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INLAND EMPIRE - L'IMPERO DELLA MENTE
Dalla 63a Mostra (Lido di Venezia)
(Inland Empire USA/POLONIA/FRANCIA 2006; drammatico/misterioso; 172'; Produz.: Inland Empire Productions; Distribuz.: Internazionale: Studio Canal / Italiana: BIM Distribuzione)
(Comment by PATRIZIA FERRETTI) - Hitchcock and video art together for an experimental product as in “Inland Empire†by director/painter David Lynch, run on the wire of a cryptic and maze-like carousel, multiple projections in a psychoanalytic key.
In the center of all this, an extraordinary Laura Dern. And is there, in the center that the audience could search his or her own Arianna’ s thread into the endless sea of possibilities that the movie urges. In that tangle of symbols and metaphors, that stems an overpowering river of reality and fiction, dream and nightmare, there’s a thick substrate plot such as the homeless on the walk of fame, with all the golden and shining stars and the blood of those who can not make it for the night. - (Translation by MARTA SBRANA, Canada)
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Titolo in italiano: Inland Empire-L'impero della mente (1)
Titolo in lingua originale:
Inland Empire
Anno di produzione:
2006
Anno di uscita:
2006
Regia: David Lynch
Sceneggiatura:
David Lynch
Cast: Laura Dern (Nikki Grace/Sue) Jeremy Irons (Kingsley Stewart) Justin Theroux (Devon Berk/Billy Side) Julia Ormond (Doris Side) Harry Dean Stanton (Freddie Howard) Terryn Westbrook (Chelsi) Peter J. Lucas (Piotrek Krol) Karolina (ragazza perduta) Jan Hencz (Janek) Krzysztof Majchrzak (Fantasma) Grace Zabriskie (Vicina visitatrice) Diane Ladd (Marilyn Levens) Ian Abercrombie (Henry the Butler)
Musica: Angelo Badalamenti
Costumi: Karen Baird e Heidi Bivens
Scenografia: Gretchen Houk, Melanine Rein
Fotografia: Odd-Geir Saether
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
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Sinossi:
IN BREVE
Ambientato all'interno della vallata fuori di Los Angeles, il nuovo film di David Lynch è un mistero che ruota intorno ad una donna nei guai.
Commento critico (a cura di Patrizia Ferretti)
Come azzardarsi a dare un voto, peraltro circoscritto in una scala numericamente riduttiva, da 1 a 5, ad un film così spiazzante? Sarà il pubblico a valutarlo nel tempo, ma non certo numericamente, e a trarne la propria personale interpretazione.
FLASH MOVIE:
HITCHCOCK E VIDEO ART NELLA CONFEZIONE SPERIMENTALE DI ‘INLAND EMPIRE’ DI DAVID LYNCH REGISTA-PITTORE E ARTISTA A TUTTO TONDO, CORRONO SUL FILO DI UNA CRIPTICA E LABIRINTICA GIOSTRA, PROIEZIONE MULTIPLA IN CHIAVE PSICANALITICA, CON AL CENTRO DEL VORTICE UNA STRABILIANTE LAURA DERN, LA’ DOVE OGNI SPETTATORE (MA DOVRA’ ASPETTARE IL PRIMO SEMESTRE DELL’ANNO PROSSIMO) POTRA’ ANDARE ALLA RICERCA DEL PROPRIO FILO DI ARIANNA NELL’INFINITO MARE DI POSSIBILITA’ CHE IL FILM SOLLECITA: TRA UN GROVIGLIO DI METAFORE E SIMBOLI CHE VANNO A FAR DA ARGINE A QUEL TRAVOLGENTE FIUME IN PIENA DI REALTA’ E FINZIONE, SOGNO E INCUBO, OCCHIEGGIA UN FITTO SOSTRATO DI SOTTOTRAME, TRA CUI, AD ESEMPIO, DEI SENZATETTO PROPRIO |
SUL MARCIAPIEDE DELLA STRADA DELLA FAMA, DECORATA CON LE STELLE DELLA CELEBRITA’ E IL SANGUE DI CHI LI’ VA A MORIRE.
Un film avanguardista che strabilia e sconcerta questo Inland Empire di David Lynch, Premio ‘Leone d’Oro alla Carriera’, proprio in questa 63a edizione di Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica al Lido di Venezia. Un percorso con una, apparentemente innocua storia reale, là dove Laura Dern e Justin Theroux sono attori in un film diretto da Jeremy Irons: non un film qualsiasi, ma il remake di un film incompiuto, girato anni prima in Polonia, avvolto nel mistero perché gli attori originali sono stati assassinati. E’ così che, tra false partenze di percorsi narrativi apparentemente logici, si dipana una complicata matassa di labirintici percorsi altri, più o meno a questa correlati, ma che sfuggono di fatto ad una effettiva aderenza consuntiva, visualizzati dalla regia con il ricorso a tecniche miste e sofisticate di |
effetti visivi in chiave sperimentale, talora da video art. Quasi si volesse dare corpo alle infinite possibilità scaturibili dai punti di partenza, tra la finzione recitata sul set e realtà , scarti temporali, incubi e sogni aperti, chiusi e riaperti come fossero scatole cinesi, materializzazioni labirintiche e talora psichedeliche di proiezioni mentali, malesseri psicologici interiori, là dove ci si rammenta che Lynch è anche pittore oltre che regista e per la verità , artista a tutto tondo per aver sondato direttamente ogni branca di elaborazione cinematografica. Qui Lynch riafferma tutta la potenza esplicativa ed estremamente ermetica di un cocktail di immagini integrate al suono, a canzoni e danza, spesso liberato completamente dalle parole, per far immergere lo spettatore nella infinita e inquietante spelonca dell’ignoto. Un mare di possibilità , arricchito da un altrettanto poliedrico microcosmo di metafore e simboli, tra cui i conigli, la luce rossa, la dominante cromìa in verde, oltre che |
da sottotrame a sfondo socio-morale, quali, ad esempio, l’infedeltà coniugale, i senza tetto sulla strada della fama decorata dalle stelle delle star così come del sangue di chi vi va a morire. E, sulle onde di questo infinito mare di possibilità , è opportuno lasciarsi andare, senza però, e questo è un consiglio personale, abbassare la guardia per non restarne sommersi. Un aiuto in questo sforzo ci giunge proprio dalla protagonista al centro di questo vortice: una Laura Dern superba e poliedrica interprete capace di toccare qui ogni registro possibile di recitazione, soprattutto di quello che si staglia all’orizzonte come un iceberg di massima introspezione.
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