ASPIRANTE VEDOVO: FABIO DE LUIGI E LUCIANA LITTIZZETTO DIRETTI DA MASSIMO VENIER NEL REMAKE DE 'IL VEDOVO' (1959), CELEBRE COMMEDIA DI DINO RISI CON ALBERTO SORDI E FRANCA VALERI
RECENSIONE - Dal 10 OTTOBRE
"Quando mi è stato offerto di scrivere questo adattamento, parenti e amici mi hanno guardato negli occhi e mi hanno detto solo una cosa: 'Ma sei pazzo?'. In effetti anche solo avvicinarsi a un simile capolavoro mette i brividi. Un film strepitoso, amato da tutti. Un regista leggendario, al suo meglio, maestro di un cinema che ci riempie ancora di gioia e di orgoglio. Attori inarrivabili, al limite della perfezione e forse anche qualcosa di più. C'era di che spaventarsi, in effetti. Però quella storia formidabile, quei personaggi stupendi… Sono stati come una calamita. L'idea di potere passare dei mesi immerso in cose così belle alla fine è stata irresistibile. E' una cosa che ha unito un po' tutti noi: sapevamo che era un'impresa improba, forse impossibile, ma non vedevamo l'ora di affrontarla".
Il regista e co-sceneggiatore Massimo Venier
(Aspirante vedovo; ITALIA 2012; Commedia; 84'; Produz.: ITC MOVIE/RAI CINEMA/PUPKIN PRODUCTION con il contributo di Torino Piemonte Film Commission; Distribuz.: 01 Distribution)
Musica: Alessandro Bianchi (suono in presa diretta)
Costumi: Rossano Marchi
Scenografia: Alessandra Mura
Fotografia: Vittorio Omodei Zorini
Montaggio: Claudio Di Mauro
Scheda film aggiornata al:
06 Novembre 2013
Sinossi:
Alberto Nardi si dà arie da imprenditore giovane e dinamico ma per adesso è riuscito solo a collezionare un fallimento dopo l’altro. L’unico suo vero affare, sulla carta, è stato quello di sposare Susanna Almiraghi, grande industriale del Nord, una della donne più ricche e potenti del paese. Susanna, però, non ne può più di quel marito cialtrone e inconcludente e ha deciso di lasciarlo affogare nei suoi debiti. Per Alberto è la fine, ma il destino sembra volergli dare una mano: Susanna rimane vittima di un incidente aereo. Di colpo Alberto si ritrova miliardario, l’impero di sua moglie adesso è suo e già si atteggia a grande capitano d’industria. Purtroppo per lui il sogno dura poco: Susanna su quell’aereo non è mai salita, nel giro di ventiquattrore l’equivoco si risolve ed eccola di nuovo in sella, più dura e risoluta di prima mentre Alberto torna ad essere solo e soltanto il marito dell’Almiraghi. Ma quelle poche ore hanno lasciato il segno, Alberto ci ha preso gusto e inizia a pensare al modo per liberarsi di sua moglie e tornare a recitare il ruolo a lui più congeniale: Aspirante vedovo.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
CATTIVERIA E CINISMO DECLAMATI ALL'ENNESIMA POTENZA NELL'ALCOVA DI UNA 'DARK COMEDY' ALL'ITALIANA, PASTELLATA CON IL PENNELLO DEL 'CARATTERISMO': NEL PALLIDO OMAGGIO ODIERNO DI MASSIMO VENIER ALL'ORIGINALE DI DINO RISI, LUCIANINA LITTIZZETTO NON MANCA DI CATALIZZARE SIMPATIE E DI STRAPPARE QUALCHE TIEPIDO SORRISO
Ci aveva già provato Enrico Oldoini ad invadere il 'campo sacro' della gloriosa memoria in celluloide di Dino Risi con I mostri oggi (2008), pellicola che, terzo capitolo della commedia all'italiana in pillole, andava grossolanamente al seguito de I mostri (1963) e de I nuovi mostri (1977), la cui regia Risi aveva condiviso nientemeno che con Monicelli e Scola. Ci riprova oggi Massimo Venier con Aspirante vedovo, liberamente tratto da Il vedovo (1959) di Dino Risi, appunto, là dove al posto di Alberto Sordi e Franca Valeri troviamo Luciana Littizzetto, perfida radicale e spontanea come non mai nelle vesti della spietata donna manager e moglie tiranna, la
potente industriale Susanna (Elvira nell'originale) Almiraghi, e Fabio De Luigi (Alberto Nardi) che, nei panni del suo succube marito, cialtronesco e fallimentare imprenditore, a dispetto del suo atteggiarsi a dinamico uomo di successo, ridendo e scherzando medita un genere di vendetta che strizza l'occhio al noir. Quando si dice, stessa storia - più o meno - ben altro stile!
'Italiani, brava gente', come si soleva dire, oggi è meglio di no, meglio non pronunciarsi in tal senso, anche se verrebbe la voglia di gridarlo in nome di tutta quella italica 'brava gente' che ancora oggi sopravvive - anche se non si sa ancora per quanto! - ma senza voce alcuna, a dispetto della pesante coltre di marciume con cui è stata sotterrata e indebitamente infangata nel buon nome e nella dignità che ancora conserva nel suo piccolo privato, malgrado tutto. Ma si sa che il 'marciume' fa più audience, da sempre,
basta vedere l'imprinting dominante dei TG o di tante pagine di giornale - (eppure 'la carta costa!' come dice sempre al mattino via radio Alessandro Milan de "Il Sole 24 ore") - e allora ben venga il suo protagonismo anche sulla celluloide - ormai agonizzante anche lei, in nome del digitale - e tanti saluti! E cattiveria e cinismo all'ennesima potenza dunque siano!
Quale occasione migliore, alla luce dello scenario odierno, per rientrare in argomento? Or dunque, ieri era l'Italia degli anni '60 e del boom economico, oggi, il Bel Paese che fu, si guadagna il palcoscenico della 'vergogna' internazionale in nome della crisi che c'è e che ha innescato il suo bravo piano di 'Resistenza' in nome di una stabilità di governo fantasma, in barba all'instabilità a rischio catastrofe della massa di cittadini esterrefatti da cotanta arroganza. Arroganza che ora come allora si traduce più o meno nella stessa
lingua dell'abuso sfrangiato all'ombra della speculazione e dell'edilizia senza regole. Non è un caso che Venier apra il sipario con la 'Torre Velasca' prima di spalancare del tutto le finestre su una Milano 'sventrata' in un cantiere unico, là dove, con l'Expo 2015 in vista, sono in molti in cerca dell'affare e del profitto senza scrupoli mirato all'arricchimento personale.
Un caratterismo su cui Venier fa troppo affidamento, soprattutto per il personaggio del marito, 'mortificato' e umiliato, anche pubblicamente, dalla moglie arpia che non manca occasione per ricordargli la sua inadeguatezza a tutto tondo. De Luigi fa del suo meglio per districarsi in tanta generosità di primi piani e si aggrappa all'ancora di salvezza del 'caratterismo', appunto, che esprime a chiare lettere, senza sottendere, facendosi quasi sorpassare da un personaggio spalla come quello di Stucchi, sorprendentemente tratteggiato da Alessandro Besentini (l'Ale del duo comico 'Ale e Franz'
di Zelig), nella sottile ambiguità , equamente condivisa tra l'umile e compassionevole discrezione con cui sostiene e consiglia il cialtronesco Alberto Nardi, cercando in ogni modo di evitargli passi falsi, e l'intelligente consapevolezza della realtà delle cose. Un saggio e lungimirante 'alter ego' del nostro protagonista, che avrebbe potuto essere l'unico portavoce della parte buona sopravvissuta alle tante bassezze umane, qui riassunte nelle varie cerchie di amici, conoscenti, 'squali' piccoli e grandi, sempre pronti ad imbucarsi in qualche 'convention' (fosse pure un funerale) in cerca del proprio tornaconto personale, tanto quanto la famiglia della giovane amante, bella e oca come da copione. Avrebbe potuto esserlo se, paradossalmente, non si fosse macchiato del peccato peggiore: quello di incondizionata fedeltà e solidarietà alla persona sbagliata.
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano 01 Distribution, lo Studio Lucherini Pignatelli e Maria Rosaria Giampaglia (QuattroZeroQuattro)