LO SCIACALLO - NIGHTCRAWLER: JAKE GYLLENHAAL GIORNALISTA DI CRONACA NERA PER CASO, O, PER MEGLIO DIRE, PER NECESSITA'
1 NOMINATION agli OSCAR 2015 come 'MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE' - 4 NOMINATION ai BAFTA FILM AWARDS: 'MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA' (JAKE GYLLENHAAL), 'MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA' (RENE RUSSO), 'MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE' e 'MIGLIOR MONTAGGIO' - GOLDEN GLOBE 2015 - NOMINATION come 'MIGLIOR ATTORE DRAMMATICO' a JAKE GYLLENHAAL - Dal IX. Festival Internazionale del Film di Roma – Sezione Mondo Genere - RECENSIONE ITALIANA e PREVIEW in ENGLISH by SCOTT FOUNDAS - (www.variety.com) - Dal 13 NOVEMBRE
Da qualche anno si sta sviluppando un fenomeno molto interessante che è quello del 'Citizen Journalism': i grandi mezzi di comunicazione ufficiali attingono ai video e materiali di utenti privati per i loro servizi di informazione di massa.
'YouReporter' è il caso più esemplificativo di questa tendenza: è la prima piattaforma italiana di videogiornalismo partecipativo, seguita e ritrasmessa dai principali mezzi d’informazione italiani (tv nazionali, carta stampata, portali di news) e internazionali.
Scaricando un'applicazione mobile, gli utenti possono pubblicare foto e video legati a notizie o fatti di cronaca di cui sono stati testimoni. La clip resta disponibile sulla piattaforma e aperta a commenti, condivisioni e geolocalizzazioni, come in un social network.
“L'utente non sostituisce il giornalista - dice Cimarosti, co-fondatore della piattaforma, - ma contribuisce ad allargare l'orizzonte dei possibili punti di vistaâ€
Il sito ha vinto i #MIA 2012 (Macchianera Italian Awards, gli oscar italiani del Web) durante il BlogFest 2012. Il premio, attribuito dalla Rete come miglior community, va proprio ai 40.000 citizen journalist che ogni giorno danno il loro contributo al sito.
Cast: Jake Gyllenhaal (Lou Bloom) Rene Russo (Nina Romina) Bill Paxton (Joe Loder) Riz Ahmed (Rick) Kevin Rahm (Frank Kruse) Ann Cusack (Linda) Eric Lange (Cameraman) Anne McDaniels (Ragazza del meteo a Los Angeles) Kathleen York (Jackie) Jamie McShane (Motociclista) Michael Hyatt (Detective Fronteiri) Jonny Coyne (Proprietario del banco dei pegni) Kent Shocknek (Annunciatore televisivo) Viviana Chavez (Desiree) Chad Guerrero (Scratchface) Cast completo
Makeup: Candace Neal (capo dipartimento acconciature)
Casting: Mindy Marin
Scheda film aggiornata al:
18 Gennaio 2015
Sinossi:
IN BREVE:
Un ambizioso giovane uomo scopre casualmente il mondo sotterraneo del giornalismo di cronaca nera a Los Angeles.
Lou (Jake Gyllenhaal) non riesce a trovare lavoro. Un giorno assiste per caso a un incidente stradale e ha un'illuminazione: si procura una videocamera e da quel momento passa le notti correndo sui luoghi delle emergenze, per riprendere le scene più cruente e vendere il materiale ai network televisivi. La sua scalata al successo lo rende sempre più spietato finchè, pur di mettere a segno uno scoop sensazionale, arriva a interferire pericolosamente con l'arresto di due assassini...
SHORT SYNOPSIS:
A young man stumbles upon the underground world of L.A. freelance crime journalism.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
JAKE GYLLENHAAL IN LOU SI TRADUCE IN UN RAPACE 'CACCIATORE' DI SCOOP. UN INQUIETANTE 'ONE MAN SHOW' IN PROGRESS, SPECCHIO E METAFORA DI UNA SOCIETA' ALIMENTATA ALLA CANNA DEL GAS DELL'HORROR MORALE. IL NEO REGISTA DAN GILROY OFFRE QUI UN'ILLUSTRAZIONE CARICA ED INTENSA QUANTO ESASPERATA, DI COME GLI SQUALI NON NAVIGHINO SOLO NELLE TORBIDE ACQUE DI WALL STREET MA ANCHE NELLA SFERA DI 'QUEL SANGUINOSO SPORT CHE E' IL GIORNALISMO TELEVISIVO': E LA NINA DI RENE RUSSO ALIMENTA LO SCIACALLAGGIO DEL LOU DI JAKE GYLLENHAAL FINO AD INNESCARE UNA SPIRALE IN CUI FINIRA' A SUA VOLTA RISUCCHIATA. GILROY FA SQUADRA CON IL DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA E DEL MONTAGGIO PER RIPRENDERE - 'FILM NEL FILM' - QUANTO IL SUCCESSO INDIVIDUALE PERSEGUITO AD OGNI SPUDORATO COSTO, SIA SPECULARE AL FALLIMENTO SOCIALE: DUE MOSTRI AL PREZZO DI UNO.
Neanche fosse stato pianificato in anticipo, il caso vuole che entrambi i film in uscita questo
vitale - alla concretezza dei Dardenne, si contrappone la esasperazione quasi surreale di Girloy - che di conseguenza contagia i due rispettivi protagonisti - tanta è la dolcezza ed amara incertezza del futuro della Sandra di Marion Cotillard per i Dardenne, quanto tirata fino al 'surreale', in un agghiacciante excursus di esasperazione in progress, la glaciale rapacità del Lou di Jake Gyllenhaal per Gilroy. Così dall'unico McGuffin del lavoro, escono contemporaneamente al cinema due parabole con personaggi diametralmente opposti.
Presentato al Festival Internazionale del Film di Roma nella sezione 'Mondo Genere', Lo sciacallo di Dan Gilroy - fratello del più famoso regista Tony (The Bourne Legacy, Michael Clayton), qui in veste di co-produttore - porta 'out limit' la 'sottocultura notturna del cacciatore reietto di notizie': la dimensione incarnata da Jake Gyllenhaal in uno dei ruoli più intensi e spiazzanti della sua intera carriera, in un abbraccio pieno e senza sconti con
quel lato oscuro che riesce a tracimare da ogni suo poro. Al di là dell'eccentrico look che immortala nella magrezza, come un fuoco che arde e consuma, l'erosione dell'anima, quel che tornisce in tridimensionale il profilo di Lou Bloom, incarnazione di una giovane generazione alienata, è la straordinaria condivisione di Gyllenhaal, nel ritrarre la complessa personalità del suo personaggio, con la tecnica di ripresa della regia (generoso l'affidamento al grandangolo) e con gli spettacolari riflessi della fotografia di Robert Elswit, spesso livida quanto la stessa consunzione interiore del personaggio, impastata di affettazione e di subdola condivisione esteriori tanto quanto di glaciale pragmatismo e cinismo interiori.
Un solidale ed inscindibile 'blocco unico' che ci restituisce una personalità disturbata e disturbante, imperativa in progress così come i frequenti primissimi piani che ne registrano la mostruosità interiore concepita sulla consuetudine ai furti occasionali prima di evolversi in ben altro. Con la vista e
l'istinto da rapace, confezionati con il nastro della frustrazione repressa e ben celata in pubblico - non fa mai scenate e non è mai in preda a sbotti di rabbia di fronte agli altri, neppure quando le circostanze potrebbero dargliene motivo - Lou/Gyllenhaal scorge di lì a poco una certa realtà che, non solo saprà tradurre in opportunità di lavoro, ma che innescherà una vera e propria scalata al successo, rendendosi impareggiabile fonte al servizio di "quel sanguinoso sport che è il giornalismo televisivo". L'espressione, dello stesso regista Gilroy, non poteva rendere meglio la sostanza delle cose. La Los Angeles notturna, del cui lato oscuro - ed oscurato - tanto ci aveva già mostrato Michael Mann in Collateral, torna qui protagonista in un altro dei suoi mille volti, ad esempio quello che cavalca il crimine come un'opportunità da sfruttare a proprio vantaggio: ogni notte vere e proprie squadre alla guida
di auto o furgoncini muniti di videocamere più o meno costose e di radio della polizia, si aggirano per il vasto reticolo stradale di Los Angeles pronte a scatenarsi in folli corse per raggiungere il primo luogo del disastro di turno disponibile, con l'unico scopo di carpire in video le prime scioccanti immagini di uno scoop assicurato. Reporter freelance sui generis, meglio noti come 'sciacalli', in moto perpetuo a caccia di qualche brutto affare: che sia rapina a mano armata, incidente, incendio o magari omicidio, fa poca differenza, basta che sia merce buona da vendere a qualche TV locale. L'equazione è semplice e costante: 'convertire crimini e vittime in dollari e centesimi'. E' proprio in questo che il nostro Lou/Gyllenhaal raggiungerà l'eccellenza, fino a fare del machiavellico 'fine che giustifica i mezzi' il suo implacabile motto di battaglia. Certo che se non avesse trovato degno compare, il suo lavoro sarebbe
stato ben inutile e tutt'altro che remunerativo. Ma a far tesoro delle sue esclusive riprese 'alla mattanza' in anteprima, troviamo una veterana del giornalismo televisivo votato anima e corpo all'audience come la Nina vestita da Rene Russo (che per inciso è anche la consorte del regista), squalo famelico di quel genere di ambizione amorale - "Pensa al nostro programma come ad una donna urlante che corre per strada con la gola tagliata" - speculare al frustrante 'ribasso' sul piano professional-personale che suona inaccettabile, malgrado le umilianti, seppur all'apparenza lusinghiere, avances di Lou.
Unica voce della coscienza, una sorta di fantasma vacuo che aleggia nell'aria e che pontifica - a vuoto - in contraltare ai fatti l'ovvia morale, è qui affidata alla spalla di Lou, il malcapitato assistente senza tetto Rick (il Riz Ahmed visto ne Il fondamentalista di Mira Nair), le cui sorti determineranno la temperatura di questa storia
di sciacallaggio portata all'eccesso: dal basso della mostruosa abiezione del personaggio protagonista - basta vedere cosa non arriverà a fare verso l'epilogo del suo percorso! - così come del primo elettivo acquirente del suo 'sanguinolento' prodotto, ma anche di tutto il pubblico (quello che determina l'audience) che, mostrando cotanto indice di gradimento, tradisce di accordarsi sulla stessa bieca lunghezza d'onda. Se non è specchio del declino morale e del fallimento di una società questo! E Gilroy, che qui si è trovato tra le mani la miscela giusta per impastare un 'film nel film', non si è lasciato sfuggire l'occasione di rincarare la dose, rafforzando le fosche tinte di questo impietoso e livido affresco: le sue stesse riprese cinematografiche incamerano quelle a doppio binario della video camera di Lou/Gyllenhaal, riviste ripetutamente in moviola e/o nella diretta di trasmissione televisiva. L'effetto complessivo è quello di una 'cassa di risonanza' ed è per
l'appunto servito allo scopo.
Secondo commento critico (a cura di SCOTT FOUNDAS, www.variety.com)
JAKE GYLLENHAAL CLIMBS THE WALLS AS A NOCTURNAL L.A. NEWSHOUND. SOME AUDIENCES MAY FEEL SIMILARLY INCLINED.
As a gonzo freelance news cameraman prowling for the goriest, grizzliest scoops he can find, Jake Gyllenhaal gives such a buggy, twitchy performance that — with his sunken cheeks, bulging eyes and greasy hair — he resembles some Cronenbergian mutant in an intermediate stage of transformation. He’s the main attraction in “Nightcrawler,†a cynical, sick-soul-of-Los-Angeles movie that announces itself as a “Medium Cool†or “Network†for the TMZ era, but doesn’t have much to say beyond the familiar, shopworn hand-wringing about shutterbugs willing to do anything to get the shot and the desensitized voyeur audience — us — that laps it all up. A flashy but hollow first directing gig for veteran screenwriter Dan Gilroy (“The Bourne Legacyâ€), this Oct. 31 Open Road release is a star vehicle that will test audience
enthusiasm for Gyllenhaal’s big, mannered star turn — a feast of capital-A acting that’s sometimes amusing to watch but not believable for so much as a second.
Very much a screenwriter’s movie in its habit of illustrating obvious points with self-impressed metaphors, “Nightcrawler†begins with Gyllenhaal’s Louis Bloom scraping by as a literal scavenger, selling stolen scrap metal for cash, before chancing into his new metier as a scavenger of human suffering, armed with a camcorder and police radio scanner. After a handful of amusingly botched first efforts (in which he turns his camera upon such mundane sights as a DUI breathalyzer test), quick-study Louis soon figures out that “if it bleeds, it leads†— words Gilroy can’t help from inserting into the mouth of an older, more seasoned cameraman (Bill Paxton, who also has the misfortune of having to declaim the movie’s title). Not long after that, Louis finds himself
an eager ally in Nina (Rene Russo), the middle-aged news director at a last-place affiliate, whose overdone eye shadow and barely concealed desperation tell us she’s reached the last stop in a career of diminishing returns.
“Nightcrawler†goes on to trace a predictable trajectory in which, as Louis’ star rises, he becomes bolder and more reckless in his pursuits — not just of stories, but of Nina herself. Literal police lines and hazier ethical ones present no object, as this camcorder-wielding Weegee pushes his lens ever closer to the point of impact, be it a carjacking victim writhing in his death throes or the bullet-riddled family photos on a kitchen refrigerator. Viewers want to see “urban crime creeping into the suburbs,†Nina tells Louis before describing her ideal newscast as “a screaming woman running down the street with her throat slit†— a variation on the Faye Dunaway character in “Networkâ€
pitching a reality show starring a band of SLA-style terrorists. Eventually hiring a rather hapless intern/navigator (Riz Ahmed) and trading his dumpy hatchback sedan for a turbo-charged Dodge Challenger, Louis so effectively cuts down on his response times that he begins beating the police to the scene. And, when that isn’t enough to give him his fix, he tries to get to the scene before the crime has even happened, to will the news itself into being.
Touches of apocalyptic comedy run throughout “Nightcrawler,†but the movie’s overriding tone is one of strident, finger-wagging self-seriousness. Gilroy seems to think he’s really blowing the lid off something here about the depths to which journalists will sink, and the gross manipulations of TV news. When Louis shifts a few items around at one crime scene to make for a more pleasing visual composition, we’re meant to be shocked; and when he does the
same thing a while later later — only, this time, with a human corpse as his set dressing — the grim laughter is supposed to catch in our throats. But both scenes are really just trumped-up versions of William Hurt’s post-produced crocodile tears in “Broadcast News,†and anything but shocking at a time when we’ve come to expect professional framing and lighting from even an ISIS beheading video.
Alarmingly gaunt and jittering like a finals student on a coffee-and-Dexatrim bender, all but barking at the moon, Gyllenhaal is undeniably committed to the role, but the character itself never feels like more than a collection of half-baked notions about underemployed young men with too much Web-surfing time on their hands. (Although we never learn much about who Louis is or where he comes from, it’s clear that his sociopathic tendencies have been aided and abetted by Google.) It doesn’t help that Gyllenhaal
himself donned a far more nuanced — and frightening — version of this persona just two years ago in David Ayer’s superior “End of Watch,†as a video-obsessed cop who becomes a kind of megalomaniacal reality auteur. Whereas that character had an actual arc, Louis is such an obvious psycho from frame one that there’s nowhere left for him to go.
Working with regular Paul Thomas Anderson cinematographer Robert Elswit, Gilroy goes for all the iconic L.A. trappings: Venice Beach, the LAX flight path, oil derricks and palm trees swaying in rhythmic unison, and the fluorescent haze that hangs in the nighttime sky. A family affair, the pic counts Gilroy’s filmmaker brother Tony (“Michael Claytonâ€) among its producers, with editing by brother John Gilroy.
Perle di sceneggiatura
Louis Bloom, Lo sciacallo (Jake Gyllenhaal): “So che la cultura del lavoro dei giorni nostri non garantisce più l'affidabilità del posto di lavoro che poteva essere promessa alle generazioni precedenti. Ciò che credo, signore, è che le cose belle succedono a coloro che lavorano come dei pazzi, e che le brave persone come lei, che raggiungono la vetta della montagna, non ci sono capitate per caso. Il mio motto è: se vuoi vincere la lotteria, gudagnati i soldi per il biglietto.â€
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano Notorious Pictures e l'Ufficio Stampa ManzoPiccirillo.