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    BIRDMAN O (L'IMPREVEDIBILE VIRTÙ DELL'IGNORANZA): ALEJANDRO GONZÁLEZ IÑÁRRITU SI LASCIA ALLE SPALLE I NAVIGATI TRASCORSI IN CELLULOIDE SULLA CRESTA DI INTENSI DRAMMI UNIVERSALI (21 GRAMMI, BABEL, BIUTIFUL) PER AVVENTURARSI SULLA SPUMA LEGGERA DELLA COMMEDIA. NEL CAST MICHAEL KEATON, EDWARD NORTON E NAOMI WATTS

    N° 2 al Sondaggio 'CelluloidPortraits' ex aequo con 'Adaline-L'eterna giovinezza' e 'Cenerentola' - THE BEST OF 'CINEMA SOTTO LE STELLE' (Cinema all'aperto - Estate 2015) - VINCITORE di 4 OSCAR: MIGLIOR FILM, MIGLIOR REGIA (ALEJANDRO GONZÁLEZ IÑÁRRITU), MIGLIOR FOTOGRAFIA e MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE - VINCITORE di 2 GOLDEN GLOBE 2015 per il 'MIGLIOR ATTORE IN UN FILM COMMEDIA O MUSICALE' (MICHAEL KEATON) e per la 'MIGLIORE SCENEGGIATURA' (ALEJANDRO GONZÁLEZ IÑÁRRITU, NICOLÁS GIACOBONE, ALEXANDER DINELARIS, ARMANDO BO) - VINCITORE del DGA (Directors Guild Awards) 2015 'MIGLIOR REGIA' a ALEJANDRO GONZÁLEZ IÑÁRRITU (BIRDMAN) - 9 NOMINATIONS agli OSCAR 2015 (MIGLIOR FILM; MIGLIORE REGIA a Alejandro González Iñárritu; MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA a Michael Keaton: MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA a Edward Norton; MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA a Emma Stone; MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE a Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris e Armando Bo; MIGLIORE FOTOGRAFIA a Emmanuel Lubezki; MIGLIOR SONORO; MIGLIOR MONTAGGIO SONORO) - Dalla 71. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica - RECENSIONE ITALIANA e PREVIEW in ENGLISH by PETER DEBRUGE (www.variety.com) - Dal 5 FEBBRAIO

    "Anche se adesso tanti sembrano averne molte a disposizione, le certezze in realtà non fanno per me. Infatti, si dissolvono ogni volta che mi si chiede il motivo di un film. Sono un uomo più di domande che di risposte. Di indagine metodica piuttosto che di convinzione rigida. Quando tutto è ben organizzato, mi sento le mani legate ed è facile perdere l’unica certezza in cui credo, quella dell’azione. Ho comunque un’intuizione. Quella di sapere che la mia aspirazione – e quella di ogni artista – di trascendere, non è altro che una vana illusione. Davanti all’infinitezza del tempo, la nostra finita e minuscola partecipazione alla realtà spesso trasforma in delirio questo nobile desiderio. Sotto la dittatura dell’ego, soccombiamo tutti. Ci rallegriamo delle glorie passate o sprofondiamo nell’ansia delle eventuali miserie del futuro. Incapaci di affrontare il presente, lasciamo trascorrere la vita, perdendo l’appuntamento che con essa abbiamo. La battaglia dell’ego... così tragica da diventare comica. Come Don Chisciotte, non siamo altro che una ridicola commedia degli equivoci. Se il cinema è solo un mucchio di verità raccontato attraverso le bugie oppure un mucchio di bugie raccontato con molte verità, allora forse, senza battere ciglio e in un solo continuo punto di vista, questo film è la mia battaglia contro l’ego. O forse volevo fare questo film solo perché, come dice Sam a Riggan, 'sono terrorizzato a morte, come tutti, di non contare nulla'. D’altronde, come ho detto, le certezze non fanno per me".
    Il regista e co-sceneggiatore Alejandro González Iñárritu

    (Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance); USA 2014; Black Comedy; 119'; Produz.: Fox Searchlight Pictures/Regency Enterprises/New Regency Pictures/Worldview Entertainment/Le Grisbi Productions; Distribuz.: 20th Century Fox)

    Locandina italiana Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza)

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    See SHORT SYNOPSIS

    Titolo in italiano: Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza)

    Titolo in lingua originale: Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance)

    Anno di produzione: 2014

    Anno di uscita: 2015

    Regia: Alejandro González Iñárritu

    Sceneggiatura: Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris e Armando Bo

    Soggetto: Adattamento da un racconto di Raymond Carver.

    Cast: Michael Keaton (Riggan Thomson/Birdman)
    Emma Stone (Sam, la figlia di Riggan Thomson/Birdman)
    Edward Norton (Mike Shiner)
    Naomi Watts (Lesley)
    Andrea Riseborough (Laura)
    Zach Galifianakis (Brandon Vander Hey)
    Amy Ryan (Sylvia)
    Clark Middleton (Sidney)
    Mike Houston (Tommy)
    Frank Ridley (Mr. Roth)
    Lindsay Duncan (Tabitha)
    Merritt Wever (Annie)
    Katherine O'Sullivan (Assistente ai costumi)
    Bill Camp (Uomo pazzo)
    Benjamin Kanes (Giovane Birdman)

    Musica: Antonio Sanchez

    Costumi: Albert Wolsky

    Scenografia: Kevin Thompson

    Fotografia: Emmanuel Lubezki

    Montaggio: Douglas Crise e Stephen Mirrione

    Casting: Francine Maisler

    Scheda film aggiornata al: 02 Novembre 2015

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) è una black comedy ambientata a New York che racconta la storia di un attore in declino (Michael Keaton) - famoso per aver in passato interpretato un mitico supereroe – alle prese con le difficoltà e gli imprevisti della messa in scena di uno spettacolo a Broadway che dovrebbe rilanciarne il successo. Nei giorni che precedono la sera della prima, deve fare i conti con un ego irriducibile e gli sforzi per salvare la sua famiglia, la carriera e se stesso.

    IN DETTAGLIO:

    E' la storia dell’attore Riggan Thomson (Michael Keaton), alle prese con l’allestimento di una nuova, ambiziosa commedia a Broadway, che dovrebbe rilanciarne la carriera ormai prossima al capolinea. Si tratta di un passo molto azzardato sotto diversi aspetti, ma l’uomo, che in passato ha raggiunto il successo nei panni di un supereroe, spera fortemente di ottenere un riconoscimento artistico, per dimostrare a tutti, e in primo luogo a se stesso, di non essere solo una ex stella di Hollywood. Manca poco alla serata della prima quando il protagonista della commedia si ferisce accidentalmente durante le prove e deve quindi essere sostituito in tempi rapidissimi. Dietro suggerimento dell’attrice co-protagonista Lesley (Naomi Watts) e con l’incoraggiamento del suo miglior amico e produttore Jake (Zach Galifianakis), Riggan sceglie con una certa riluttanza Mike Shiner (Edward Norton), una mina vagante che però piace al pubblico e può garantire una buona recensione della commedia. Mentre si prepara al debutto sul palcoscenico, Riggan deve confrontarsi con la fidanzata e co-protagonista Laura (Andrea Riseborough), con la figlia appena uscita da un centro di disintossicazione e sua assistente personale Sam (Emma Stone), e con l’onnipresente ex moglie Sylvia (Amy Ryan), sempre pronta a dare una mano per tenere la situazione sotto controllo.

    SHORT SYNOPSIS:

    A washed-up actor who once played an iconic superhero must overcome his ego and family trouble as he mounts a Broadway play in a bid to reclaim his past glory

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    DISASTRO A BROADWAY: INARRITU INANELLA UN INTELLETTUALISSIMO DRAMEDY DAL FINALE APERTO SU UN DELTA FLUVIALE DI POSSIBILI INTERPRETAZIONI. TRA REALTA' E IMMAGINAZIONE DEL PROTAGONISTA - AL SUPERLATIVO MICHAEL KEATON IN TESTA FANNO DEGNA ECO EDWARD NORTON E NAOMI WATTS IN PARTICOLARE, OLTRE AD EMMA STONE, AMY RYAN E ANDREA RISEBOROUGH - ECCO UN MODERNO 'SATYRICON' SUL MONDO DELLO SPETTACOLO A TUTTO TONDO. TRA UN SET E L'ALTRO, TRA ASPETTATIVE IN ODORE DI SUCCESSO O DI FALLIMENTO, DI ILLUSIONI E DISILLUSIONI, CAVALCANDO LA NATURA EFFIMERA DEL SUCCESSO CON LA CONDIZIONATA CONSIDERAZIONE DI SE', CON AL SEGUITO IL CANNIBALISMO MEDIATICO DI STAMPA E SOCIAL NETWORK, CRITICA SPIETATA E SUPPONENTE, E LO SPETTRO DI UN PERSONAGGIO INGOMBRANTE NEL CURRICULUM (IL SUPEREROE 'BIRDMAN') CHE CONTINUA A TORTURARE L'EGO DEL PROTAGONISTA, LA 'BLACK COMEDY' ALL'AGRODOLCE E' SERVITA

    C'era una volta Disastro a Hollywood (Barry Levinson docet!). Oggi il messicano Inarritu ne dipinge un altro,

    molto più frastagliato e allegoricamente immaginifico, a Broadway. E' difatti il palcoscenico di un teatro che calca il cast 'all star' di questa 'black comedy' intitolata Birdman. Eh si perchè se il capitano del naviglio in mare in questo caso è il primo protagonista attore e regista Riggan Thompson, per il quale abbiamo un Michael Keaton rivelazione (meritatissimo il Golden Globe appena vinto come 'Miglior Attore in un Film Commedia o Musicale'), gli fanno degna eco, in particolare, Edward Norton calato straordinariamente nelle vesti dell'attore sostituto Mike Shiner e Naomi Watts in quelle della collega attrice Lesley, oltre ad Emma Stone ed Amy Ryan, tradotte rispettivamente nella figlia ex tossicomane Sam e nella ex moglie Sylvia, del nostro protagonista. Un pò più tra le righe si staglia la Laura di Andrea Riseborough, la nuova fidanzata frustrata di Riggan/Keaton: se si eccettua lo spazio di un cameo ad effetto consentitole per

    l'imprevedibile bacio saffico con l'attrice altrettanto frustrata e confusa Lesley, incarnata splendidamente da Naomi Watts. Una sorta di francobollo appiccicato sul mittente sbagliato se non fosse per il fatto che tutto si riconduce alla sete di Amore nel senso pieno del termine da parte di tutti i protagonisti. Amore per l'arte e amore per il riconoscimento dell'identità di artista da parte di pubblico e critica, amore come rispetto e considerazione di sè da parte degli altri ma anche da parte di se stessi. Un amore che non sia illusione ma realtà condivisibile e concreta. Tutto, bacio saffico compreso, si riconduce a quella frase chiave pronunciata dalla ex moglie Sylvia/Ryan - mai ex moglie fu sempre tra i piedi ad elargire considerazioni, consigli e rimproveri vari al proprio ex marito come in questo caso! - al nostro tormentato Riggan/Keaton: "tu confondi l'amore con l'ammirazione". Riconducete il bacio saffico - che segue

    il complimento sul talento elargito da Riggan a Lesley/Watts in presenza di Laura/Riseborough - a questa frase, e capirete come tutto ruoti intorno a questo assioma.

    In questo bizzarro Birdman, nel quale si saluta un inedito Inarritu che ha voluto lasciarsi alle spalle - il tempo e nuove opere ci diranno se temporaneamente o se di vera e propria svolta al giro di boa trattasi - i drammaticissimi puzzle ad incastro inanellati da Amores Perros, 21 grammi e Babel, fino al più recente Biutiful, si respira dunque la sete d'amore, nel senso del riconoscimento della propria identità: l'unica valvola di sopravvivenza che separa i nostri protagonisti, dalla canna del gas, o della pistola alla tempia che dir si voglia. Sono tutti in bilico su una corda sottile come funamboli: Sam/Stone si trova di frequente seduta sul parapetto di un palazzo a più piani, l'attore sostituto Mike Shiner/Norton sa essere se stesso

    solo sul palcoscenico mentre al di fuori di quello, nella vita reale, è un disastro totale, oltre che un piantagrane e una mina vagante sulle ali dell'inaffidabilità. Provate a sostituirgli sul set una bottiglia di autentico gin con una di acqua e poi vedete quello che potrà succedere!

    Memorabili le sequenze di prova sul palcoscenico del teatro tra Keaton e Norton in una sorta di analisi della battuta, quella emozionale, quella che scava in profondità, che stimola la rivisitazione di una sceneggiatura, la sottile linea rossa che separa la qualità, la levatura artistica, il vero talento, dalla mediocrità. La mediocrità, si, proprio quella! Esattamente lo spauracchio che inasprisce il nostro Riggan/Birdman/Keaton. Quello che lo vede costretto, non sempre con successo, a tentare l'autocontrollo, affidandosi - forse più con l'immaginazione che non di fatto - alle discipline ayurvediche, a tele o psico-cinesi che vivono di levitazione e di spostamento di oggetti con

    la forza della mente. La mediocrità per cui non si conta nulla se non per se stessi. Quella mediocrità sbattutagli in faccia nel rabbioso monologo della figlia Sam/Stone in una sequenza in particolare. I dialoghi sono del resto il piatto forte di Birdman. Non è un caso fortuito che l'altro Golden Globe, meritatissimo, vinto da Birdman sia per la 'Miglior Sceneggiatura' (Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris, Armando Bo), si direbbe funambolica come gli stessi protagonisti, sempre in bilico tra la scrittura di finzione destinata alla recitazione e le considerazioni filosofico-esistenziali della vita reale. Birdman è d'altra parte una pellicola interamente cangiante tra il surreale degno di un quadro di Magritte, il metafisico di un De Chirico (vedi ad esempio la marina con le meduse morte sulla battigia con tutti gli intrinseci significati altri) e il satirico che, tanto per restare sul piano dei raffronti pittorici, potrebbe avere l'anima

    irriverente e divertita di un Bosch.

    Eppure, tra questa variegata sterpaglia, non è poi tanto difficile farsi strada per seguire lo sguardo reale, addolorato di Riggan/Birdman/Keaton, sempre in bilico sul filo della sopravvivenza, aggrappato alla speranza dell'ultima occasione per rifarsi, per dimostrare un talento appeso al chiodo dell'attaccapanni di un personaggio fantasma: una maschera spettrale da volatile (così come l'insolente voce che riecheggia nella sua mente trafiggendo da parte a parte il suo ego già sufficientemente agonizzante) che dietro la facciata del supereroe nasconde l'allegoria della piena libertà e del sentirsi al di sopra di tutto e di tutti. La sequenza del volo pindarico - sempre insidiato dalla voce interiore intermittente del personaggio che punzecchia il nostro protagonista in cerca della disperata risalita in fatto di dignità artistica - illustra efficacemente l'essenza di questo sofferto tormento, quanto il desiderio di liberazione da una sorta di insopportabile giogo. Sul set e

    fuori dal set Riggan/Keaton è un disperato in cerca di Amore e di sinceramente ammirata considerazione: così la frase da lui pronunciata sul set dal suo personaggio nell'adattamento di un racconto di Raymond Carver "Perchè devo implorare per cercare di essere amato?!" suona come la preghiera più vera del suo essere. Mai quanto pronunciato nella finzione è stato più autentico e reale! E Inarritu si diverte ad insistere sul registro di questa ambivalente interscambiabilità su più versanti, incluso il gioco 'Verità-Obbligo' che Sam/Stone fa con Mike/Norton. Inclusa l'intervista-invettiva di Riggan/Keaton alla critica sadica e fatua etichettatrice del "New York Times", e incluse le dinamiche dell'effimero successo temporaneo dei social network con i suoi 'mi piace' e i suoi fuochi di paglia a colpi di migliaia di visualizzazioni, accordate alla mercificazione della persona a buon mercato piuttosto che all'Arte, di cui la massa, l'audience, non sa più che farsene. L'ignoranza che

    dilaga non sa più riconoscerla né apprezzarla.

    Potremmo continuare all'infinito nel dissotterrare da questo argilloso terreno le sottotracce di una sceneggiatura a sciarada, parente stretta delle scatole cinesi o, se vogliamo, delle matrioske. Una traccia stilistica con cui Inarritu sembra d'altra parte, con alle spalle labirintici intrecci ad incastro, voler farsi riconoscere, a dispetto della natura sostanzialmente inedita di questo Birdman, al momento in odore di Oscar sulla tabella di marcia di ben nove Nomination. Eppure ad Inarritu qui non interessa che tutte le tessere si incastrino alla perfezione. Anzi! Non sono pochi i fili che non si preoccupa di riallacciare strada facendo, lasciandoli penzuli su spazi vuoti, o magari appena confortati dalla solitudine in cui sono stati abbandonati, dalle note destabilizzanti di un batterista, prima di arrivare ad un finale che nega la definizione per sua stessa natura. Una sorta di delta aperto sulla foce dell'interpretazione, a cavallo tra

    il vero e l'immaginario, tra l'essere e il voler essere, l'esser stati e il voler essere stati. E come poteva essere altrimenti, in un film come questo? L'autorialità non ha mai stretto amicizia con il prevedibile, magari rischiando di far franare il castello di carte sull'ultima spiaggia delle banalità. E' questo il prezzo da pagare quando si seguono le orme dell'Arte. Prendere o lasciare! Dal mio punto di vista preferisco prendere e vi invito calorosamente a fare altrettanto!

    Secondo commento critico (a cura di PETER DEBRUGE, www.variety.com)

    MICHAEL KEATON PULLS OFF A STARTLING COMEBACK IN ALEJANDRO G. INARRITU'S BLISTERING SHOWBIZ SATIRE.

    A quarter-century after “Batman” ushered in the era of Hollywood mega-tentpoles — hollow comicbook pictures manufactured to enthrall teens and hustle merch — a penitent Michael Keaton returns with the comeback of the century, “Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance),” a blisteringly hot-blooded, defiantly anti-formulaic look at a has-been movie star’s attempts to resuscitate his career by mounting a vanity project on Broadway. In a year overloaded with self-aware showbiz satires, Alejandro G. Inarritu’s fifth and best feature provides the delirious coup de grace — a triumph on every creative level, from casting to execution, that will electrify the industry, captivate arthouse and megaplex crowds alike, send awards pundits into orbit and give fresh wings to Keaton’s career.

    Keaton was a controversial choice to play the Caped Crusader back in 1989, though the role was the

    best and worst thing that could have happened to the “Mr. Mom” star, who became world-renowned but never found another role of that stature — and who didn’t get nearly the same boost from working with Tarantino (on “Jackie Brown”) that John Travolta and Bruce Willis did (from “Pulp Fiction”). As Riggan Thomson, Keaton isn’t playing himself so much as an archetype that few other actors could have fit: an insecure celebrity whose Faustian decision to embody a superhero called Birdman subsequently made it impossible for critics or audiences to take him seriously in anything else. Riggan is one of those roles, like Norma Desmond in “Sunset Blvd.,” that relies heavily on the actor’s offscreen persona, and it works because audiences know so little about Keaton’s private life, though they find him endearing even when he’s playing narcissistic characters.

    It’s hardly the first time the movies have cannibalized themselves for subject

    matter, and yet, Riggan’s dilemma seems larger than that of one actor. His crisis is somehow universal, possibly even cosmic, as suggested by the apocalyptic sight of a dying star flaming comet-like across the screen at the outset of the picture. Cut to Riggan, levitating calmly in his dressing room the day before previews begin for his big play. It will be more than half an hour before the next obvious splice — a trick that d.p. Emmanuel Lubezki learned on “Children of Men,” and here he extends the illusion of long, uninterrupted takes for nearly the duration of the entire feature as the behind-the-scenes tension escalates through to opening night.

    For his Broadway debut, Riggan has selected Raymond Carver’s “What We Talk About When We Talk About Love,” adapting the short story in such a way as to give himself all the glory, from the bathetic monologue that comes just

    before intermission, to the ballistic finale (invented for the play), which sees his character blowing his brains out moments before the curtain falls. This is a movie-star approach to theater, where truly great stage actors let their co-stars shine. But then, Riggan has something to prove, surrounding himself with pros — including a respected old friend (Naomi Watts) and the much younger actress he happens to be shagging (Andrea Riseborough) — in hopes that they make him look better. And when an accident allows Riggan to replace a weak player with someone better, Mike (Edward Norton), he leaps at the chance, clearly unprepared for what sharing the spotlight with a real actor entails.

    If agreeing to play Birdman represented some sort of artistic sellout earlier in Riggan’s career (a compromise compounded when he agreed to make two sequels), then this Carver play ought to earn back his cred. Or so he

    figures, surrounding himself with a yes-man producer (Zach Galifianakis, in masterfully subtle control of his comedic impulses, except for one moment, where he inexplicably mispronounces “Martin Scorsees”) and other sycophants. Riggan has even gone so far as to convince himself that he has telekinetic powers, using his mind to move objects and taking advice from the disembodied voice of Birdman (Keaton’s own, lowered a register). But his druggie daughter/assistant, Sam (Emma Stone), calls his bluff, eviscerating his irrelevance in a rant sure to win over a generation too young to have seen Tim Burton’s “Batman.”

    This is perhaps one of the unexpected virtues of ignorance referred to by the film’s evocative full title: Riggan approaches the Carver play without all the baggage of a traditional Broadway actor, but then, theatergoers approach it with different expectations as well, ranging from the spiteful prejudgment of a jaded New York Times critic (Lindsay Duncan,

    trying to seem her Meryl Streepiest) to the naivete of youth. (Oh, to pluck out Sam’s eyes and see Broadway through them!) The film virtually overflows with references, to contemporary blips such as Justin Bieber and established minds like Roland Barthes, managing to be simultaneously crude and urbane, while speaking to different audiences on whatever intellectual level they prefer.

    As for intent, Inarritu and co-writers Nicolas Giacobone, Alexander Dinelaris, Jr., Armando Bo are clearly taking a generational stand with this script, which mourns a time when Hollywood actors had the chance to play flawed and fascinating men, as opposed to one-dimensional supermen. Like last year’s “The Great Beauty,” “Birdman” finds itself parsing a deep creative and existential crisis, never allowing its justifiable cynicism to drown out what idealism remains, even as it observes that our finest screen actors — Michael Fassbender, Robert Downey Jr. and Jeremy Renner among them — are

    all cashing comicbook paychecks these days (even as it conveniently pretends that Norton’s “Hulk” never happened).

    Norton very nearly steals the show from Keaton at one point. Revealing body and soul alike, both stars are inviting us to laugh at aspects of their real selves, though Norton initially seems the more impressive actor, amplifying his own intense commitment to realism to absurd extremes — with the hilarious result that finding himself in the moment during an early performance proves a rather dramatic cure for his character’s offstage impotence. At first, Keaton doesn’t seem capable of reaching as deep, either in reality or as Riggan, though that’s before the humiliation of wandering through Times Square crowds nearly naked.

    “Birdman” offers by far the most fascinating meta-deconstruction of an actor’s ego since “Being John Malkovich,” and one that leaves no room for vanity. From the moment Keaton first removes his wig to the sight

    of him wrapped in Batman-like facial bandages, his performance reveals itself in layers. The role demands that he appear superficial and stiff onstage, while behaving anything but as the character’s personal troubles mount and his priorities begin to align — at which point, he appears in a dual role, donning the ridiculous Birdman costume to hover, seen only by Riggan, like a cracked-out version of Broadway’s own “Harvey.”

    Judged by Howard Hawks’ quality standard — “three great scenes, no bad ones” — “Birdman” features at least a dozen of the year’s most electrifying onscreen moments (scrambled, so as to avoid spoilers): the levitation, the hallucination, the accident, the fitting, the daughter, the critic, the ex-wife, the erection, the kiss, the shot, the end and Times Square. Most films would be lucky to have one scene as indelible as any of these, and frankly, it’s a thrill to see Inarritu back from

    whatever dark, dreary place begat “21 Grams,” “Babel” and “Biutiful,” three phony, contrived melodramas engineered to manipulate, while posing as gritty commentaries on the harsh world we inhabit.

    With “Birdman,” the director has broken from his rut of relying on shaky handheld camerawork to suggest “realism,” or an invasive Gustavo Santaolalla score to force the desired reactions, instead finding fresh ways to delve into the human condition. (He has even altered his onscreen credit, condensing “Gonzalez” to a mere “G.,” as if to acknowledge this new chapter.) Yes, the film is preoccupied with an aging actor’s psyche, but it also addresses fatherhood, marriage, personal integrity and the enduring question of the legacy we leave behind — as in an amusing scene in which Riggan imagines being upstaged by “Batman and Robin” star George Clooney in his obituary. Above all, it is an extremely clever adaptation of Carver’s short story, simultaneously postmodern

    (ironically, a rather retro label) in its meta self-parody and cutting-edge, owing to the dynamism of its style.

    Circling shark-like around Keaton, then darting off to stalk other actors, Lubezki’s camera is alert and engaged at all times, an active participant in the nervous backstage drama. Taking a cue from Alfred Hitchcock’s “Rope,” the meticulously blocked shoot cleverly finds ways to mask cuts, using invisible visual effects to stitch together various scenes so it appears that the entire film is one continuous take, even though the events take place over several weeks and in various uptown Gotham locations — primarily Broadway’s St. James Theater, but venturing out anywhere that Riggan can walk or Birdman can fly.

    In addition to being a virtuoso stunt in its own right, this single-shot illusion serves to address the critique that screen acting is somehow less demanding than stage acting, since there are no conventional editing tricks

    in place to shape the performances. The cast has no choice but to ante up, which everyone does in spades, and the film is built generously enough that everyone gets ample time to impress (although it should be noted that none of the background sexual intrigues amount to anything).

    Inarritu’s approach is mind-boggling in its complexity, nearly as demanding on Lubezki as “Gravity” must have been, such that even seemingly minor jokes, as when the camera spies the drummer responsible for the pic’s restless jazz score (by Antonio Sanchez) lurking on the edge of the frame, had to be perfectly timed. It’s all one big magic trick, one designed to remind how much actors give to their art even as it disguises the layers of work that go into it.

    Perle di sceneggiatura


    Commenti del regista

    La commedia che Riggan allestisce allo storico St. James Theater è tratta dal racconto di Raymond Carver What We Talk About When We Talk About Love e, ovviamente, la ricerca dell’amore e dell’accettazione è il filo conduttore di Birdman:

    "Fin dall’adolescenza sono stato un grande fan di Raymond Carver e questa storia è un classico. L’ho scelta perché era davvero una cattiva idea. Cerco sempre di mettermi nella testa dei personaggi e, per un tipo come Riggan, che non appartiene al teatro, allestire una commedia tratta da un racconto di Raymond Carver è una sfida estremamente difficile e quasi assurda. Avevo bisogno di una commedia e c’era un’incredibile coincidenza tra i temi trattati in questo racconto e Riggan che vuole essere amato e cerca di capire da dove provenga l’amore. Volevo giocare con l’idea di Riggan che prova a proiettare alcuni elementi della commedia nella sua vita newyorkese e, poco per volta, si trasforma nel personaggio che interpreta: l’uomo disperato che va nella stanza di un motel e chiede di essere amato..."

    Bibliografia:

    Nota: Si ringraziano 20th Century Fox e lo Studio PUNTO&VIRGOLA

    Pressbook:

    PRESSBOOK COMPLETO in ITALIANO di BIRDMAN O (L'IMPREVEDIBILE VIRTÙ DELL'IGNORANZA)
    ENGLISH PRESSBOOK of BIRDMAN OR (THE UNEXPECTED VIRTUE OF IGNORANCE)

    Links:

    • Alejandro González Iñárritu (Regista)

    • Naomi Watts

    • Edward Norton

    • Amy Ryan

    • Emma Stone

    • Andrea Riseborough

    • Michael Keaton

    1 | 2 | 3 | 4

    Galleria Video:

    Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) - trailer 2

    Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) - trailer

    Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) - trailer (versione originale) - Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance)

    Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) - spot TV

    Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) - spot 'Gli oscar di Birdman'

    Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) - spot 'Il cast di Birdman'

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