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Dalla 62a Mostra alla sala cinematografica : I FRATELLI GRIMM E L'INCANTEVOLE STREGA
(I Fratelli Grimm e l’Incantevole Strega, USA 2005; fantastico; Durata: 120’; Produz.: Dimension e Metro Goldwyn Mayer Pictures; Distribuz.: Buena Vista International); Uscita in Italia: Ottobre 2005;
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Titolo in italiano: I Fratelli Grimm e l'Incantevole Strega
Titolo in lingua originale:
The Brothers Grimm
Anno di produzione:
2005
Anno di uscita:
2005
Regia: Terry Gilliam
Sceneggiatura:
Ehren Kruger
Cast: Matt Damon (Wilhelm Grimm) Heath Ledger (Jacob Grimm) Peter Stormare (Cavaldi) Lena Headey (Angelika) Jonathan Pryce (Delatombe) Tomás Hanák (Woodsman) Julian Bleach (Letorc) Mackenzie Crook (Hidlick) Richard Ridings (Bunst) Monica Bellucci (Mirror Queen)
Musica: Dario Marianelli
Costumi: Gabriella Pescucci e Carlo Poggiali
Scenografia: Guy Hendrix Dyas e Judy Farr
Fotografia: Newton Thomas Sigel
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
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Sinossi:
“L’acclamato regista Terry Gilliam (La leggenda del Re pescatore, L’esercito delle dodici scimmie) dirige I fratelli Grimm e l’incantevole strega, l’avventura dei leggendari autori di fiabe, Will e Jake Grimm (Matt Damon e Heath Ledger), due fratelli che si avventurano per le campagne dell’era napoleonica, sconfiggendo mostri e demoni in cambio di denaro facile. Ma quando vengono smascherati dalle autorità francesi, i truffatori si vedono costretti ad affrontare un terribile ed autentico incantesimo addentrandosi in una foresta incantata dove giovani fanciulle spariscono in circostanze misteriose.
Molte delle loro celebri fiabe come Cenerentola, Cappuccetto Rosso e Hansel e Gretel si intrecciano magistralmente in questa storia che segue i fratelli Grimm mentre affrontano tutto quello che la loro immaginazione ha portato in vita in questa epica battaglia tra fantasia e realtà â€.
Dal >Press-Book< di I Fratelli Grimm e l’Incantevole Strega
Commento critico (a cura di Patrizia Ferretti)
MATT DAMON, HEATH LEDGER E MONICA BELLUCCI STREGATI DALLA FIABA RIVISITATA DAL REGISTA TERRY GILLIAM IN UN LABIRINTICO E ROCAMBOLESCO PERCORSO IN CUI C'E' DAVVERO IL RISCHIO DI PERDERSI ... AL PUNTO DA RIMPIANGERE LE FAVOLE DEI FRATELLI GRIMM, QUELLE AUTENTICHE! UN RITORNO ALLE ORIGINI DELLA FIABA CON RIVISITAZIONI SUL TEMA CHE RENDONO IL NUOVO PERCORSO UN LABIRINTO DI ROCAMBOLESCHE AVVENTURE PESANTE E NOIOSO, IN GRADO DI VANIFICARE L’ELEGANZA DELLA METAFORA CHE OCCHIEGGIA IN SOTTOFONDO
Il mondo ha sempre avuto bisogno della fiaba, di una buona storia fantastica in cui immergersi, e non solo i bambini. Anzi, a giudicare dall’intensificarsi della produzione cinematografica di blockbusters nel genere fantasy-favolistico, sempre di grande successo al botteghino, Il signore degli anelli in testa, sembra quasi che stia diventando sempre più un‘impellente esigenza di evasione universale, proprio in tempi in cui la realtà è indubbiamente peggiore della finzione. Se c’è un pregio in questo film |
un po’ farraginoso e labirintico che ritocca il make up a favole tradizionali e note come Cappuccetto rosso, Biancaneve e i sette nani, Hansel e Gretel, Pollicino, Cenerentola, Raperonzolo, eccetera eccetera, creando un inedito album tenebroso e temibile con diverse varianti sul tema, sia pure sempre nel profondo di una foresta come da copione, è la scelta di una cifra stilistica narrativa elementare, semplice, nel senso che deliberatamente rinuncia agli effetti speciali per un convinto ritorno alle origini. Le varianti sul tema includono l’incursione degli stessi narratori, i fratelli Grimm, (Matt Demon e Heath Ledger), direttamente coinvolti nelle rocambolesche avventure, ora consapevoli ingannatori a scopo di lucro delle masse impaurite, ora diretti protagonisti con il potere di dare una svolta concreta all’evoluzione dei fatti. Tuttavia le licenze diventano tante e tali da annodarsi su se stesse e impantanarsi in un percorso davvero pesante da seguire, al punto da far |
perdere interesse e dimenticare quella che nelle buone intenzioni del regista Terry Gilliam doveva evidentemente costituire l’anima delle storie nella storia, la chiave metaforica di un assunto finale: i fratelli Grimm con le loro favole hanno distrutto il cuore tenebroso del male? In un film come questo la recitazione dei protagonisti diventa secondaria a tutto vantaggio del trucco e della stessa metafora narrativa, nonché di un’ambientazione vivificata da un forte debito al romanticismo pittorico tedesco, dove il protagonismo di una inedita Monica Bellucci nelle vesti della strega malefica ne rimarca i tratti perennemente statuari che la rendono prigioniera della propria immagine porcellanata, immagine che, d’altra parte, questa volta si sgretola cadendo inesorabilmente in frantumi.
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