DYLAN DOG: L'INVESTIGATORE DEL SOPRANNATURALE CREATO DA TIZIANO SCLAVI NEL 1986 E DIVENTATO IL SECONDO FUMETTO PIU' VENDUTO IN ITALIA DOPO TOPOLINO RAGGIUNGE FINALMENTE LA CELLULOIDE
Dal Giffoni Film Festival 2010 (ANTEPRIMA dei primi 20 Minuti) - RECENSIONE - Dal 16 MARZO
“Quando abbiamo analizzato la serie di fumetti, ci siamo resi conto di quanto incredibili e diverse fossero tutte le storie contenute in ogni singolo numero, nonostante la presenza di questo personaggio centrale che è Dylan, che è qualcosa a metà tra Sam Spade1 e Mike Hammer2, ma che vive in un mondo che non avevamo mai visto prima d’ora.â€
Il co-sceneggiatore Thomas Dean Donnelly
Titolo in lingua originale:
Dylan Dog: Dead of Night
Anno di produzione:
2010
Anno di uscita:
2011
Regia: Kevin Munroe
Sceneggiatura:
Joshua Oppenheimr e Thomas Dean Donnelly
Soggetto: Dylan Dog, l’investigatore del soprannaturale, è un personaggio cartoon creato da Tiziano Sclavi nel 1986 e diventato il secondo fumetto più venduto in Italia dopo Topolino.
Brandon Routh (Superman Returns) è un Dylan Dog scanzonato e impavido che, stufo di zombie e vampiri, ha scelto di andare in pensione anticipatamente. Ma il lavoro del detective del mistero non è davvero mai finito e sarà costretto a tornare in azione per decifrare le iscrizioni ritrovate su un antico manufatto che ha il potere di annientare l’umanità .
La temporanea tregua dichiarata tra gli eserciti dei Non Morti sta per cessare e New Orleans diventerà un campo di battaglia, a meno che un uomo non riuscirà a risolvere un mistero, a preservare la pace e a rimanere vivo…
Cosa succede quando si mischiano due parti di UNDERWORLD, una parte di ZOMBIELAND e al tutto si aggiunge una spruzzatina di CHINATOWN? Si ottiene un horror/commedia/thriller originale e bizzarro tratto dalla graphic novel italiana di maggior successo di tutti i tempi: DYLAN DOG.
Brandon Routh interpreta Dylan, il cinico detective che fugge dal mondo dei vampiri, degli zombie e dei lupi mannari dopo aver perso il suo unico vero amore.
La nostra storia ha inizio quando una misteriosa donna, di nome Elizabeth, (Anita Briem) lo assume per risolvere l’orribile omicidio di suo padre. Quando Dylan trova dei peli di lupo mannaro sulla scena del crimine capisce immediatamente di avere nuovamente a che fare con qualcosa di sovrannaturale. In un primo momento, Dylan cerca di rifiutare il caso ma quando il suo migliore amico Marcus (Sam Huntington) viene ucciso e torna sotto forma di zombie il nostro eroe si trova costretto ad agire.
Per cercare delle risposte alle sue domande, Dylan si rivolge ad un suo vecchio amico e nemesi. Gabriel (Peter Stormare), leader dei Lupi Mannari, mostra ancora rispetto nei confronti di Dylan, però lo invita a 'rimanere da parte'. Vargas, il leader del clan dei Vampiri (Taye Diggs), è ancor meno felice di rivedere Dylan e glielo dimotra inviandogli una gang di teppisti assetati di sangue per toglierlo di mezzo prima che quest’ultimo riesca a sventare il piano messo in atto da Vargas, il cui scopo è far sì che i Vampiri riescano ad assumere il dominio assoluto.
A questo punto, Dylan, Marcus ed Elizabeth si trovano a dover affrontare una corsa contro il tempo per trovare un oggetto antico che potrebbe sconvolgere l’equilibrio tra i due mondi (quello degli umani e quello dei non morti) e, nel senso letterale del termine, scatenare l’Inferno sulla Terra... e a New Orleans.
Commento critico (a cura di ENRICA MANES)
Cominciamo brevemente con l’elencare ciò che c’è e ciò che invece del classico Dylan Dog non si trova affatto in questa che appare, in maniera molto evidente, come la rivisitazione hollywoodiana di un classico del fumetto italiano e che dal cinema made in Usa importa pregi, difetti, caratteri e idee.
A cominciare dall’ambientazione della città , non Londra ma New Orleans, la città dei bianchi e dei neri, del profondo sud e della tradizione sincretistica di usi e costumi, di etnie differenti, per arrivare alla rivisitazione dei mostri e andare più a fondo fino all’anima ed al senso della dimensione vagamente orrorifica e noir tipicamente d’oltreoceano che riporta alla mente mondi cult di genere e atmosfere più recenti che a tratti strizzano l’occhio non soltanto alle innumerevoli saghe dedicate ai morti viventi (La notte dei morti viventi) ma anche sembrano attingere a piene mani dalla serie di Resident Evil e dal film
Io sono leggenda piuttosto che dalla matrice di Sclavi, ideatore e fumettista padre del tenebroso eroe Dylan.
Dell’autore d’altronde rimane ben poco, una fugace citazione, traccia per il protagonista per arrivare all’oggetto del desiderio che, come in ogni fiaba che si rispetti - e quindi anche in ogni storia di eroe - si raggiunge solamente attraverso un’irta selva di prove, con principesse da salvare che si dimostrano in realtà abili 'amazzoni della morte' depositarie di segreti e mostruose forme del male; e Sclavi dunque, soltanto un nome, relegato ad essere un custode, vampiro dormiente racchiuso nella sua teca di vetro.
E non ci sono nemmeno il fidato Groucho- assistente maggiordomo di Dog nella sua grande casa buia dal campanello che ulula per avvisare dell’arrivo degli ospiti - l’ispettore Bloch, e il galeone è relegato ad essere un modello - come il clarinetto - piuttosto che uno status mentale del tormentato investigatore dei
morti.
D’altronde si sarebbe con buona ragione potuto attingere dall’immaginario che aveva invece popolato la storia scritta da Tiziano Sclavi e divenuta film per la regia di Michele Soavi, che nel 1994 uscì con il titolo (omonimo) di Dellamorte, Dellamore e che vedeva come interprete un giovane Ruper Everett davvero perfetto nella parte di Dog.
Oggi invece rimangono soltanto il “Maggiolone†–oltretutto nero e non bianco come nell’originale - e la camicia rossa con jeans e giacca nera a fare l’habitus di un Dylan che li indossa aprendo un armadio come si trattasse di un costume, di scena o forse atto a vestire i panni dismessi di un eroe che era e che desiderava di non essere più.
Una storia rivista molte volte e che di recente ha avuto come protagonisti altri eroi del fumetto americano come lo Spiderman di Sam Raimi e che del Dog dolente e introspettivo mantiene ben poco e
dove anche i personaggi sono ridotti a maschere moderne che dall’originale riprendono i tratti caratteristici precipitandoli invece in un universo rimodernizzato e dallo spazio atemporale ben più sfalsato che nel fumetto di Sclavi.
E dire che come punto di partenza sia le scelte di regia che i piccoli tocchi tecnici avevano fatto ben sperare, con quel buio tipicamente noir ed il taglio di inquadratura a rendere l’idea della vignetta fumettistica, ora leggermente laterale, ora attento al dettaglio in quei mirabili primi attimi di pellicola in cui la salsa di pomodoro, come alla maniera del migliore splatter, si confonde con il sangue che gocciola dal soffitto ed il rosso spicca in gocce e macchie sul bianco.
fronte ad un calderone in cui Codice Da Vinci e moderne rievocazioni sacrali ed evocative di segreti Templari si mescolano invece in un tutt’uno assai poco convincente.