoluta per la maggior parte del suo film: la commedia all'italiana, non del tutto privata di affondi riflessivi nella cifra inaugurata con Io, loro e Lara, indice della maturità artistica verdoniana più consolidata, là dove il 'caratterismo' sopravvive tra le righe di un
languore dolce amaro che ha fatto la storia del grande cinema comico con il 'fil rouge' che a partire da Charlie Chaplin è arrivato fino ad Alberto Sordi. E proprio come l'artista all'opera su un ciclo di affreschi di ampia portata, il 'sondaggio' verdoniano sull'amore e le sue trappole, con tutti i pregi ed effetti collaterali sull'onda di colorite girandole di errori umani, approda ora, con Posti in piedi in Paradiso, sul patetico pianeta di un trio di individui di sesso maschile auto declassati dalle stelle alle stalle, ognuno dalle stesse rispettive 'intemperanze', diciamo così, del proprio ego, e fondamentalmente dall'incapacità di crescere responsabilmente, malgrado l'età avanzata, magari rinunciando a qualcosa di effimero travestito da sostanziale.
Così Carlo Verdone si appresta ad avviare l'opera con le presentazioni d'obbligo seguendo una pista lineare, priva di dissestamenti rilevanti, collocata al centro di un reticolo a maglia larga da cui occhieggiano flashback alternati,
istruttivi sull'identità dei personaggi prima della caduta libera dai rispettivi podi vincenti, prima di proseguire sul montaggio alternato di situazioni e circostanze dei nostri, comicamente colorite da gag che vanno puntualmente ad alleggerire il dramedy di fatto. Come resistere alla narcisistica tentazione di partire da se stesso? Con l'ex discografico Ulisse, ridotto a vivere nel retro bottega del suo negozio di vinili vintage, Verdone si riserva difatti un'entrata in scena scoppiettante che chiama subito la risata. Si passa poi all'ex critico cinematografico Fulvio (Pierfrancesco Favino) scalato di marcia sul gossip con rigurgiti di orgoglio ferito, alloggiato presso un convitto di religiose e infine all'ex ricco imprenditore Domenico (Marco Giallini) - il 'Segato' di cognome non è tutt'altro che casuale - spudorato agente immobiliare, gigolò con il vizio del gioco nel tentativo di rimpolpare le dissanguate finanze, 'rifugiato' sulla barca di un amico. Un trio di personaggi tanto opposti e antitetici
- quanto ottimamente consolidati in un irresistibile e ben oleato team i loro interpreti - destinato da un'imprevista 'convivenza' condizionata dalla bancarotta a far di necessità virtù per sbarcare il lunario. Ed ecco che il cocktail delle 'miserabilia' umane verdoniano è quasi al completo. Tre padri separati e ormai sfigati anche sul piano professionale, con troppi conti da pagare tra alimenti e spese di mantenimento per ex mogli e figli, eppure non ancora pronti a recitare il 'mea culpa'. All'orizzonte un manipolo di donne agguerrite a reclamare puntualmente le mensilità loro dovute, a parte una, in emblematica rappresentanza delle 'sfigate' in rosa: una cardiologa un tantino svampita che risponde al nome di Gloria, di cui veste i panni una radiosa Micaela Ramazzotti.
Ed è così che tra autocommiserazioni, esilaranti e talora surreali situazioni e numeri vari, si attraversa il climax, indice della toccata e fuga sul fondo del barile dei
"Abbiamo cercato di circoscrivere le parti comiche alla convivenza, in questo scontro tra tre sconosciuti. Uscendo dalla casa entrano in gioco i rapporti con mogli, figli, avvocati, e la comicità si stempera per abbracciare la realtà . Questo equilibrio tra risate e riflessione era comunque già presente nella scrittura. E anche per il finale, non ho cercato un paravento. È un finale molto sincero in cui si delega alle nuove generazioni l’andamento del futuro, in qualche modo. Anche loro sono in difficoltà ma incredibilmente più maturi e 'forti' dei loro genitori... Nel film il mio personaggio suggerisce immediatamente l’aborto alla figlia rimasta incinta ma lei replica in modo 'moderno' che lo vuole tenere. Non è un presa di posizione pro o contro, l’aborto: mi piaceva mostrare una ragazza giovane ma intelligente, con questo tipo di idea. La stessa saggezza femminile si ritrova nel personaggio interpretato da Micaela Ramazzotti, poco credibile come cardiologa ma decisiva nel consigliarmi al momento giusto".