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REALITY: DOPO 'GOMORRA' MATTEO GARRONE TORNA SULLA CROISETTE PER UN ALTRO SCOTTANTE TEMA DI ATTUALITA'
RECENSIONE - VINCITORE del 'GRAND PRIX della GIURIA al 65. Festival del Cinema di CANNES (16-27 Maggio 2012) - Dal 28 SETTEMBRE
"Dopo 'Gomorra' volevo fare un film diverso, cambiare registro e così ho provato a fare una commedia. Il film nasce da una storia semplice, documentata, che abbiamo trasfigurato per fare una riflessione su un paesaggio contemporaneo; un viaggio attraverso un Paese. Un percorso fatto di sogni e attese di questi sogni, che si sviluppa su due piani: uno esterno, geografico e l’altro interno, psicologico. Due piani che sono fortemente connessi fra loro, infatti è proprio quel tipo di paesaggio culturale a generare i personaggi che animano la nostra storia. 'Reality' è un film sulla percezione del reale, la storia di un uomo che esce dalla realtà ed entra nel proprio immaginario. Ho sempre pensato a Luciano, il protagonista del film, come ad un moderno Pinocchio, un personaggio con un’innocenza e un candore infantili. Infatti, filmandolo, l’ho seguito come se stesse vivendo un’avventura fantastica. Durante le riprese ero di continuo alla ricerca di quel sottile equilibrio tra realtà e sogno, ricercando anche dal punto di vista figurativo una dimensione favolistica, una sorta di 'realismo magico'".
Il regista e co-sceneggiatore Matteo Garrone
(Big House; ITALIA 2011; Dramedy; 115'; Produz.: Archimede-Fandango/Le Pacte-Garance Capital/Rai Cinema; Distribuz.: 01 Distribution)
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Titolo in italiano: Reality
Titolo in lingua originale:
Big House
Anno di produzione:
2011
Anno di uscita:
2012
Regia: Matteo Garrone
Sceneggiatura:
Matteo Garrone, Ugo Chiti, Massimo Gaudioso e Maurizio Braucci
Soggetto: Matteo Garrone, Massimo Gaudioso.
Cast: Aniello Arena (Luciano) Claudia Gerini (Presentatrice GF) Loredana Simioli (Maria) Nando Paone (Michele) Graziella Marina (Mamma di Luciano) Nello Iorio (Massimone) Nunzia Schiano (Zia Nunzia) Rosaria D'Urso (Zia Rosaria) Giuseppina Cervizzi (Giusy) Raffaele Ferrante (Enzo) Paola Minaccioni (Cliente romana) Ciro Petrone (Barista) Salvatore Misticone (Calzolaio) Vincenzo Riccio (Vincenzo) Martina Graziuso (Martina) Cast completo Alessandra Scognamillo (Alessandra)
Musica: Alexandre Desplat
Costumi: Maurizio Millenotti
Scenografia: Paolo Bonfini
Fotografia: Marco Onorato
Montaggio: Marco Spoletini
Effetti Speciali: Leonardo Cruciano
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
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Sinossi:
IN BREVE:
Luciano è un pescivendolo napoletano che per integrare i suoi scarsi guadagni si arrangia facendo piccole truffe insieme alla moglie Maria. Grazie a una naturale simpatia, Luciano non perde occasione per esibirsi davanti ai clienti della pescheria e ai numerosi parenti. Un giorno, spinto dai familiari, partecipa a un provino per entrare nel "Grande Fratello". Da quel momento la sua percezione della realtà non sarà più la stessa.
IN ALTRE PAROLE:
Per mantenere la moglie e i due figli e soddisfare i bisogni indotti dalla modernità , il napoletano Luciano (Aniello Arena) fa il pescivendolo insieme al cugino e si districa tra piccole truffe. Nel suo piccolo, ha però un grande desiderio: sogna di partecipare al reality Grande Fratello, con la speranza di avere un ritorno economico dall'avventura televisiva che gli permetterebbe di cambiare vita e futuro e di assecondare una certa dose di narcisismo insita in lui. Divenendo ossessionato dall'idea, finisce con il perdere il senso della realtà , distorcendo la percezione di ciò che lo circonda.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
MATTEO GARRONE USA LA CHIAVE DEL 'REALISMO MAGICO' PER APRIRE UNA PORTA SUL VUOTO DELL'ANIMA COLLASSATA SOTTO IL PESO DI UNA EFFIMERA CHIMERA: QUELLA CHE SOTTOMETTE E SCHIAVIZZA L'ESSERE SOTTO L'AMMALIANTE ATROFIZZATORE MENTALE DELL'APPARIRE
Definire commedia il Reality di Matteo Garrone potrebbe quasi suonare come un'offesa. Reality gronda tutta l'amara malinconia di una tragedia umana che per nostra sfortuna non si limita al personaggio del pescivendolo Luciano. Personaggio che ha valso l'interessante prova di introspezione a tutto tondo di Aniello Arena, resa ancor più protagonista dalla ripresa intimista di Matteo Garrone, il cui obiettivo centra e accerchia il personaggio in sostenuti piani sequenza finché non riesce a metterne a nudo pensieri e ansie, di quelli in grado di creare solchi profondi per danni difficilmente riparabili. Luciano non è che un tragico figlio del nostro tempo, tra le moltitudini lampeggianti da una realtà che spesso supera la finzione. Fattore questo, confermato |
dalla stessa Claudia Gerini che in Reality, dall'alto della sua contenuta 'compostezza', non interpreta affatto la reale conduttrice tipo del Grande Fratello, piuttosto in stile, come dire, 'scimmia urlatrice'. Un tempo tanto decadente e blasfemo quanto arrogante e stupido. Un tempo che persevera nel votarsi anima e corpo a terrificanti 'mistificazioni' pescando sempre più nel fondo del barile della spazzatura. Un tempo che ama specchiare il proprio putrido aspetto in un piccolo schermo, per gloriarsene follemente, e ancora, e ancora, e ancora. Non so - e neppure ci tengo a saperlo - a quale 'girone' siamo arrivati con gli annuali appuntamenti televisivi di massa del Grande Fratello ma nutro solo la speranza che i sensibili cali di ascolto degli ultimi anni possano voler significare che forse qualcuno si va accorgendo di quanto si sia toccato il fondo e che il vuoto non può che produrre, inesorabilmente, altro vuoto.
Così il |
Reality di Matteo Garrone si impone dunque all'attenzione piuttosto come un altro film di denuncia. Dopo Gomorra Garrone si era prefisso di alleggerire i toni ma direi che abbia ottenuto quasi il risultato contrario, offrendoci in una languida 'confezione regalo', un vibrante dramma moderno. E dramma nel dramma, a mio avviso la cosa più tragica che trapela da Reality, congiuntamente alla visione e percezione adulta di Luciano & Co. è quella dei bambini, suoi figli, più fanatici che fan del piccolo schermo e del GF in particolare, dell'idea che il padre possa dimostrare pubblicamente il talento comico trasformista esibito abitualmente in famiglia. Un dramma moderno dunque, sia pure espresso da Garrone con un tocco di stile anticheggiante che paga volentieri pegno a quel classicismo pieno, reso florido dall'apporto nutritivo di branche artistiche diverse, tutte riunite sotto l'unica egida portante di quel che lo stesso Garrone ha riconosciuto come Realismo |
Magico. Chiave stilistica cui si affida fin dalla sequenza di apertura, con quel cocchio in stile Luigi XIV che avanza guadagnando terreno in pieno centro cittadino, accompagnato da un tintinnìo musicale di rintocchi cristallini idealmente riconducibile al genere favolistico. Da qui inizia la sua auto dichiarata "ricerca di quel sottile equilibrio tra realtà e sogno" che contraddistingue il percorso del suo personaggio chiave. "... Un percorso fatto di sogni e attese di questi sogni, che si sviluppa su due piani: uno esterno, geografico e l’altro interno, psicologico. Due piani che sono fortemente connessi fra loro...." Motivo rinforzato sul piano musicale con note struggenti che a tratti sembrano quasi rievocare quelle create da Ennio Morricone per le silenziose elucubrazioni psicologiche compresse dei personaggi di Sergio Leone.
E' dunque tra lunghissimi piani sequenza (quasi un leit motiv del film per un altro tratto che accomuna Garrone a Leone), carrellate di macchina laterali e |
soggettive sfocate - segno tangibile del graduale deragliamento del personaggio ancora in bilico tra realtà e sogno - con generoso ricorso a scenografie di caratterizzazione marcatamente teatrale dal pronunciato tocco pittorico, modulato sulla profondità degli scuri stemperati a parsimoniose fonti luministiche a luce calda, che Garrone rintocca i passi del nostro personaggio - seguito nel graduale affondo in un'ottica percettiva sempre più distorta e irrazionale - verso il patibolo di un collasso umano, assimilato in un tutt'uno con la Via Crucis celebrata nel film anche liturgicamente. Proprio il lato su cui questa pellicola, di indubbio valore, sembra farsi più sottile, tradendo qualche arrendevole cedimento alla semplificazione, quasi che questa sua trasfigurazione della realtà lo avesse portato ad una lettura epidermica e trasognata del fenomeno, cadenzata da una sceneggiatura un pò laconica e talora preconfezionata in fuggevoli e riduttivi sermoni sull'essere e l'apparire, didascaliche etichette messe in bocca al parroco |
officiante. Ma Garrone torna presto in forze sempre a cavalcioni di quel Realismo Magico che ha scelto qui come inseparabile alleato e cavallo di battaglia per guadagnare le sponde di un epilogo surreale in grande stile, a metà tra il sogno felliniano e la trasognata estasi di Noodle (Robert De Niro) in C'era una volta in America di Sergio Leone che, per inciso, sta per tornare per l'appunto nelle nostre sale il prossimo 19 ottobre in una inedita versione restaurata e integrata. |
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Pressbook:
PRESSBOOK in ITALIANO di REALITY
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