LE STREGHE DI SALEM

La rocker Heidi (Sheri Moon), che forma il Big H Radio insieme a Whitey e Munster Herman (Jeff Daniel Phillips e Ken Foree) e lavora come DJ per un'emittente di Salem, la cittadina del Massachusetts nota per i suoi trascorsi esoterici, riceve per posta un misterioso disco in vinile. Il mittente dice: Lord. La ragazza pensa si tratti di una nuova rock band in cerca di visibilità, ma appena ascolta il disco con Whitey, questo inizia a suonare al contrario ed Heidi rivive il flashback di un trauma del passato. L’episodio sembra del tutto occasionale, tanto che quando più tardi Whitey riascolta il disco, con sorpresa la canzone si sente normalmente e diventa una grande hit tra gli ascoltatori della radio. A quel punto iniziano ad arrivare in radio biglietti gratuiti e poster dei Lord per un evento a Salem. Ma qualcosa di inconsueto si sta addensando sul cielo della

piccola cittadina, qualcosa che risucchia Heidi in un mondo lontano dove il Male sembra davvero a portata di mano. Ma è Heidi che sta impazzendo o i Signori di Salem stanno davvero tornando per pareggiare i conti?

Rob Zombie - il regista acclamato dai fan per la violenza distillata nei dittici La casa dei 1000 corpi e La casa del diavolo, e Halloween - The Beginning e Halloween II - prova ad alzare il tiro delle sue fantasie (morbose? paranoide?) pigiando sul tasto del barocchismo esasperato, usando come biglietto da visita le abusate megere che finirono sul rogo secoli addietro. E Le streghe di Salem, di conseguenza, segna un profondo punto di svolta nella carriera del regista. Noto per il suo horror per niente mainstream o modaiolo (non a caso le difficoltà di distribuzione in sala dei suoi film sono sempre notevoli), Zombie usa le streghe in questione e le apparizioni

demoniache, gli omicidi e le oscure presenze che aleggiano nella cittadina nota non solo nel New England, per marchiare a fuoco nella memoria di tutti gli eventi che gli Stati Uniti ricordano ancora oggi con un misto di orrore e fascinazione. Ma per farlo, il regista stavolta trova la sua chiave di volta nel cervello di una ragazza fragile e per questo ovvio bersaglio del Male: lì lì per ricadere nel tunnel della droga dopo mesi di astinenza, la protagonista de Le streghe di Salem assurge così al ruolo di emblema del suo stesso Paese, gli Stati Uniti, in un misto di tradizione e rimorso, incomunicabilità e dolore. È così che Zombie riesce a mettere davanti allo spettatore (a suo modo, naturalmente) un j’accuse a quel perbenismo strisciante a stelle e strisce che mai viene assopito del tutto. Il resto lo fa un assetto scenografico notevole e che rimane impresso

nella memoria - ma che latita un po’ sotto il punto di vista puramente emotivo - l’uso sapiente della musica e una visione ipnotica del maligno in sé. L’operazione è ardua e di difficile lettura, ma per chi non vedrà solo scene di innegabile blasfemia e nudità decadenti, avrà di che interrogarsi e magari divertirsi.