DIETRO I CANDELABRI: STEVEN SODERBERGH PORTA SUL GRANDE SCHERMO IL MUSICISTA 'LIBERACE' (MICHAEL DOUGLAS) NELLA SUA SEGRETA E TRAVAGLIATA STORIA D'AMORE CON IL GIOVANE AUTISTA SCOTT THORSON (MATT DAMON)
RECENSIONE ITALIANA IN ANTEPRIMA e PREVIEW in ENGLISH by PETER DEBRUGE (www.variety.com) - Dal 66. Festival del Cinema di CANNES - Dal 5 DICEMBRE - VINCITORE di 11 EMMY AWARDS
"Ho voluto fare un film per mostrare quanto siamo cresciuti, per mostrare l’evoluzione del Nostro Paese, degli esseri umani riguardo questo argomento. Le unioni omosessuali sono riconosciute ormai, autorizzate nella maggior parte del mondo. Essere gay ha perso la sua ghettizzazione sociale".
Il produttore Jerry Weintraub
(Behind the Candelabra; USA 2013; Biopic drammatico; 118'; Produz.: HBO Films; Distribuz.: 01 Distribution)
Soggetto: Il film si ispira al musicista e performer Wladziu Valentino Liberace (1919-1987), in arte semplicemente 'Liberace', raccontato nel libro Dietro i candelabri. La scandalosa vita di Valentino Liberace, il più grande showman di tutti i tempi da Scott Thorson ed Alex Thorleifson edito in Italia da Newton Compton Editori.
Biografia del musicista e performer Wladziu Valentino Liberace (1919-1987) celebre semplicemente come Liberace. La segreta e travagliata relazione, durata sei anni, tra uno dei più uno dei più celebri showman della storia musicale e televisiva americana, Wladziu Valentino Liberace - conosciuto come Liberace - e il suo giovane autista di limousine Scott Thorson.
Dagli anni 1950 al 1970 , Liberace è stato l’arti sta più pagato al mondo. I suoi concerti, le sue riprese, i suoi film e le sue apparizioni televisive erano seguite da un enorme pubblico, soprattutto femminile. Era l’epoca in cui l’omosessualità era vissuta dalle celebrità in totale segreto ed era pertanto impossibile che un personaggio pubblico
ammettesse interferenze nella propria vita privata. Nel 1950, Liberace ha citato in giudizio – vincendo la causa - un giornale di Londra, reo di aver insinuato la sua omosessualità . Nel 1980, Liberace ancora manteneva l’illusione della sua eterosessualità , tenendo sempre segreta la sua vita con Scott Thorson. Quando in seguito alla fine della loro storia, il giovane Thorson ha citato in giudizio Liberace per la richiesta di alimenti, il famoso pianista ha continuato a negare qualsiasi coinvolgimento con Scott Thorson ed in generale
di essere gay. La necessità di fingere e di nascondere la propria vita da parte di un personaggio pubblico è stato uno dei motivi che ha maggiormente attratto Weintraub per la produzione di questo film.
Cast: Matt Damon (Scott Thorson) Michael Douglas (Liberace) Dan Aykroyd (Seymour Heller) Scott Bakula (Bob Nero) Rob Lowe (Dr. Jack Startz) Tom Papa (Ray Arnett) Paul Reiser (Mr. Felder) Debbie Reynolds (Frances Liberace) Eddie Jemison (Assistente regista) Boyd Holbrook (Cary James) Caroline Jaden Stussi (Startz Surgeon) (Non accreditata) Max Napolitano (Titolare del bar) (Non accreditato)
Musica: Marvin Hamlisch
Costumi: Ellen Mirojnick
Scenografia: Howard Cummings
Fotografia: Peter Andrews
Montaggio: Mary Ann Bernard
Effetti Speciali: Robert Garrigus
Makeup: Dorota Hines e Don Rutherford
Casting: Carmen Cuba
Scheda film aggiornata al:
23 Dicembre 2013
Sinossi:
IN BREVE:
Prima di Elvis, di Elton John, di Madonna, Bowie e Lady Gaga, c’è stato Liberace: pianista virtuoso, intrattenitore stravagante e figura appariscente sia sul palcoscenico che in televisione. Primo vero performer famoso in tutto il mondo, con il suo stile ha affascinato un pubblico sterminato per tutti i 40 anni di carriera.
Wladziu Valentino Liberace (il nome all’anagrafe del musicista nato in America da padre italiano e madre polacca) ha rappresentato in scena come nella vita privata tutto l’eccesso, il glamour e il kitsch che solo un entertainer totale come lui poteva permettersi negli anni Cinquanta e Sessanta. Nell’estate del 1977 Liberace conosce il giovane e affascinante Scott Thorson e, nonostante la differenza di età e l’appartenenza a mondi decisamente lontani, i due saranno amanti per 5 anni. Dietro i candelabri è la storia di questa stupefacente relazione amorosa – dal primo incontro in un teatro di Las Vegas all’amara separazione finale.
SHORT SYNOPSIS:
Based on the autobiographical novel, the tempestuous 6-year relationship between Liberace and his (much younger) lover, Scott Thorson, is recounted.
Commento critico (a cura di ROSS DI GIOIA)
È il 1977 quando Wladziu Valentino Liberace, in arte Liberace (Michael Douglas), pianista famosissimo in tutto il mondo e strapagato sin dagli anni Cinquanta, al termine di uno spettacolo conosce il giovane Scott Thorson (Matt Damon). È così che lo showman, dotato di capacità straordinarie di intrattenitore televisivo e teatrale, intreccia una lunga relazione con quel giovane e prestante ragazzo che ben presto tramuterà i due in qualcosa di cui loro stessi avranno paura. Passando infatti tra alti (altissimi) e bassi (bassissimi) Liberace sarà per Scott padre, amante, compagno e mentore, arrivando ad avviare le pratiche per la sua adozione o a spingerlo a sottoporsi a lunghe sedute di chirurgia plastica per assomigliare a… lui. Un idillio forte e difficile allo stesso tempo, il tutto ben nascosto però alle luci della ribalta che erano riservate solo all’arte (e a paillettes & candelabri) del solo e grande Liberace.
La leggenda vuole che
Dietro i candelabri di Steven Soderbergh sia nato sul set di Traffic, il film che ha fatto vincere l’Oscar all’eclettico regista: pare che Douglas si sia lanciato in una imitazione di Liberace talmente verosimile che Soderbergh sia rimasto folgorato, tanto da aver rimuginato sopra fino a quando non si ritrova davanti Dietro i candelabri. La scandalosa vita di Valentino Liberace, il più grande showman di tutti i tempi scritto dallo stesso Scott Thorson e Alex Thorleifson, facendo del libro la base narrativa per la sceneggiatura del film firmata poi da Richard LaGravenese. Così, a discapito delle promesse (mai mantenute, per fortuna) di smettere di dirigere film, Soderbergh continua nella sua ricerca, impadronendosi stavolta di una storia tragica e abbagliante allo stesso tempo, in cui i riflettori servono ad illuminare la ricchezza di un palcoscenico in cui l’artista Liberace può relegare nel buio del dietro le quinte l’uomo Wladziu Valentino Liberace.
gente potrai venderti e quindi far guadagnare gli avvoltoi che ti volteggiano sopra). E Soderbergh non si tira indietro, realizzando così forse il suo film più bello, in cui spadroneggia un Michael Douglas da antologia (peccato che non potrà correre per l’Oscar: il film è infatti uscito sulla tv via cavo negli Stati Uniti). Una prestazione maiuscola che viene affiancata da Matt Damon con ossequioso rispetto.
Secondo commento critico (a cura di PETER DEBRUGE, www.variety.com)
During his lifetime, Liberace sued (and won) when publications hinted at his homosexuality. In “Behind the Candelabra,†former lover Scott Thorson gets the final word, serving as the basis of a film that gleefully thrusts itself into those aspects of Liberace’s lifestyle which the flamboyant showman was careful not to show the public. Ironically, despite being the most bigscreen-worthy film that director Steven Soderbergh has made since “Che,†this eye-popping biopic will unspool Stateside on HBO, while receiving theatrical treatment abroad, where the star power of Michael Douglas and Matt Damon will draw masses to performances unlike any in their careers.
A production designer’s dream and a gay man’s nightmare, “Behind the Candelabra†re-creates the lavish living environment and stage shows Liberace orchestrated between 1977 and his death in 1986 of HIV-related complications, while presenting the world with a sort of worst-case version of predatory homosexuality, in which an older man
of means identifies, seduces and eventually tosses aside a naive, cornfed young country stud.
“Candelabra†could be seen in some circles as the anti-â€Milkâ€: Where that film offered a hagiographic whitewash of Harvey Milk’s complicated private life for the sake of contemporary gay rights, Richard LaGravenese’s script revels in some of the more sordid details surrounding Liberace, potentially stoking the panic that the youth aren’t safe from such characters — or the impression that Liberace was anything other than a sui generis entertainer.
Historically speaking, Thorson was just 16 when he met Liberace. Damon convincingly plays the pianist’s young companion from his late teens to mid-20s in the film. Although the actor undeniably delivers an astonishing performance — perhaps the most demanding of his career given the role’s emotional upheaval and physical transformation— the casting represents an opportunity missed, considering the role could potentially have launched a young unknown, the
way “Boogie Nights†did the film career of Mark Wahlberg.
Meanwhile, the choice of Douglas to play Liberace represents a stroke of divine inspiration, reportedly dating back to a spontaneous impression the actor performed on the set of “Traffic.†More than a decade ago, the role was once linked to Robin Williams, but the genius of “Candelabra’s†casting is that Soderbergh fills the lead roles with serious actors and then surrounds them with comedic performers: Dan Aykroyd portrays Liberace’s slovenly ’70s manager, Debbie Reynolds plays his heavily accented Polish mother, Rob Lowe parodies his personal fountain-of-youth aesthetic as Liberace’s quack plastic surgeon.
Speaking of plastic surgery, the film provides the meta-delight of Douglas’ performance being enhanced by whatever work the star has had done. A crafty combination of makeup, visual effects and camera angles serve to add weight, subtract years, lift skin and accentuate sagging pectorals as the script demands
— and yet the essence of the character comes across via Douglas’ meticulous technique, whether vocal or physical. It’s an uncanny impersonation and, quite astonishingly, the first nonfictional character the actor has portrayed onscreen. But this is no mere caricature: Douglas brings real dimension to the role, exploring the difference between the pianist’s on- and offstage personas, grappling with the effects of age on an entertainer and trying to reconcile Liberace’s pattern of attraction to young men with what the pic paints as genuinely paternal feelings.
Though its two-hour running time has a tendency to feel like three, the film is cleverly constructed to foreshadow Thorson’s own dismissal from Liberace’s graces even at the moment when the two first meet — a scene partially viewed from the perspective of Dueling Pianos prodigy Billy Leatherwood (Cheyenne Jackson), a b.f. clearly on his way out. Whereas it might have been too easy,
and certainly tempting, for Damon to portray Thorson as either idiot or opportunist, the actor takes the naive route, upsetting the potential “All About Eveâ€-like quality of his ascendance.
The way up is creepy enough, full of hot-tub champagne toasts and bedside repartee. Phone calls home to Thorson’s foster parents (Jane Morris and Garrett M. Brown) grow strained as Liberace lavishes his orphaned young lover with gifts and offers of adoption. Creepier still is Liberace’s dream to remake Thorson in his own image, paying for plastic surgery, and an addictive pharmacological “California diet,†the explicit portrayal of which handily tops whatever discomfort some auds may have watching the film’s un-shy portrayal of same-sex coupling. The film makes no overt statement for or against gay relationships, though there’s something to be said for the fact that the increasingly tiresome second act — in which Liberace insists on an open relationship and
Thorson descends into drug addiction — mirrors many of the cliches one might find in cautionary tales of straight celebs.
Soderbergh clearly delights in the chance to recreate Liberace’s extravagant costumes and palatial living quarters, while challenging auds’ comfort zones in the film’s depiction of a Douglas-Damon mouth-lock or, in one virtuoso single-shot scene, a trip into the blacklight-illuminated backroom of a Vegas sex arcade. As usual, the director operates the camera himself, though his approach takes full advantage of the meticulously re-created world, rather than run-and-gunning it as he has in recent years. Though it teases with the occasional butt shot, the pic proves its attention to period detail by giving Damon’s Thorson a triangle-shaped bikini tan.