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    Home Page > Movies & DVD > The Sessions

    THE SESSIONS: IL REGISTA E SCENEGGIATORE BEN LEWIN, ISPIRATO ALLA AUTOBIOGRAFIA DEL GIORNALISTA E POETA MARK O'BRIEN NE RACCONTA LA PARTICOLARE ESPERIENZA DI VITA VINCOLATA DALLA DIPENDENZA DA UN POLMONE D'ACCIAIO A CAUSA DELLA POLIOMIELITE. JOHN HAWKES INTERPRETA IL PROTAGONISTA AL FIANCO DI HELEN HUNT NELLE VESTI DI TERAPISTA DEL SESSO PROFESSIONISTA, E DI WILLIAM H. MACY IN QUELLE DEL PRETE

    RECENSIONE - NOMINATION all'OSCAR per la 'MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA' (HELEN HUNT) - Premio del Pubblico e della Giuria per l’intero cast al Sundance Film Festival 2012 - Dal 21 FEBBRAIO

    "L’articolo di Mark O’Brien dal titolo 'On Seeing a Sex Surrogate' costituisce a tutti gli effetti la bozza della sceneggiatura di 'The Sessions', tuttavia la storia risente in modo importante anche della mia interpretazione del soggetto e dei personaggi. Ad esempio, mentre ero impegnato ad acquistare i diritti dell’articolo, ho incontrato proprio la persona che Mark temeva di non incontrare mai, quella che ha trasformato i suoi sogni in realtà. Mark aveva infatti abbandonato la speranza di vivere una lunga e intima relazione con una donna, come accade generalmente alle persone non disabili, e lo ha scritto apertamente in un suo articolo. Il tono delle sue parole era triste e pessimista ma questo finale malinconico si è felicemente e inaspettatamente trasformato grazie ad una donna di nome Susan Fernbach. Negli ultimi anni della sua vita Susan è stata la sua amante, la sua compagna e la sua collaboratrice letteraria. Definisce 'magico' il tempo trascorso con lui. Al di là del lieto fine che la donna rappresenta nella vita di O’Brien, le sue profonde e personali osservazioni su di lui hanno reso possibile la costruzione di un personaggio assai diverso e ben più complesso di quel che sarei riuscito a concepire senza la sua consulenza. L’altro evento che ha cambiato in modo significativo il mio approccio alla sceneggiatura è stato l’incontro con Cheryl Cohen-Greene, il cosiddetto 'surrogato', che ora è diventata nonna ma che ancora esercita il suo mestiere. Il suo candore e l’accuratezza dei suoi racconti mi hanno aiutato a tramutare la biografia di Mark in un film sentimentale che ho scritto con più piacere e disinvoltura. Generalmente si pensa che fare cinema sia divertente. Non so come mai la gente abbia sviluppato questa convinzione. Certamente l’idea di fare un film può essere elettrizzante e a volte il risultato è appagante, tuttavia la lavorazione di un film è molto faticosa e ogni giorno è condita da conflitti e incomprensioni; a fine giornata è davvero un sollievo tornarsene a casa propria per andare a letto. Devo dire però che 'The Sessions' è stato l’eccezione che conferma la regola. Girare questo film è stata un’esperienza unica, bella e gioiosa e quando è terminata eravamo tutti tristissimi... Il film è concepito su vari livelli: c’è la storia di un uomo che vuole perdere la verginità, la storia di quanto un essere umano sia in grado di sopportare e la storia di una 'prima volta' … Questo credo che sia il motivo per cui il pubblico finora lo abbia tanto apprezzato, ovunque l’abbia visto".
    Il regista e sceneggiatore Ben Lewin

    (The Sessions; USA 2012; Drammatico; 95'; Produz.: Such Much Films/Rhino Films; Distribuz.: 20th Century Fox)

    Locandina italiana The Sessions

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    See SYNOPSIS

    Titolo in italiano: The Sessions

    Titolo in lingua originale: The Sessions

    Anno di produzione: 2012

    Anno di uscita: 2013

    Regia: Ben Lewin

    Sceneggiatura: Ben Lewin

    Soggetto: Ispirato al documentario Breathing Lessons: The Life and Work of Mark O'Brien (Premio Oscar 1996) di Jessica Yu, a sua volta basato sull’articolo scritto da O’Brien nel 1990 On Seeing a Sex Surrogate, pubblicato nel magazine letterario "The Sun".

    PRELIMINARIA - COME NASCE 'THE SESSIONS':

    C’è una persona che, in particolare, è rimasta colpita personalmente dalla storia di O’Brien: il filmmaker Ben Lewin. Così come O’Brien, Lewin ha contratto la poliomielite da piccolo. E come per O’Brien la malattia non gli ha impedito una carriera brillante. Quando Lewin ha letto per caso, su internet, il suo articolo sul surrogato sessuale, ha subito pensato che potesse costituire la base di un film. Sarebbe stato possibile realizzare un film dinamico, commovente e adatto a tutti, sulla storia di un uomo portatore di un handicap? Ispirandosi allo scritto di O’Brien, Lewin ha creato una storia ricca di umorismo e realistica, priva di falsi sentimentalismi. Il copione racconta non solo il tentativo di un uomo di mezza età di perdere la sua verginità, ma di come quest’uomo impara ad accettare il suo corpo, la sua mascolinità, riuscendo ad apprezzare i motivi per cui la vita vale la pena di essere vissuta... Dato che O’Brien è venuto a mancare nel 1999, all’età di 49 anni, Lewin si è affidato ai suoi scritti, alle interviste da lui rilasciate e all’ultima compagna di O’Brien, Susan Fernbach, da lui incontrata dopo Cheryl Cohen-Greene. Insieme hanno tracciato il ritratto ricco e veritiero di un uomo noto per la sua mordace onestà e la sua pungente auto-ironia... Al fianco di questi due personaggi che tanto profondamente hanno influenzato la vita l’uno dell’altro, Lewin ne ha inventato un terzo: Padre Brendan, un parroco, una presenza ispirata alla vera religiosità di O’Brien, un cattolico praticante che, nell’ansia generata dalla sua verginità, consultò diversi sacerdoti di cui almeno uno gli consigliò di fare sesso.

    Cast: John Hawkes (Mark O'Brien)
    Helen Hunt (Cheryl)
    William H. Macy (Padre Brendan)
    Moon Bloodgood (Vera)
    Annika Marks (Amanda)
    Adam Arkin (Josh)
    Rhea Perlman (Mikvah Lady)
    W. Earl Brown (Rod)
    Robin Weigert (Susan)
    Blake Lindsley (Dr. Laura White)
    Ming Lo (Clerk)
    Rusty Schwimmer (Joan)
    Jennifer Kumiyama (Carmen)
    Tobias Forrest (Greg)
    Jarrod Bailey (Tony)

    Musica: Marco Beltrami

    Costumi: Justine Seymour

    Scenografia: John Mott

    Fotografia: Geoffrey Simpson

    Montaggio: Lisa Bromwell

    Makeup: Dimitry Kirillov e Coco Yuon

    Casting: Ronnie Yeskel

    Scheda film aggiornata al: 12 Marzo 2013

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Mark O'Brien ha trascorso parte della sua vita all'interno di un polmone d'acciaio a causa della poliomielite. Quando decide di esplorare la propria sessualità ingaggia una professionista del sesso che presto svilupperà con lui una relazione morbosa che cambierà il corso della vita di entrambi.

    IN DETTAGLIO:

    Basato sulla toccante ed ottimista autobiografia del giornalista e poeta Mark O’Brien, THE SESSIONS racconta la storia di uomo che ha vissuto quasi sempre in un polmone d’acciaio e che all’età di 38 anni, decide di perdere la verginità. Con l’aiuto di un terapista e la guida di un prete, si dà quindi da fare per realizzare il suo sogno.

    Colpito dalla poliomielite da bambino, O’Brien trascorre gran parte del suo tempo in un polmone d’acciaio, a parte una manciata di ore a settimana. E’ difficile immaginare che possa condurre una normale vita sentimentale, tuttavia Mark non intende rinunciarvi solo perché la sua vita non è 'normale'. Nel cercare l’umorismo, l’ottimismo e persino la fede in una situazione tanto delicata, Mark è determinato a godersi la vita per quanto gli sia possibile, e di sperimentare i piaceri fisici ed emotivi che gli sono stati negati. Decide quindi coraggiosamente di smettere di sognare e paga una prostituta: un 'surrogato' sessuale per riuscire a conoscere e a vivere l’intimità. Iniziano una serie di divertenti e commoventi incontri fra loro, che cambieranno la vita di entrambi, e che sono diventati il soggetto dell’articolo scritto da O’Brien nel 1990 On Seeing a Sex Surrogate, pubblicato nel magazine letterario "The Sun". L’articolo ha infranto il tabù che riguarda il legame fra sesso e disabilità e lo ha fatto apertamente, in modo onesto, sagace e delicato, con cui davvero chiunque può identificarsi.

    SYNOPSIS:

    A man in an iron lung who wishes to lose his virginity contacts a professional sex surrogate with the help of his therapist and priest.

    At the age of 36, Mark O'Brien, a man who uses an iron lung, decides he no longer wishes to be a virgin. With the help of his therapist and his priest, he contacts Cheryl Cohen-Greene, a professional sex surrogate and a typical soccer mom with a house, a mortgage and a husband. Inspired by a true story, The Surrogate, follows the fascinating relationship which evolves between Cheryl and Mark as she takes him on his journey to manhood.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    UN FILM 'EROICO' CONCEPITO COME CATARSI! UN UNICO AFFLATO TRA UNA REGIA E UN CAST A DIR POCO INCONSUETI, PER NON DIRE DEL SOGGETTO, LA CUI TRADUZIONE IN CELLULOIDE IN QUESTI TERMINI HA QUALCOSA DI 'MIRACOLOSO', TANTO QUANTO LA SOVRUMANA INTERPRETAZIONE DI HELEN HUNT, REGALE AL DI LA' DELL'OSCAR

    Dovevo immaginarlo! Ogni volta che mi vedo costretta a fare molti chilometri fuori porta per vedere un film, c'è da giurarci che è una perla da non perdere. E questa volta devo dire che ho dovuto fare appello ad un buon grado di stacanovismo per raggiungere, dalla provincia di Pisa e a dispetto di un tempo a dir poco inclemente con neve a bassa quota, l'unico, dico davvero l'unico, cinema in tutta la Toscana - onore al merito al Cinema Il portico di Firenze - per vedere The Sessions - Gli appuntamenti. Pellicola a dir poco inconsueta con cui il regista polacco

    australiano trapiantato in California Ben Lewin (scrittore e regista di commedie per la TV e per il cinema: da Let's Dance di Ally McBeal a Paperback Romance-Lucky Break e Un pesce color rosa) ha reso omaggio alla memoria di uno straordinario esemplare di razza umana, dal fisico tanto gravemente leso e compromesso quanto elevato e profondamente elegiaco nello spirito, nelle evoluzioni di pensiero e dell'anima, espresse in una scrittura che ne riflette le cangianti luminescenze come uno specchio. Tratti che sono appartenuti al poliomielitico poeta e giornalista Mark O'Brien, per gran parte della sua breve esistenza (terminata all'età di 49 anni) vissuto entro un polmone d'acciaio, con tutti i limiti e confini che ci possiamo immaginare. Personaggio che questo 'eroico' film riesce a far conoscere così intimamente da avere l'impressione di averlo conosciuto di persona e di aver beneficiato dell'irradiante e contagiosa sua grandezza interiore e di pensiero, alimentata

    da un'invidiabile auto ironia ed un incredibile senso dell'umorismo. Una sorta di miracolo in celluloide imprevedibile, soprattutto alla luce della messa a nudo di problemi legati all'amore abbracciato a 360°, dell'anelito ad amare ed essere amati a dispetto di una condizione umana che certo non aiuta e dunque dell'aspirazione profonda al naturale completamento della persona anche dal punto di vista sessuale, divenuto quasi dolcemente ossessivo perché, per dirla con le stesse parole del protagonista, 'in prossimità della data di scadenza'.

    Ed è proprio su questa impellente e prioritaria esigenza di amare a tutto tondo che Ben Lewin colloca il cuore pulsante di questa dimensione umana particolare, per la quale ancora non ci si capacita di come possa essere riuscito a ritrarre in ogni sua più intima piega, con un equilibrio di impensabile delicatezza e al contempo intensa profondità, senza alcun orpello 'mistificatorio' come sostegno, risvolti personali così difficili, se non

    impossibili, da materializzare senza sbattere in qualche apostrofo o accento straniero in lingua straniera. "L’articolo di Mark O’Brien dal titolo On Seeing a Sex Surrogate costituisce a tutti gli effetti la bozza della sceneggiatura di 'The Sessions', tuttavia la storia risente in modo importante anche della mia interpretazione del soggetto e dei personaggi...". Se la prima parte di questa affermazione di Lewin può dare ragione della brillante raffinatezza dello 'script', a nobilitare il pentagramma di un'espressione linguistica diretta, schietta, equamente bilanciata tra umorismo auto ironico e pura poesia, dall'alto di un realismo che include nel conto paure ed ansie comprensibili, la seconda prefigura quel che viviamo con lo scorrere delle immagini, filtrate da un montaggio che intesse la tela del vissuto con la materializzazione visiva, attraverso proiezioni mentali, di sensazioni cercate, provate o richiamate in memoria in particolari circostanze. Una regia di stupefacente talento che dimostra di sapere bene come

    e dove cercare raffinatezze stilistiche che diano voce autentica ad emozioni, sensazioni, pensieri, schegge di vissuto anche tra le più delicate ed inesprimibili, per ricrearne la palpabile ed integrale essenza. The Sessions apre e chiude seguendo questa filosofia 'di elaborazione riproduttiva', punteggiata dal racconto in prima persona con la voce fuori campo, con cui Ben Lewin costruisce, in un piccolo grande miracolo edilizio tra i più solidi, un rapporto diretto da protagonista e spettatore. Miracolo d'altro canto di improbabile riuscita senza l'alchimia naturale che lo ha evidentemente tenuto legato ad interpreti naturali il cui strabiliante talento si sposa con una rara dose di coraggio e generosità: su John Hawkes (Winter's Bone - Un gelido inverno, Lincoln) nei panni di Mark O' Brien, sul suo consulente spirituale Padre Brendan (William H. Macy) e su un corollario di presenze minori eppure mai di fronda, si erge la mole immensa qui assunta da

    Helen Hunt, nei nudi integrali così come nelle vesti, della terapista sessuale Cheryl, in grado di trascendere se stessa in una dimensione quasi 'sovrannaturale'. Penso che non ci sia memoria nella cinematografia mondiale di ciò che Helen Hunt è riuscita ad esprimere qui con Cheryl, tant'è che non riesco a trovare le parole per esprimerne anche solo pallidamente l'ombra. Che la zucca si trasformi in carrozza, la Nomination in Oscar, oppure no, il suo incanto è perfettamente riuscito e la sua resterà negli annali del cinema come un'interpretazione autenticamente regale.

    La risposta migliore allo stupore per il tumulto di sensazioni che ci ha travolto fino alle lacrime con la Poesia d'amore per nessuno in particolare che preannuncia l'ultimo, potentissimo, silente, metafisico fotogramma, la troviamo nelle parole con cui lo stesso Ben Lewin aveva espresso la sua dichiarazione di intenti: "Voglio che gli spettatori percepiscano che questo film è diverso. Che

    si stanno avventurando in una esperienza nuova e che tutto può succedere. Considero questo film una sorta di catarsi, in cui si assiste ad un’emozione, si provano emozioni e si vive quell’esperienza. Spero che le persone usciranno dal cinema riflettendo sulla vita in senso più ampio, anche se non sono dei filosofi, riuscendo a pensare al di là di se stessi".

    Bibliografia:

    Nota: Si ringrazia Cristina Partenza (Twentieth Century Fox)

    Pressbook:

    PRESSBOOK ITALIANO di THE SESSIONS

    Links:

    • Ben Lewin (Regista)

    • Helen Hunt

    • William H. Macy

    • John Hawkes

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    Galleria Video:

    The Sessions - trailer

    The Sessions - trailer (versione originale)

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