I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE ITALIANA e Preview in English by Justin Chang (ww.variety.com) - Dal 65. Festival del Cinema di CANNES (16-27 Maggio 2012 - Dopo Precious il regista Lee Daniels chiama in causa Nicole Kidman; John Cusack, Zac Efron e Matthew McConaughey per il suo nuovo affresco appuntato sull'esplorazione della natura umana - Dal 5 Giugno 2014 direttamente in Home Video
(The Paperboy; USA 2012; Thriller; 101'; Produz.: Benaroya Pictures/Lee Daniels Entertainment/Millennium Films/Nu Image Films; Distribuz.: 01 Distribution)
Soggetto: Nel 1995 Pete Dexter ha pubblicato The Paperboy, romanzo che gli è valso recensioni entusiastiche da parte dei critici di tutto il mondo e che è stato inserito nella lista dei migliori libri del "New York Times" vincendo anche il premio letterario del Pen Center l’anno successivo. La rubrica letteraria del "New York Times" ha definito The Paperboy, "Un romanzo misterioso e bellissimo i cui segreti continuano a perseguitare il lettore anche dopo averne concluso la lettura"
Hillary Van Wetter (John Cusack) aspetta di essere giustiziato nel carcere della Moat County, in Florida. L'uomo è accusato dell'omicidio di Thurmond Call, uno sceriffo che ha ucciso per odio razziale ben sedici neri. Ma Charlotte Bless (Nicole Kidman), appassionata di casi estremi, ha scritto una lettera al "Miami Times" sostenendo che si sta per condannare a morte un innocente e il giornale, fiutando la pista, manda i suoi due migliori reporter nella Moat County. Sono Ward James (Matthew McConaughey), malinconico quanto ossessivo nella sua ricerca della verità , e il brillante e spregiudicato Yardley Acheman (David Oyelowo). Con l'aiuto di Charlotte i due conducono un'inchiesta che porta alla liberazione del detenuto e gli vale il premio Pulitzer, ma un giornale rivale sente puzza di imbroglio. Il tutto accade sotto gli occhi di Jack James (Zac Efron), il ragazzo che i quotidiani, più che scriverli, li consegna tutte le mattine all'alba, che fa da autista alle due star del giornalismo e ne vive e racconta le imprese, con lo sguardo stupito e distaccato di un uomo-bambino.
In dettaglio:
Siamo nel 1969 e Jack Jansen (ZAC EFRON) è giunto a un momento cruciale della sua vita: ha abbandonato gli studi ed è tornato a vivere nella città della Florida dove è cresciuto, Lately e dove suo padre, W.W. Jansen (SCOTT GLENN), dirige il quotidiano locale, "The Moat County Times". Quando suo fratello, Ward (MATTHEW McCONAUGHEY), stimato giornalista del "The Miami Times", giunge in città insieme al suo collaboratore, Yardley Acheman (DAVID OYELOWO), per scrivere un articolo sul processo a carico di Hillary Van Wetter (JOHN CUSACK), Ward chiede a Jack di fargli da autista visto che occupandosi della consegna dei giornali, Jack conosce alla perfezione la zona.
Jack, la cui conoscenza dell’altro sesso è limitata a qualche appuntamento con la governante Anita (MACY GRAY) che si è occupata dei due fratelli dopo che la madre li ha lasciati per un altro uomo, subisce irrimediabilmente il fascino dell’enigmatica e bellissima Charlotte. Di conseguenza, farle da autista in giro per la Florida, visto che Charlotte, ha accettato di accompagnare suo fratello e Yardley, sarà per lui un autentico piacere. Con il passare dei giorni, la vicenda si complica, i fatti e le circostanze s’ingarbugliano sempre di più e la situazione diventa torbida, proprio come le acque delle paludi che circondano Lately. A peggiorare le cose, c’è l’atteggiamento di Hillary Van Wetter e quello di Charlotte che manda segnali contraddittori a tutti, soprattutto a Jack. Ward dal canto comincia a nutrire qualche dubbio sull’innocenza di Hillary e si chiude sempre di più in se stesso. Per quanto riguarda
Yardley invece, mostrerà il suo vero volto giunti alla fine delle ricerche, rivelandosi solo un intrallazzatore opportunista.
Una sera, dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo in un bar di Daytona Beach, Ward viene picchiato a sangue e viene ricoverato in ospedale. Nel frattempo, approfittando dell’assenza dell’amico, Yardley termina l’articolo nel quale sostiene la totale estraneità dai fatti di Hillary Van Wetter. Scoperto il tradimento dell’amico, Ward va su tutte le furie visto che non è convinto che esistano prove sufficienti a scagionare Van Wetter; cionondimeno, l’articolo produce il risultato sperato da Charlotte Bless e Van Wetter esce dalla prigione. A questo punto, tutto e tutti possono tornare alla vita di prima….. ma apparentemente le cose
hanno preso una brutta piega, soprattutto per Jack.
Synopsis:
A reporter returns to his Florida hometown to investigate a case involving a death row inmate.
Ma al di là delle pretese motivazionali, e del blasonato romanzo omonimo di Pete Dexter da cui prende ispirazione, tra pregiudizio razziale ed etica giornalistica, con questo ‘sgangherato The Paperboy, il regista Lee Daniels (Precious) finisce per raffazzonare un fosco affresco che trasuda più erotismo e sesso che giustizia, più uccisioni da mattatoio che la prospettiva di un qualche barlume di luce in fondo al tunnel. L’unica cosa preziosa di questo film è un cast d’eccellenza - Nicole Kidman, John Cusack, Zac Efron e Matthew McConaughey, tra gli altri - immolato sull’altare sacrificale del misurarsi sull’eccesso più brutale, in cui, d'altra parte, riescono tutti alla grande, non c’è che dire.
Uno
scenario da ‘spazzatura pulp’ del sud della fine degli anni Sessanta in cui addentrarsi per seguire le vicende di due fratelli: Ward Jansen (Matthew McConaughey), giornalista del prestigioso quotidiano “The Miami Times†e Jack Jansen (Zac Efron), studente fallito che, appena abbandonati gli studi, è tornato a vivere in una cittadina della Florida insieme allo smidollato padre, W.W. Jansen (Scott Glenn), per consegnare giornali a domicilio. Quando Ward arriva in città accompagnato dal suo collega Yardley Acheman (David Oyelowo) per fare delle ricerche per un articolo, chiede al giovane fratello Jack/Efron di accompagnarlo in giro. Ma il vero motivo di attrazione per il giovane sarà la bionda sexy e disinibita Charlotte Bless (Nicole Kidman), una donna ben più matura di lui, misteriosa e solitaria, che tiene una corrispondenza regolare con i prigionieri detenuti nel braccio della morte. E’ ad esempio il caso del detenuto Hillary Van Wetter (John Cusack), rivoltante
cacciatore di alligatori di una remota e paludosa località della regione, che aspetta di essere giustiziato nel carcere della Moat County in Florida per l’omicidio dello sceriffo Thurmont Call, colui che per odio razziale aveva dal suo canto ucciso ben sedici uomini di colore. Un regolamento di conti alla maniera del far west, insomma. Ma Charlotte/Kidman si adopera in ogni modo possibile per salvarlo dalla forca. Peccato che la causa razziale, e le ricerche indirizzate dalla stampa verso la verità , restino per lo più dietro le quinte per accordare il primo piano quasi assoluto, si direbbe l’unico elemento costante dell’intera avventura, a questa avvenente donna fin troppo passionale, al punto da diventare ben presto la prima causa naturale della rovina di tutti quanti, persino di se stessa. Una donna spiccia, volgare quanto basta da simulare una scena di sesso ed orgasmo a distanza - breve distanza! - di fronte al
prigioniero Hillary/Cusack, che ben presto di dimostrerà un mostruoso psicopatico criminale. E non solo di fronte a lui. Nulla a che vedere con l’elegante erotismo del celebre Basic Instinct, e per di più un qualcosa di cui forse il film non aveva tutto questo gran bisogno, potendo rivolgere maggior attenzione e chiarezza a qualcosa di ben più importante.
Comunque, il racconto in diretta della donna di colore che ci ha accompagnato, ad intermittenza, per l’intera durata del film, volge alla conclusione e, riepilogando, pare che lo studente fallito di allora, il Jack di Efron, sia poi diventato uno scrittore di una certa fama, eppure, a dispetto dell’evidente realtà delle cose, sembra non abbia mai dimenticato il suo primo amore: così Nicole Kidman con la sua platinata Charlotte - qui amplificata da ogni punto di vista, così come doveva essere da copione - ha colpito nel segno, vincendo la sua sfida di
portarsi un pò oltre. Si direbbe altresì aver sceso diversi gradini dai tempi della palestra kubrickiana di Eyes Wide Shut!
Bibliografia:
Nota: Si ringrazia lo Studio Lucherini Pignatelli.
Racial prejudice, journalistic ethics and a half-naked Zac Efron are among the pressing matters on the mind of "The Paperboy." A very special delivery indeed, director Lee Daniels' follow-up to "Precious" is a risibly overheated, not unenjoyable slab of late-'60s Southern pulp trash, marked by a sticky, sweaty atmosphere of delirium and sexual frustration that only partly excuses the woozy ineptitude of the filmmaking. With Nicole Kidman, Matthew McConaughey and John Cusack wading through a murky swamp of a story, this patchy potboiler should generate some theatrical curiosity but will look more at home on checkout stands.
Pete Dexter's engrossing 1995 novel about two brothers, one a reporter investigating a possible miscarriage of justice in the volatile days following the peak of the civil-rights movement, sketched an incisive portrait of hard-nosed, old-school journalism at work. That detail is absent from Dexter and Daniels' adaptation, which gets off to a questionable
start by handing large swaths of voiceover narration to the brothers' maid, Anita (Macy Gray), blearily recalling events as though from the depths of a bad hangover.
In the summer of '69, dogged Miami Times reporter Ward Jansen (McConaughey) returns to his small-town Florida roots to write a piece on Hillary Van Wetter (Cusack), a particularly nasty sort sitting on death row for the murder of a notoriously racist sheriff. Ward persuades his younger brother, Jack (Efron), to work for him as a driver, though the kid quickly runs afoul of Ward's arrogant colleague, Yardley (David Oyelowo).
Prepared to believe Hillary may be innocent, Ward and Yardley have unwisely placed their trust in Charlotte Bless (Kidman), an aging sexpot with a prison fetish who's fallen for Hillary and is determined to get him exonerated. A vision in hot-pink lipstick and bleached-blond wig, with a deliciously tacky wardrobe of short skirts,
leopard-print blouses and gold-lame pants (designed by Caroline Eselin-Schaefer), Charlotte is a woman of strange, even telekinetic talents, as seen during her first prison visit with the horny Hillary.
In the course of his investigation, Ward must interview an inbred-looking family living in the middle of an alligator-infested swamp, perhaps supplying a metaphor for the violently repressed secrets that keep bubbling to the surface. Daniels, not known for his directorial subtlety, would seem to have the right touch and temperament for this kind of crazy Southern gothic, and up to a point the wobbly widescreen framing and haphazard editing seem of a piece with the thick, fetid mood. For better or worse, viewers are apt to emerge feeling as if they've just been bathed in blood, sweat, urine, mud and crocodile guts.
Yet the filmmakers have largely misjudged their story priorities here, showing minimal interest in the central mystery and
dwelling to the point of distraction on the novel's more lubricious episodes. As Jack becomes infatuated with Charlotte, the oppressive humidity gives him no shortage of reasons to show off his swimmer's physique, at which point the camera can at least be counted on to snap to attention. Set to a soundtrack of soul hits and full of bizarre scene transitions, the film seems possessed by the spirits of blaxploitation and "Baywatch."
As a result, "The Paperboy" feels closer in spirit to Daniels' much-reviled 2005 debut, "Shadowboxer," than to 2009's "Precious," in which he demonstrated a talent for directing actors that's little in evidence here. Kidman's tarted-up turn as what one character describes as "an oversexed Barbie doll" is heavier on eyeshadow than emotion; Cusack is scarcely the picture of white-trash villainy; and McConaughey, though given the most sympathetic character arc, elicits pity for mostly the wrong reasons.
Most compelling
onscreen dynamic is between Jack and Anita, warmly enacted by Efron and "Shadowboxer" alum Gray. While the decision to foreground Gray's role is meant to play up the complex racial dynamics of the period, the film unfortunately seems to have taken its technical cues from Anita's meandering, concussion-like voiceover, particularly apparent in two scenes of gory but clumsily staged action. At one point, a sex scene is pointlessly intercut with shots of swamp animals, looking either dead or reproachful, followed by a lazy fadeout as Anita mutters, "I think y'all seen enough."