WORLD WAR Z: DAL ROMANZO HORROR FANTASCIENTIFICO POST APOCALITTICO DI MAX BROOKS AL GRANDE SCHERMO PER LA REGIA DI MARC FOSTER ('NEVERLAND', 'IL CACCIATORE DI AQUILONI', 'QUANTUM OF SOLACE'). NELLA SERRATA LOTTA PER LA SOPRAVVIVENZA QUESTA VOLTA ONORI E ONERI SPETTANO ALL'EROE BRAD PITT
RECENSIONE ITALIANA IN ANTEPRIMA e PREVIEW in ENGLISH by SCOTT FOUNDAS (www.variety.com) - Dal 27 GIUGNO
"I film sugli zombie li trovo molto affascinanti, nel senso che erano popolari negli anni '70, in un momento di incertezza e di grandi cambiamenti nella società . E ora, che stiamo ancora vivendo un momento di cambiamento e di scetticismo, gli zombie tornano in auge. Sono una grande metafora - che rappresenta una sorta di incoscienza, lo specchio di quello che sta accadendo nel mondo. Noi esseri umani, come specie è come se vivessimo in una sorta di inconsapevolezza, ma dobbiamo svegliarci... Non si tratta solo di zombie, si tratta di una apocalisse globale che sembra abbiano diffuso gli zombie. Ci sono molte analogie con quello che attualmente stiamo vivendo, a livello culturale, che si prestano ad un 'film di zombie,' ma la cosa bella del libro di Max è che lo ha collocato in un arco di tempo realistico ed all'interno di uno schema di vita reale. Questo è ciò che mi ha davvero incuriosito - ho voluto creare un film che sembrasse realistico, che mettesse in guardia il pubblico come se questo possa realmente accadere a chiunque di noi. La premessa generale è che tutto può accadere, in qualsiasi scenario, in qualsiasi momento. Nessuno è esente, ognuno è un bersaglio. Questo è quello che accade nel film, così come nella vita reale"
Il regista Marc Foster
(World War Z; USA/MALTA 2012; Horror drammatico d'azione; 115'; Produz.: Plan B Entertainment/Apparatus Productions/GK Films/Hemisphere Media Capital/Latina Pictures/Paramount Pictures/Skydance Productions; Distribuz.: Universal Pictures International Italy)
Sceneggiatura:
Damon Lindelof e Matthew Michael Carnahan
Soggetto: Dal romanzo World War Z: An Oral History of the Zombie War di Max Brooks
Cast: Brad Pitt (Gerry Lane) Mireille Enos (Karen Lane) Sterling Jerins (Constance Lane) Abigail Hargrove (Rachel Lane) James Badge Dale (Capitano Speke) Daniella Kertesz (Segen) Matthew Fox (Parajumper) David Morse (Ex Agente CIA Burt Reynolds) Fana Mokoena (Thierry Umutoni) Elyes Gabel (Andrew Fassbach) Pierfrancesco Favino (Medico W.H.O.) Ludi Boeken (Jurgen Warmbrunn) Fabrizio Zacharee Guido (Tomas) David Andrews (Capitano della Marina Mullenaro) John Gordon Sinclair (Comandante della Flotta Navale) Cast completo
Michiel Huisman (Ellis) Julia Levy-Boeken (Israeliana del Campo Profughi) Julian Seager (Killer zombie russo) (Non accreditato) Sarah Sharman (Zombie) (Non accreditata) Eric West (Jason) (Non accreditato)
In un giorno come tanti altri, Gerry Lane (Brad Pitt) e la sua famiglia si trovano in auto bloccati nel traffico metropolitano. Lane, un ex-impiegato delle Nazioni Unite, ha la sensazione che non si tratti del classico ingorgo. Il cielo da lì a poco si riempie di elicotteri della polizia, e gli agenti in motocicletta sfrecciano all’impazzata da tutte le parti: la città è in preda al caos.
Ovunque per le strade, orde di persone si avventano ferocemente tra di loro, contagiandosi con un morso di un virus letale che trasforma gli esseri umani in creature irriconoscibili e feroci.
I vicini di casa si rivoltano tra di loro, le persone innocue diventano improvvisamente nemici pericolosi. Le origini del virus sono sconosciute, mentre il numero delle persone infette cresce di giorno in giorno, raggiungendo rapidamente i livelli di una pandemia globale. Le ipotesi che questa epidemia possa sopraffare gli eserciti di tutto il mondo ed arrivare a distruggere i governi e le popolazioni, fanno scendere in campo Lane che deve decidere se mettere in salvo la propria famiglia o combattere in prima persona, memore del suo pericoloso passato di agente ONU, nel disperato tentativo di raccogliere informazioni in giro per il mondo su questa terribile epidemia che minaccia la sopravvivenza del genere umano, e fermarla.
SHORT SYNOPSIS:
A U.N. employee is racing against time and fate, as he travels the world trying to stop the outbreak of a deadly Zombie pandemic.
Commento critico (a cura di ROSS DI GIOIA)
Gerry Lane (Brad Pitt) ha deciso di abbandonare il suo incarico alle Nazioni Unite per ritirarsi a vita privata e accudire la propria famiglia. Convinto del ruolo di marito e padre amorevole, è in auto nel traffico di Philadelphia, con moglie e due figlie, quando intorno a loro sembra scoppiare il caos: ovunque per le strade, orde di “persone†che si avventano ferocemente le une contro le altre, contagiandosi in pochi secondi col morso di un virus letale che trasforma gli esseri umani in creature feroci. Essendo chiaro da subito che l’epidemia può sopraffare l’intero genere umano, vista l’apparente assenza di un argine da opporre da parte degli eserciti di tutto il mondo, Gerry, che ha assistito alle mutazioni, nonostante avesse promesso alla propria famiglia di non abbandonarla più, scende in campo proprio per metterla al sicuro (permettendole la permanenza su una nave militare ancorata al largo delle coste). Nel
Il progetto World War Z, a detta di Brad Pitt, Dede Gardner e Jeremy Kleiner, plenipotenziari della Plan B Entertainment, che c’ha messo i finanziamenti (insieme alla Apparatus), nasce dalla lettura di un romanzo horror fantascientifico post apocalittico di Max Brooks dal titolo World War Z. La Guerra Mondiale Degli Zombi (World War Z: An Oral History of the Zombie War). La trasposizione, in questo caso, non è fedele in quanto il libro usa l'artificio di una raccolta di interviste a testimonianza dei fatti che, per inciso, sono già accaduti. Il film di Marc Forster, invece, ne racconta in un certo
qual modo l’inizio e finisce esattamente dove il romanzo inizia. Quindi si può tranquillamente dire che, cosa che non avviene proprio di sovente, il film è una sorta di prequel del libro. E in questa sottile linea di demarcazione sta l’intera involuzione di World War Z. Dall’idea originaria quindi, in cui si raccontano gli effetti di un colera da nuovo millennio sul genere umano - con tutte le implicazioni del caso, da quelle morali a quelli sociali ed economiche -, si passa a raccontare il colera stesso. E perde di interesse. All’annuncio del film, i fan hanno subito assaporato l’acquolina in bocca: l’idea era che il genere zombi-movie avrebbe finalmente avuto il block-buster che si meritava. Forte di una produzione di peso, con Brad Pitt a fare da nume tutelare e Marc Forster alla regia (uno che di certo non vanta trascorsi “da zombi†ma che almeno garantiva una certa
solennità al progetto), World War Z, al contrario di quanto vorrebbe raccontare, finisce ben presto la propria carica virale. Foster - regista svizzero dal curriculum quantomeno variegato: si va da Monster’s Ball a Stay, da Neverland a Il cacciatore di Aquiloni fino a Quantum of Solace -, usa la macchina da presa come un gigante microscopio e mostra la pandemia vista dall'alto, con tutte le sue ramificazioni e dispersioni, fino ad esibire gli effetti di una infezione a livello capillare che si è fagocitata tutto, dagli uomini al potere stesso che pensavano di essersi conquistati. L’idea di cataste (in)umane di zombi che si arrampicano l’uno sopra l’altro in una sorta di torre di Babele dell’orrore - o di formicaio che vomita non-morti - fa il suo giusto effetto. Ma è veramente l’unica degna di nota. In World War Z manca un quid che dipani in modo netto gli effetti che
Secondo commento critico (a cura di SCOTT FOUNDAS, www.variety.com)
Rising from an early grave of negative pre-release publicity, director Marc Forster and producer-star Brad Pitt’s much-maligned “World War Z†emerges as a surprisingly smart, gripping and imaginative addition to the zombie-movie canon, owing as much to scientific disaster movies like “The China Syndrome†and “Contagion†as it does to undead ur-texts like the collected works of George Romero. Showing few visible signs of the massive rewrites, reshoots and other post-production patchwork that delayed its release from December 2012, this sleekly crafted, often nail-biting tale of global zombiepocalypse clicks on both visceral and emotional levels, resulting in an unusually serious-minded summer entertainment whose ideal audience might be described as comicbook fanboys who also listen to “Democracy Now.â€
Opening a week apart from the more four-quadrant-friendly “Man of Steel†in most markets, “World War Z†should post solid enough numbers at home and abroad, but with a rumored final cost well
north of $200 million, it’ll need more than a bit of kryptonite up its sleeve to push far into profitability.
A flexible metaphor for all manner of social, cultural and political maladies, the zombie genre has, over the decades, been employed as an analogue for everything from the U.S. occupation of Haiti (1932’s Bela Lugosi starrer “White Zombieâ€) to the upheaval of the Vietnam/civil rights era (“Night of the Living Deadâ€) and the bio-panics of the late 20th century (“28 Days Later,†“Resident Evilâ€). Significantly expanding the claustrophobic geography of most zombie pics, the aptly titled “World War Z†doesn’t have a particular polemical axe to grind so much as it seeks to imagine how the world’s ideologically disparate peoples and governments would respond if great masses of the populi did suddenly turn into rabid, flesh-eating beasties. In what may be taken as an affront by the America First crowd,
the old U.S. of A. descends into chaos pretty early on, while the two nations best equipped for the coming onslaught turn out to be Israel and North Korea — the former by building an enormous wall, the latter by extracting the teeth of its entire population. No biting, no zombies, see?
Not that any makeshift solution lasts for long in “World War Z,†whose undead prove terrifyingly hardy and lightning-quick, sprinting into spastic action when they sense fresh meat is near and turning their victims into fellow travelers in a matter of seconds. We first seem them wreaking havoc on a downtown Philly traffic jam — a genuinely spectacular and unsettling orgy of mob panic from which world-weary ex-United Nations investigator Gerry Lane (Pitt) barely emerges with his wife, Karen (Mireille Enos), two young daughters and own body fully intact. Fleeing in a stolen camper, they hightail it to
Newark, where they await extraction from Gerry’s former U.N. boss, Thierry (the excellent South African actor Fana Mokoena), but not before waiting out the night in a rundown apartment building transformed by Forster into a skin-crawling succession of winding, shadowy corridors and flickering fluorescent bulbs. (The generally arresting cinematography is credited solely to Michael Bay collaborator Ben Seresin, though the pic was begun by Oscar winner Robert Richardson.)
Adapted by a small army of screenwriters from the bestselling novel by Max (son of Mel) Brooks, the pic abandons its source material’s choral “oral history†structure to hone in on the Lanes, who, after once again negotiating a narrow escape, find themselves ensconced in the relative safety of an aircraft carrier somewhere in the Atlantic. At this de facto command center for what remains of the U.S. military, Thierry wastes no time in giving Gerry an ultimatum: Go back into the
war zone on the U.N.’s behalf, or else be sent right back to zombie-infested Philly with his family in tow. And from there, “World War Z†hopscotches the globe, as Gerry (in the company of various military escorts) searches for the proverbial “patient zero†and the possibility of a cure.
Something the writers and Forster have cribbed well from the Romero playbook: They waste little time with scene-setting niceties, plunging us straight into the thick of zombie mayhem, and, Pitt notwithstanding, they don’t afford anyone star treatment. Characters who initially seem poised to become significant supporting players — among them Army Rangers James Badge Dale and Matthew Fox and rogue CIA operative David Morse — prove expendable, either by becoming food for the encroaching zombie horde, or simply by virtue of the pic moving on to another locale: first a ghostly military base in South Korea that might be the
source of the outbreak; then to Israel, where a senior Mossad agent (well played by Dutch filmmaker Ludi Boeken) may hold some additional clues; and finally a WHO research lab in Wales, where — in the pic’s most elegantly crafted setpiece — Gerry and a handful of uninfected scientists enter into a careful cat-and-mouse game with the otherwise zombified staff.
Considering the incoherent shambles he made out of his James Bond movie, “Quantum of Solace,†Forster handles the large-scale action here with considerable aplomb and much striking imagery, enhanced by the seamless mix of choreography, prosthetics and CG that bring the herking, jerking zombies to “life.†That these zombies have particularly sensitive hearing allows Forster and his sound designers a field day with creaking doors, broken glass crunching underfoot, and in one especially tense moment, a soda can rolling across a cafeteria floor. Moreover, the director always keeps the movie
rooted in a compelling dramatic situation, with Pitt giving a very appealing turn as the seen-it-all veteran of the world’s worst places whose desire to protect his family trumps his desire to save the world. By today’s standards, he’s a refreshingly human-scaled movie hero, with no outsized strength, agility or superpowers to help him win the day.
Despite having little screen time and even less dialogue, the marvelous Enos manages to suggest a full range of wifely and motherly emotions through the subtlest of glances and smiles that mask her pain. Israeli-born newcomer Daniella Kertesz also makes a strong impression as the soldier who accompanies Gerry on the last leg of his journey, including a harrowing Jerusalem-Cardiff flight with some most unfriendly passengers in coach.
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano Universal Pictures International Italy e Silvia Saba (SwService)