Parigi. Dopo aver passato una intera giornata in teatro a supervisionare audizioni di attrici per la sua nuova pièce, Thomas (Mathieu Amalric) si lamenta al telefono dello scarso rendimento delle candidate. Nessuna ha i requisiti necessari per il ruolo della protagonista. Poi, mentre Thomas si prepara ad andare via arriva Vanda (Emmanuelle Seigner), una ragazza impertinente, dotata di un'incredibile e sfrenata energia, che incarna tutto ciò che lui odia di più: è volgare, senza cervello e soprattutto pronta a tutto pur di ottenere la parte. Tuttavia, il regista decide suo malgrado di darle una chance. Scoprirà con stupore la metamorfosi della ragazza: non solo è fornita di oggetti di scena e costumi, ma ha capito profondamente il carattere del personaggio e ne conosce a memoria le battute. Man mano che il provino prosegue, l'intensità tra i due aumenta e l'attrazione che Thomas prova verso Vanda diventa ossessione...
SHORT SYNOPSIS:
An actress attempts to convince a director how she's perfect for a role in his upcoming production.
Commento critico (a cura di ROSS DI GIOIA)
In un teatro parigino polveroso e ormai deserto, il regista Thomas (Mathieu Amalric) è sull’orlo della disperazione. Dopo una giornata passata a fare audizioni cercando l'attrice giusta per il ruolo di Vanda nel suo adattamento per le scene del romanzo Venere in pelliccia di Leopold Von Sacher-Masoch, infatti, nessuna delle candidate salite sul palcoscenico si è nemmeno avvicinata a quanto Thomas abbia in mente. Pronto per andare via, mentre fuori piove a dirotto, il regista si ritrova davanti un’ultima candidata ormai fuori tempo massimo: si tratta di Vanda (Emmanuelle Seigner), un’attricetta con un curriculum praticamente inesistente - e dai modi piuttosto volgari e rozzi - decisa a tutto pur di ottenere la parte. Praticamente costretto, Thomas decide allora di lasciarla provare e con stupore vede Vanda trasformarsi nella “sua†Vanda. Una immedesimazione che trascende il personaggio stesso che deve interpretare e che porta i due ad un duello sottile tra
ossessione e seduzione.
“E l’Onnipotente lo colpì. E lo consegnò nelle mani di una donnaâ€. È questa la citazione che potrebbe racchiudere in poche - appropriate - parole questo Venere in pelliccia di Roman Polanski. Selezionato per partecipare in concorso al Festival di Cannes 2013, il film è ispirato all’omonimo romanzo scritto da Leopold von Sacher-Masoch e, nello specifico, dall’omonimo adattamento teatrale del romanzo ad opera di David Ives, co-sceneggiatore della pellicola. Dopo il quartetto di Carnage, quindi, Polanski torna al cinema con un canovaccio del tutto teatrale e cerca sullo schermo la fisicità e l’immediatezza del testo teatrale. Giocando in qualche modo con il metateatro (al cubo anche, se consideriamo che il palcoscenico che ospita regista e attrice mostra ancora le vestigia di un musical belga ispirato a Ombre rosse che è appena terminato), Polanski usa i suoi personaggi in un alternarsi di ruoli e di identità sessuali perfino.
Almeno fino a quando il balletto dei due non si placa, diradando le ombre che fino a quel momento erano state proiettate e una nuova bramosia può emergere in superficie… Un incontro-scontro tra dominazione e sottomissione, dove le parti amano contaminarsi a vicenda e dove non c’è una vittima o un carnefice, ma la certezza, al contrario, che vittima e carnefice possono essere semplicemente il riflesso che ognuno di noi, con alternanza più o meno consapevole, decidiamo di esaltare o boicottare una volta piazzati davanti alle nostre stesse ossessioni. E in un misto di tentazione e sadismo, ironia e potere, Polanski usa lo spettatore come un voyeur complice e silente, approfittandone per nascondersi una volta dietro lo stupore di Thomas, una volta dietro il trucco colato di Vanda.
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano 01 Distribution e Silvia Saba (SwService)