E SE VIVESSIMO TUTTI INSIEME? NELLO SGUARDO DEL REGISTA STEPHANE ROBELIN L'AUTUNNO DELLA VITA, TRA CORALE ALLEGRIA ED UN UMORISMO CHE SFUMA LE TINTE PIU' FOSCHE DI UN PROBLEMA SOCIALE MASTICATO POCO O MALE. TRA I PROTAGONISTI ANCHE JANE FONDA E GERALDINE CHAPLIN
RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dal 64. Festival dell Film di Locarno - Dal 29 NOVEMBRE
"Quando ho iniziato a lavorare su questo progetto mi sono detto che avrei dovuto trattare un soggetto a sfondo sociale, cimentandomi in un tema di cui c’è bisogno di parlare malgrado le difficoltà . E’ così che mi è venuta l’idea di fare un film sul passare dell’età , sul modo in cui viene affrontato, o per meglio dire non viene affrontato. A partire da questo spunto, da questo soggetto quasi tabù, ho immaginato – per antitesi – un film corale, allegro, in cui anche i momenti più seri fossero alleggeriti dall’umorismo. Per sommi capi il mio progetto era questo: mettere insieme dei grandi attori, far ridere senza trascurare il soggetto e, di conseguenza, commuovere al tempo stesso".
Il regista e sceneggiatore Stèphane Robelin
"Il personaggio di Jean è un po’ me. Non nascondo che mi è capitato di intervenire sui dialoghi che mi riguardano. Ho questa (buona?) abitudine di leggere una sceneggiatura con una matita in mano. Ho dunque proposto a Stèphane Robelin alcune variazioni che lui ha colto con grande apertura mentale. Del resto, il motto generale del film è molto vicino ad uno dei miei motti esistenziali: 'Rendere divertente ciò che è triste'. Riuscire a fare al tempo stesso ridere e piangere è la cosa che mi piace di più in assoluto"
L'attore Guy Bedos
"Nonostante odi tutti quello che è vecchio e creda che non ci sia nulla di attraente nel concetto di vecchiaia, devo dire che mi piace molto il modo in cui Stèphane Robelin affronta di petto i problemi legati all’età . Il film mostra bene che gli anziani sono, se mi è concesso, persone come voi e me, che hanno ancora dei desideri, anche se l’apparato, il corpo, non li segue"
L'attrice Geraldine Chaplin
"Il personaggio che interpreto, Jeanne, prova esattamente gli stessi sentimenti che provo io. Penso che le persone anziane dovrebbero guardare in faccia la loro fine, prepararsi, pianificarla. Come me, Jeanne detesta le persone che si oppongono con una sorte di ‘negazione’ al più democratico degli avvenimenti: la morte. Quando ho letto la sceneggiatura sono rimasta colpita dal fatto che affronta tutte le questioni che sono al centro del mio ultimo Prime Time".
L'attrice Jane Fonda
Annie, Jean, Claude, Albert e Jeanne sono amici da sempre, nonostante le differenze di abitudini e temperamento. Due coppie ben assortite - e molto diverse - e un single impenitente: a unirli, oltre all'amicizia (e in certi casi all'amore), il tempo che passa con i suoi "inconvenienti". Ma chi l'ha detto che a una certa età non resta che farsi da parte? I cinque non sono affatto d'accordo e decidono di sperimentare cosa vuol dire andare a vivere tutti insieme. La convivenza, però, nasconde sempre delle sorprese... anche per chi si conosce da una vita!
SYNOPSIS:
Five old friends decide to move in together as an alternate to living in a retirement home; joining them is an ethnology student whose thesis is on the aging population.
Annie, Jean, Claude, Albert and Jeanne have been friends for over forty years. But they are growing old and old age tends to be synonymous with reduced autonomy, loss of memory, illness, retirement home and, worst of all, separation. One day, one of the five friends suggests to say no to isolation and loneliness: what if they lived together ?
aver cresciuto figli e cullato nipoti, li vede andare via verso le loro vite e rimane in casa a barcamenarsi con le difficoltà dell’età avanzata.
Annie e Jean. Albert e Jeanne. Due coppie diverse ma ugualmente unite da un amore lungo quarant’anni. Claude, single impenitente e attivo più che mai, con un figlio che vorrebbe trasferirlo in casa riposo. Jeanne, interpretata da una Jane Fonda ancora meravigliosa, è malata ma lo nasconde al marito Albert che comincia a manifestare sintomi di demenza senile.
Anche la seconda coppia, formata da Annie e Jean, non è da meno. Lei soffre la lontananza dai nipoti, tipicamente la ‘gioia’ di tutti i nonni, ciò che dà la forza di affrontare attivamente le giornate; lui si sente messo da parte dall’intera società che non gli riconosce più il suo status di attivista politico.
Tra di loro e con loro, Claude: fotografo, celibe e con un
figlio invadente. Ha deciso di godersi gli ultimi anni dedicandosi ai suoi due amori: la fotografia e il sesso. Quando prima di uno dei suoi ‘incontri’ ha un attacco di cuore, viene trasferito in una casa di riposo, evento che scatenerà nei suoi amici la decisione di andare a vivere tutti insieme nella casa patronale di Annie e Jean.
E’ a questo punto che il regista preme sull’acceleratore e la trama prende il via attraverso due elementi diversi e complementari. Il giovane Dirk, assunto da Albert come dog-sitter che diventerà ben presto il sesto inquilino della casa, e il senso di rivincita sulla vita di tutti i protagonisti.
Dirk, infatti, è un laureando in etnologia e sta lavorando proprio ad una tesi sulle condizioni degli anziani. Egli rappresenta all’interno della trama un filtro oggettivo tra la realtà vissuta dai protagonisti e la lente, spesso deviante, con cui la società vede
Nel personaggio di Dick Stèphane Robelin compie un vero miracolo: oltrepassa la normale dialettica anziano/saggezza/insegnamento contro giovane/inesperto/allievo. Nessuno dei protagonisti dimostra di avere l’intenzione di insegnare qualcosa al ragazzo: anche se l’esperienza della convivenza lo cambierà in meglio, la modalità e il risultato vengono lasciati all’immaginazione dello spettatore. Quello che emerge, piuttosto, è la progressiva consapevolezza di Dick di interagire con persone. Qualche volta vanno aiutate,
ascoltate e consigliate, ma esattamente come va aiutato, ascoltato e consigliato un amico coetaneo.
Il secondo elemento centrale all’interno della trama è il senso di rivincita sulla vita che tutti i protagonisti, in modi diversi, dimostrano di avere.
agli altri che ci sono ancora, che sono ancora persone, vive, e che come tali vogliono essere considerati.
Se in un intento il regista non è riuscito, è in quello di fare di E se vivessimo tutti insieme? una commedia che spingesse, attraverso la risata, a riflettere. Si riflette e nel modo giusto. Ma più che ridere, si sorride a mezza bocca per i dialoghi brillanti e per i pasticci che la combriccola combina in casa. Quello che rimane durante i titoli di coda è un senso di malinconia di fronte ad una realtà trascurata e raccontata, ora, in modo egregio, nella sua silenziosa drammaticità .
Tra le frasi più significative, quella di Jean nelle prime scene del film: “E’ più facile prendersela con i giovaniâ€. Una rivendicazione della solidità della vecchia generazione, ancora viva nel senso più pieno del termine, e caparbia nel non essere considerata solo come un