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    HERCULES - LA LEGGENDA HA INIZIO: MITOLOGIA GRECA E LEGGENDA ADDOMESTICATE PER IL GRANDE SCHERMO FANNO INCETTA DI SPECIALI EFFETTI, SPETTACOLARI TANTO QUANTO LE IMPRESE DELLO STESSO ERCOLE

    RECENSIONE IN ANTEPRIMA e PREVIEW in ENGLISH by SCOTT FOUNDAS (www.variety.com) - Dal 30 GENNAIO

    (The Legend of Hercules; USA 2014; Azione Fantasy Avventura Mitologico; 97'; Produz.: Millennium Films ; Distribuz.: M2 Pictures)

    Locandina italiana Hercules - La leggenda ha inizio

    Rating by
    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Hercules - La leggenda ha inizio

    Titolo in lingua originale: The Legend of Hercules

    Anno di produzione: 2014

    Anno di uscita: 2014

    Regia: Renny Harlin

    Sceneggiatura: Sean Hood, Daniel Giat, Renny Harlin e Giulio Steve

    Cast: Kellan Lutz (Hercules)
    Gaia Weiss (Ebe)
    Scott Adkins (Re Anfitrione)
    Roxanne McKee (Regina Alcmena)
    Liam Garrigan (Ificlo)
    Liam McIntyre (Sotero)
    Rade Serbedzija (Chirone)
    Johnathon Schaech (Tarak)
    Luke Newberry (Agamennone)
    Kenneth Cranham (Lucio)
    Mariah Gale (Kakia)
    Sarai Givaty (Safira)
    Dimiter Doichinov (Re Galeno/Campione)
    Nikolai Sotirov (Re Tallas)
    Radoslav Parvanov (Mezza Faccia)

    Musica: Tuomas Kantelinen

    Costumi: Sonoo Mishra

    Scenografia: Luca Tranchino

    Fotografia: Sam McCurdy

    Montaggio: Vincent Tabaillon

    Effetti Speciali: Pini Klavir (supervisore effetti speciali); Nikolay Gachev (supervisore effetti visivi)

    Makeup: Angela Angelova

    Casting: Kate Dowd e Marianne Stanicheva

    Scheda film aggiornata al: 29 Luglio 2014

    Sinossi:

    La storia di HERCULES: LA LEGGENDA HA INIZIO ha origine dalle gloriose narrazioni dell’antica mitologia greca, in cui gli uomini si scontrano con gli dei. Il film indaga, attraverso una rivisitazione delle origini epiche dell’eroe, la leggendaria storia ultraterrena di Hercules dal punto di vista di un giovane uomo in lotta con il suo destino.
    La regina Alcmena, nel disperato intento di liberare il suo popolo dal regno del marito vendicativo e di portare la pace nel paese, prega gli dei di guidarla. Zeus, dio della guerra, le concede un figlio, Hercules. Dal momento che la vera identità di Hercules è tenuta nascosta, l’illegittimità di Hercules è motivo di risentimento per il re Anfitrione, che predilige Ificle, il figlio maggiore.
    Il giovane Hercules si innamora della bellissima Ebe, ma all’improvviso i due vengono separati dal proclama del padre secondo cui dovrà essere Ificle a prendere in moglie la principessa. Hercules vuole fuggire e sposare la donna che ama, ma è catturato dalle guardie del re e condannato a morire in guerra. Sfuggito alla morte, Hercules si unisce a Sotero, suo amico guerriero, nella valorosa impresa di liberare il regno dalla tirannia di Anfitrione, liberare la sua amata dalle grinfie del fratello e diventare il più grande degli eroi greci.

    Commento critico (a cura di FRANCESCO ADAMI)

    Hercules-La leggenda ha inizio (The Legends of Hercules) è un film di genere epico - mitologico diretto e prodotto da Renny Harlin, nel quale si narrano le origini delle poderose gesta del principe Alcide nel suo cammino verso la conoscenza di se stesso e del suo vero nome, ossia Hercules. Dal punto di vista mitologico il breve racconto è ispirato solamente alle classiche gesta del leggendario Eracle, ad esempio il personaggio di Chirone raffigurato come un vecchio saggio e mentore dell'eroe non rende grazia alla figura del leggendario centauro. Hercules, in origine doveva la sua cultura ed esperienza nel combattimento a vari maestri, per la letteratura al musico Lino, il bovaro Teutaro per l'esperienza nel tiro con l'arco ed infine per la musica a Eumolpo. Proseguendo la narrazione filmica Hercules con il fratello Ificle,
    incontrano nel loro cammino il leone di Nemea e lo affrontano rischiando la vita: Hercules ha la

    meglio sulla feroce belva ma al ritorno dall'impresa il fratello non si comporta come dovrebbe. Questo aspetto narrativo, anche se prende spunto da alcune versioni del mito, non è coerente con la vera storia di Hercules, dato che l'uccisione
    del leone Nemea appartiene ad una delle dodici fatiche che vengono inflitte all'eroe dal cugino Euristeo dopo un momento di pazzia dell'eroe. Gli autori, per essere attinenti alla leggendaria storia, avrebbero dovuto inserire al posto del Leone di
    Nemea, la figura del Leone del Citerone, ossia la belva che divorava le mandrie del re Anfitrione patrigno di Hercules. Il fattore principale che spinge Hercules a vivere e riscoprire se stesso, è mosso dal suo amore per la giovane principessa Ebe, che si trova a dover essere separata dal suo amato dato che Ificle, fratellastro di Hercules, la
    vuole prendere in sposa. L'impresa non è facile ed Hercules catturato dalle guardie del re è condannato

    a morire in guerra, sfugge alla morte, ed unendosi a Sotero, suo amico guerriero, decide di affrontare la valorosa impresa di liberare il regno dalla tirannia di Anfitrione.

    Questa vicenda dell'eroe solitario che si ritrova a dover sostenere una vicenda familiare e riscattare un regno, lo rende vicino alla classica storia di un eroe che deve scoprire se stesso e i suoi poteri, un po' tra un Harry Potter e Aragorn ma con il fisico di Conan. Un'ultima nota che si discosta dalla bellezza del mito originale è la figura di Ebe, sicuramente è l'amata eterna di Hercules od Eracle, in realtà non è una principessa ma la Dea della Giovinezza, figlia di Zeus e di Era, una sorta di sorellastra divina di Hercules.

    Tralasciando la trasposizione del tragico
    mito a vantaggio di una storia di intrattenimento tipica dei film degli ultimi anni, l'aspetto piÚ interessante del lungometraggio è la realizzazione

    tecnica attraverso l'utilizzo di un grande lavoro del reparto effetti visivi, costumi e scenografie, tutte
    realizzate per la maggior parte da artisti bulgari, dato che il film è stato completamente girato a Sofia in Bulgaria. Essendo il suo primo film in 3D, il regista Renny Harlin, titubante del formato temendo che questo avrebbe rallentato la
    produzione e inciso sulle decisioni giornaliere, ha rivalutato la tecnologia, grazie alla peculiare caratteristica di rafforzare il coinvolgimento degli spettatori all’interno del film. Pertanto in questo film ogni cosa è stata progettata per il 3D, a differenza di altre pellicole che invece sono state convertite in 3D solo successivamente. Il 3D entra in gioco nella costruzione dei set, dei costumi, delle armi e perfino nel trucco e nelle acconciature, pertanto Harlin ha deciso di raccontare una storia in modo diverso, utilizzando primi piani, campi medi e sfondi in modo da offrire allo spettatore un’esperienza più coinvolgente. Anche

    per lo scenografo Luca Tranchino è stato un fattore positivo, il realizzare le sue opere per il 3D: l'aspetto più interessante del suo lavoro in 3D è la creazione di elementi in primo piano e sullo sfondo che aumentano il campo prospettico e si staccano dallo spazio della scena. In una scena nel megaron, una stanza con al centro un grande focolare e un’apertura nel soffitto per far uscire il fumo, il team di Tranchino ha utilizzato il fattore fuoco perché aggiungeva qualcosa alla fotografia di Sam McCurdy donando una profondità di campo e una luce che con il 3D vengono messe in risalto. Molto efficaci soprattutto nello stile visivo a favore di un aspetto drammaturgico, l'utilizzo di riprese effettuate in velocità normali con macchine da presa digitali Red Epic, assieme alle riprese rallentate, effettuate con la macchina da presa Phantom.

    Per il coordinatore degli stuntmen è stato piÚ difficoltoso

    lavorare col 3D, dato che uno stuntman, non riuscendo a vedere la profondità di campo, nelle riprese normali in 2D può dare un
    pugno a qualcuno mancandolo di 15 centimetri, mentre con il 3D tutte le distanze vengono vanificate e c'è bisogno che tutti i movimenti siano vicini. Soprattutto nelle scene rallentate gli stuntmen hanno dovuto essere molto precisi nelle loro mosse dato che il movimento è composto da un migliaio di fotogrammi e ogni singola azione deve essere curata nel dettaglio.

    Il film è stato girato in Bulgaria per ben 54 giorni, per alcune scene in esterni in una grotta immensa nella quale vi erano all'interno un migliaio di persone ed in altre negli studi Boyana a Sofia, i più grandi dell’Europa dell’Est, dove per le scene d’azione sofisticate si è ricorso alla utile tecnologia Green Screen. Attraverso il Green Screen, il regista ha potuto ricostruire le immagini dell’antica Grecia

    che rispecchiano la trama aggiungendo effetti speciali accattivanti. Gli studi Boyana sono diventati la sede di giganteschi set in scala, in cui hanno lavorato per rendere possibile il film centinaia di persone, fra cui lo scenografo Luca
    Tranchino.

    Per quanto riguarda l'aspetto artistico, l'attore Kellah Lutz propone un'interpretazione notevole e degna della personificazione dell'eroe greco, affiancato da Liam McIntyre che interpreta Sotero, eroe inesistente nella mitologia, che si impegna a seguire l'eroe mostrando una energica sintonia. Non da meno sono le interpretazioni di Scott Adkins (Anfitrione), Roxanne McKnee (Alcmena), Liam Garrigan (Ificle) e Gaia Wess nel ruolo di Ebe. Un film sicuramente da visionare per entrare in una particolare visione di un mondo mitico e rivivere battaglie di un eroe leggendario.

    Secondo commento critico (a cura di SCOTT FOUNDAS, www.variety.com)

    THE MYTHICAL GREEK STRONGMAN GETS A REFRESHINGLY HUMAN SPIN IN BRETT RATNER'S GRANDLY SCALED, SOLIDLY ENTERTAINING POPCORN PIC.

    On paper, Brett Ratner sounds like such an improbable choice to direct a large-scale ancient Greek epic that, going into his “Hercules,” one could only hope for a less aggressively preposterous affair than Renny Harlin’s bargain-basement “The Legend of Hercules” from earlier this year. The happy surprise is that Ratner’s “Hercules” is more than a mere improvement on its predecessor. It’s a grandly staged, solidly entertaining, old-fashioned adventure movie that does something no other Hercules movie has quite done before: It cuts the mythical son of Zeus down to human size (or as human as you can get while still being played by Dwayne Johnson). The result is a far classier pic than Paramount’s frenetic trailer — and decision to hide the film from reviewers until the 11th hour —

    foretold, albeit one that will struggle to find its sea legs at a crowded and underperforming summer box office. Overseas prospects look sunnier.

    Ratner’s film owes its counter-canonical premise to the late author Steve Moore, whose five-issue Radical Comics series “Hercules: The Thracian Wars” proffered a Herc who was markedly more man than god, his supposedly divine paternity a useful legend but perhaps no more than that. Screenwriters Ryan J. Condal and Evan Spiliotopoulos have sanded down many of Moore’s rougher edges (including his Hercules’ volatile temperament and bisexuality) for this more family-friendly enterprise, but they’ve built on the idea of the warrior hero as a self-conscious mythmaker, inventing practical, real-world explanations for all of his seemingly superhuman feats. If the gods exist, they’re nowhere to be seen here. The multiheaded hydra Hercules reputedly slayed during the second of his storied 12 labors has become a band of marauders disguised with

    serpentine masks. And what of a supposed army of half-human, half-equine centaurs? Or Cerberus, the three-headed dog of Hades? All can be explained as mere tricks of the light, or the mind, while Hercules’ dutiful nephew and self-appointed biographer Iolaus (Reece Ritchie) transfigures the narrative into legend as he spreads it up and down the Greek countryside.

    The stories prove good for business, Hercules being in the mercenary-for-hire trade, which he practices in concert with a quartet of trusted confidants: Autolycus (Rufus Sewell), a childhood friend who rose with the orphaned Hercules through the ranks of the Athenian army; the fearsome Amazonian warrior Atalanta (Ingrid Bolso Berdal); shell-shocked mute Tydeus (the impressive Norwegian actor Aksel Hennie, from “Headhunters”); and mystical seer Amphiaraus (a superbly hammy Ian McShane), who sees much but is at a loss to unravel the mystery of the violent incident in Hercules’ past that turned him from conquering

    hero into restless wanderer. The group has a relaxed, Hawksian interplay with touches of humor — Amphiaraus, who claims to have presaged his own death, keeps misjudging the timing of the fated event. They also have one sole objective: a last big score that will allow them to settle into early retirement. (Civilization, Hercules muses, has become too much to bear — which, considering we’re still in the Iron Age, is really saying something.)

    Opportunity knocks in the form of Princess Ergenia (Rebecca Ferguson), who implores Hercules and his cohorts to come to the aid of her embattled father, the kindly King Cotys (John Hurt), whose kingdom of Thrace finds itself at war with the powerful sorcerer Rhesus (Tobias Santelmann). So off to Thrace they go, with the objective of turning Cotys’ population of tenant farmers into a skilled fighting army.

    In terms of sheer scale and craftsmanship, “Hercules” represents something of

    a quantum leap for Ratner, who until now has seemed most comfortable at the helm of lightly diverting, ’80s-style buddy comedies (“Money Talks,” “Rush Hour,” “Tower Heist”), and who appeared profoundly out of his element on the profitable but incomprehensible “X-Men: The Last Stand” (2006). But Ratner has clearly learned a lot about large-scale action directing since then. “Hercules” consists primarily of three elaborate battle scenes held together by some quickly dispatched exposition, and the first — and grandest — of them is a genuine stunner. Arriving at the smoldering remnants of a village seemingly destroyed by Rhesus’ army, Hercules’ troops find themselves ambushed by legions of steely-eyed warriors in camouflaged body paint (think several thousand Col. Kurtzes from “Apocalypse Now”), and the violent rumble that ensues is staged by Ratner and ace cinematographer Dante Spinotti in clean, coherent pieces of action that build steadily in intensity.

    We’re a long way

    away here from the disorienting whiplash effect of most modern action movies, as sweeping overhead vistas give way to carefully framed medium shots and closeups that hone in on specific bits of action. Bone and sinew smash against swords and chariot wheels. Arrows rain down from the skies (and, in the unusually good 3D conversion, right into the audience). Shields and armor clang resoundingly on the Dolby Atmos soundtrack. And while the battle proves devastating for those on both sides, viewers may find themselves exhilarated and slightly giddy at the end of it.

    If “Hercules” isn’t quite as compelling off the battlefield as on, it certainly never dawdles, clocking in at just under 90 minutes (sans credits) and keeping ever mindful that the audience for a movie like this is there for the big guns (or, in this case, the big swords) and not the small talk. Ratner holds his ambitions

    in check: He isn’t trying to make his “Gladiator” or “Fall of the Roman Empire” here, and for all the handsome craftsmanship, he never tries to deny the Hercules story’s intrinsic schlock value. At its best, the movie harks back to the unpretentious fantasy adventures of an earlier era, chiefly Columbia Pictures programmers like “Jason and the Argonauts” (1963) and “The 7th Voyage of Sinbad” (1958), right up to a fiery pit of doom finally complete with flaming torches, plummeting iron gates and one character enthusiastically bellowing “Unleash the wolves!” (All this before someone gets crushed by a giant stone bust of Hera.)

    Ratner was smart to stack the cast with the kind of classically trained British pros who can make a line like “Unleash the wolves!” sound faintly Shakespearean. But “Hercules’” strongest asset is surely Johnson, who continues to foster one of the most affable, guileless screen personas in movies

    today. Johnson may have been born with screen presence wired into his DNA, but he’s gradually cultivated the skills of a canny actor who knows just how to play to the camera and whose brute physical prowess is cut with a sly self-awareness. More than anything else, it’s he who gives this Hercules his human-sized soul.

    Among the uniformly top-drawer craft contributions, longtime James Cameron collaborator John Bruno merits special mention for his wonderfully tactile, detailed visual effects work, as does production designer Jean-Vincent Puzos (“Amour”) for his sprawling storybook sets.

    Pressbook:

    PRESSBOOK COMPLETO in ITALIANO di HERCULES - LA LEGGENDA HA INIZIO

    Links:

    • Kellan Lutz

    Altri Links:

    - Sito ufficiale

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    Galleria Video:

    Hercules-La leggenda ha inizio - trailer 2

    Hercules-La leggenda ha inizio - trailer

    Hercules-La leggenda ha inizio - trailer (versione originale) - The Legend of Hercules

    Hercules-La leggenda ha inizio - spot TV 1

    Hercules-La leggenda ha inizio - spot TV 2

    Hercules-La leggenda ha inizio - spot 'Da oggi al cinema'

    Hercules-La leggenda ha inizio - clip 'Tu chi sei, soldato?'

    Hercules-La leggenda ha inizio - clip 'Spiacevoli nozze'

    Hercules-La leggenda ha inizio - clip 'Combattimento nel fango'

    Hercules-La leggenda ha inizio - clip 'Padre, io credo in te'

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