LA TALPA: GARY OLDMAN VIVE SULLA CELLULOIDE L'EPOCA DELLA 'GUERRA FREDDA' VESTENDO I PRURIGINOSI PANNI DI UN VETERANO AGENTE DEL SERVIZIO SEGRETO INGLESE PROSSIMO ALLA PENSIONE, CON L'ULTIMO INCARICO DI SCOVARE UNA 'TALPA' SOVIETICA
68. Mostra del Cinema di Venezia (31 Agosto-10 Settembre 2011)IN CONCORSO - RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dal 13 GENNAIO
Cast: Tom Hardy (Ricki Tarr) Gary Oldman (George Smiley) Colin Firth (Bill Haydon - nome in codice Tailor 'il sarto') Ciarán Hinds (Roy Bland - nome in codice Soldier 'il soldato') John Hurt (Controllo) Benedict Cumberbatch (Peter Guillam) Toby Jones (Percy Allenine - nome in codice Tinker 'lo stagnaio') Mark Strong (Jim Prideaux) Stephen Graham (Jerry Westerby) Stephen Rea (Laura Carmichael) Roger Lloyd-Pack (Simon McBurney) David Dencik (Toby Esterhase - ribattezzato Poor Man 'il povero') Svetlana Khodchenkova (Irina) Amanda Fairbank-Hynes (Belinda) Jamie Thomas King (Kasper)
Musica: Alberto Iglesias
Costumi: Jacqueline Durran
Scenografia: Maria Djurkovic
Fotografia: Hoyte Van Hoytema
Montaggio: Dino Jonsäter
Effetti Speciali: Mark Holt (supervisore)
Makeup: Alison Hanken
Casting: Jina Jay
Scheda film aggiornata al:
10 Gennaio 2021
Sinossi:
IN BREVE:
Il thriller che segue un agente segreto inglese, George Smiley (Gary Oldman), prossimo al pensionamento, alle prese con il mondo della Guerra Fredda. Il suo ultimo compito è quello di scovare una talpa sovietica nel Circus, il più alto grado del British Intelligence Services…
SHORT SYNOPSIS:
In the bleak days of the Cold War, espionage veteran George Smiley is forced from semi-retirement to uncover a Soviet agent within MI6's echelons.
IN DETTAGLIO:
L’anno è il 1973. La Guerra Fredda di metà 20° secolo continua a inficiare le relazioni internazionali. Il Secret Intelligence Service (SIS) inglese, altrimenti noto come MI6, nome in codice Circus, sta faticosamente tentando di tenersi al passo con lo spionaggio degli altri paesi e di garantire la sicurezza al Regno Unito. Il capo del Circus, noto come Controllo (John Hurt), manda personalmente l’agente speciale Jim Prideaux (Mark Strong) in Ungheria. Ma la missione di Jim va sanguinosamente a monte e Controllo è obbligato ad uscire dal Circus – e anche il suo fidato luogotenente, George Smiley (Gary Oldman), una spia in carriera con sensi affilati come rasoi.
Separato dalla moglie assente Ann, Smiley viene convocato a colloquio dal sottosegretario Oliver Lacon (Simon McBurney); è riassunto in segreto dietro ordine del governo poichè vi è il serpeggiante timore che il Circus sia stato compromesso da tempo da un agente doppiogiochista, o talpa, al servizio dei sovietici, che mette a rischio l’Inghilterra. Aiutato dall’agente più giovane Peter Guillam (Benedict Cumberbatch), Smiley passa al setaccio le attività del Circus passate e presenti. Cercando di snidare e smascherare Tinker,Taylor, Soldier, Spy, Smiley è tormentato dal ricordo dei rapporti dei decenni passati con l’ombroso capo dello spionaggio russo Karla.
La pista del Tinker, Taylor, Soldier, Spy non dà risultati finchè, a sorpresa, l’agente indipendente Ricki Tarr (Tom Hardy) contatta Lacon. Mentre è in missione sotto copertura in Turchia, Ricki si innamora di una donna sposata e tradita, Irina (Svetlana Khodchenkova), che dichiara di essere in possesso di informazioni importanti. Nel frattempo, Smiley scopre che Controllo aveva ristretto il campo dei sospettati di essere Tinker, Taylor, Soldier, Spy a cinque uomini. Si tratta dell’ambizioso Percy Alleline (Toby Jones), cui aveva dato il nome in codice Tinker (lo stagnaio); Bill Haydon (Colin Firth), raffinato e sicuro di sè, soprannominato Tailor (il sarto); il vigoroso Roy Bland (Ciarán Hinds), chiamato Soldier (il soldato); lo zelante Toby Esterhase (David Dencik), ribattezzato Poor Man (il povero); e.. Smiley stesso.
Prima ancora che la sorprendente verità venga svelata, il tributo emotivo e fisico dei protagonisti intrappolati nel gioco di spie internazionale subirà un’incredibile escalation…
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Già il titolo, Tinker, tailor, soldier, spy, al di là della semplificazione italiana La talpa, ammicca ad un qualcosa di particolarmente intricato, complesso ma anche sofisticato quanto la fonte cui si è ispirato: l'omonimo classico della narrativa di spionaggio di John Le Carrè. Classico che ha già nel suo background di fonte di ispirazione la serie televisiva Spycon (1973) in sette episodi. Il dettaglio non è di poco conto in quanto già il romanzo, di improbabile adattamento cinematografico nella sua veste integrale da 'sciarada narrativa', nell'occasione di rielaborazione per il piccolo schermo aveva avuto l'opportunità di tempi ben più dilatati: sette episodi non sono le due ore al cinema. E l'intrigo, decisamente Internazionale - e come poteva essere diversamente? Lo è sempre in una buona storia di spionaggio che si rispetti - ha per sfondo la Guerra Fredda all'anno 1973. Il fatto che nell'adattamento per la celluloide, lo sguardo
su un tema come questo, normalmente 'gestito' volentieri da anglo-americani, con il regista di Lasciami entrare Tomas Alfredson, arrivi dalla Svezia, paese a metà strada tra America e Russia, storicamente neutrale nei rispetti delle due storiche 'antagoniste' di quegli anni, ha forse fatto la differenza: ha dato il là ad una cifra stilistica ibrida, per così dire, tra quella 'bergmaniana' dominante i personaggi e la classicità pittorica della fotografia con cui peraltro flirtano anche le musiche di Alberto Iglesias. Non personaggi qualsiasi ma delle vere e proprie icone, con la predominanza schiacciante, in un ruolo del tutto inedito per lui, di Gary Oldman. Icona di caratteri ben più estroversi e aggressivi (il terrorista di Air Force One) o fascinosamente malefici (il Dracula coppoliano) qui, con George Smiley, Oldman inaugura con orgoglio - finalmente un'opportunità di questo genere! - il suo ruolo più silente e calmo, al top di un autocontrollo
totale, che per lo più risponde ai suoi interlocutori con gesti e sguardi minimalisti, criptici da rasentare l'impenetrabilità . Non è un caso che si faccia la sua conoscenza attraverso un primissimo piano della sua nuca prima che lo si possa guardare negli occhi, secondo un'implicita metafora dell'identità top secret all'interno del SIS (Secret Intelligence Service).
Così Alfredson, dopo un'impegnativa ricerca di una sintesi possibile in quel rebus letterario redatto da Le Carrè, l'ha trovata nel filo conduttore dell'atmosfera rarefatta di ambientazioni d'epoca, per lo più di interni, patinati ed estremamente ricchi di un arredo minimalista, studiato accuratamente e ricreato secondo l'ottica di un'attenzione maniacale al dettaglio, tale da richiamare alla memoria certa pittura fiamminga: le pedine della scacchiera non sono che l'esempio più macroscopico ma il sottotesto in tal senso è tanto generoso quanto sottile, alle volte impalpabile. Un filo conduttore che va a completare, in un certo qual modo,
quel filo tensivo, all'apparenza impassibile, che va a dar vita ad un'introspezione altrettanto minimalista, sussurrata tra le righe anche da altri grandi e inquietanti personaggi, tra cui quelli condotti da John Hurt e da Colin Firth, tutti chiamati in causa nell'interminabile ed estenuante gioco del 'chi è chi'. E, a proposito di gioco, non è un caso che il titolo originale sia ispirato ad una filastrocca inglese per bambini Tinker, tailor, soldier, sailor, rich man, poor man, beggar man, thief (stagnaio, sarto, soldato, marinaio, ricco, povero, straccione, ladro). Un gioco che nel film è ovviamente tutt'altro che innocente, là dove quei nomi equivalgono al codice di identificazione di 'pedine-pilota': non a caso il nome dell'ombroso capo dello spionaggio russo Karla sia collocato sulla Torre. Ma lo scaccomatto in questo gioco alle spie internazionali giungerà solo alla fine e non prima di averci fatto assaporare una stillicida escalation. Escalation dove indubbiamente
l'azione fisica cede il passo a quella mentale delle elucubrazioni di pensiero magari sul filo dei ricordi - è il caso di Smiley/Oldman - non disgiunti da un da farsi interiorizzato e custodito gelosamente nella cassaforte dell'impenetrabilità individuale. Impenetrabilità che non muta neppure in seno a quelle rare occasioni di riunione collettiva per lo più di lavoro o di intrattenimento, come ad esempio il party natalizio che vive sulla celluloide grazie ad una licenza narrativa dal libro e che torna più volte in primo piano proprio nei rigurgiti di memoria di Smiley, infaticabile e oltremodo acuminato detective di pensiero. Ma neppure queste occasioni di ritrovo servono a fiaccare l'evidente condizione di solitudine ed isolamento, di sacrificio personale che alimenta e tiene in vita i nostri protagonisti. Eppure, malgrado tutto questo, allo spettatore digiuno sia del best seller di Le Carrè che della serie televisiva a questo ispirata, popolare negli anni
Settanta, non sarà tanto facile farsi strada nel reticolo delle infinite nervature, un vero e proprio dedalo, che sostengono la spina dorsale di questa sinuosa 'spy story'. Il rischio di qualche temporaneo impantanamento non è del tutto da escludere.