(The Angriest Man in Brooklyn; USA 2013; Dramedy; 83'; Produz.: AMIB Productions/Cargo Entertainment/Films de Force Majeure/Landscape Entertainment/MICA Entertainment/Prominent Media Group/Vedette Finance; Distribuz.: Adler Entertaiment)
Titolo in lingua originale:
The Angriest Man in Brooklyn
Anno di produzione:
2013
Anno di uscita:
2015
Regia: Phil Alden Robinson
Sceneggiatura:
Daniel Taplitz
Soggetto: Remake del film Mar Baum, scritto e diretto da Assi Dayan nel 1998.
Cast: Robin Williams (Henry Altmann) Mila Kunis (Sharon Gill) Peter Dinklage (Aaron Altmann) James Earl Jones (Ruben) Melissa Leo (Bette Altmann) Sutton Foster (Adela) Hamish Linklater (Tommy Altmann) Richard Kind (Bix) Olga Merediz (Jane) Isiah Whitlock Jr. (Yates)
Musica: Mateo Messina
Costumi: Emma Potter
Scenografia: Inbal Weinberg
Fotografia: John Bailey
Montaggio: Mark Yoshikawa
Makeup: Paul Molnar
Casting: Margery Simkin
Scheda film aggiornata al:
05 Maggio 2015
Sinossi:
IN BREVE:
Una mattina Henry Altman (Robin Williams) si sveglia arrabbiato come al solito ma con un forte mal di testa che lo spinge a precipitarsi in ospedale. Non trovando il suo medico, Henry viene visitato da Sharon (Mila Kunis), una nuova dottoressa ancora non ripresasi dal recente suicidio del suo amato gatto. Quando per errore Sharon gli comunica di essere stato colpito da un aneurisma cerebrale e di avere solo novanta minuti di vita, Henry realizza di dover approfittare degli ultimi istanti per rimediare agli errori commessi durante l'intera esistenza. Comincia così una forsennata corsa per le strade di Brooklyn alla ricerca della moglie Beth (Melissa Leo), del figlio e del fratello Aaron, mentre Sharon, resasi conto dell'errore commesso, cerca disperatamente di rintracciarlo prima che sia troppo tardi.
SYNOPSIS:
A curmudgeonly man is mistakenly told that he has 90 minutes to live by his doctor and promptly sets out to reconcile with his wife, brother and friends in the short time he believes he has left.
Some people have bad days. Henry Altmann (Williams) has one every day. Always unhappy and angry at the world including everyone in it, Henry sits impatiently at the doctor's office when he is finally seen by Dr. Sharon Gill (Kunis). Sharon, who is enduring her own bad day, reveals that Henry has a brain aneurysm. This news makes Henry even angrier, yelling at Sharon he demands to know how much time he has left. Faced with Henry's anger and insults, Sharon abruptly tells him he has only 90 minutes. Shocked and reeling by this news, Henry storms out of the office leaving Sharon stunned by what she has just done in a lapse of judgment. As Sharon goes on a city-wide search, Henry struggles with his diagnosis, determined to make amends with everyone he has hurt in his life.
Si tratta di un uomo che scopriremo deluso e amareggiato dalla vita, con un gravissimo lutto alle spalle che ha fatto
crollare per sempre il mito dell'armonia familiare, e, come se non bastasse, in procinto di ricevere l'ultima sentenza in merito alla sua salute. Notizia che apprende peraltro nel peggiore dei modi e dalla persona non proprio idonea al compito. Il suo medico è difatti sostituito da una giovane dottoressa, la Sharon Gill di Mila Kunis, che si presenta dopo aver fatto attendere due ore il malcapitato paziente, mentre cercava di riprendersi impasticcandosi sotto uno stress che in condizioni normali l'avrebbe qualificata quanto meno momentaneamente inidonea alla professione. La diagnosi di aneurisma cerebrale per Henry/Williams è autentica ma, messa sotto pressione, la nostra dottoressa spara quei 90 minuti di tempo residuo che sono una sua assurda invenzione ispiratale da una rivista al suo fianco.
Ora, a Robin Williams non ha mai fatto difetto la declinazione congiunta di commedia e tragedia. Anzi, ne è stato certamente un autentico e nobile specialista. Ed
è estremamente naturale anche in questo caso. Restiamo oltretutto impressionati da come personaggio (arte) e persona (vita reale) si trovino così vicini, in bilico sulla stessa corda della disperazione e del suicidio all'orizzonte come unica chance. Dispiace ancor più che nella finzione il suicidio risulti mancato mentre nella vita non abbia sortito nello stesso risultato. Ma questa è forse solo l'egoistica considerazione di chi sente fortemente la sua mancanza, accentuata proprio nel rivederlo sul grande schermo, addolorato e surrealmente sfrontato - dopo la diagnosi se ne va fuori nudo con la sola camiciola ospedaliera in cerca di un taxi - arrabbiato e, ad un certo punto, consapevole della morte, sicuro sulle priorità della vita. Fa male la sequenza che lo vede disquisire sul tema della morte in auto con la dottoressa dopo che lo ha ritracciato attanagliata dai sensi di colpa.
Così, se non fosse stato per la struttura così debole,
tallonata da una sceneggiatura adeguata alla confezione generale del film, dove tutto resta sullo sfondo, dove tutti si comportano come in una farsa, restando sempre e comunque sullo sfondo, prima che prendano sul serio il destino del nostro Henry/Williams, The Angriest Man in Brooklyn avrebbe potuto aggiungere qualcosa di più significativo alle innumerevoli riflessioni sulla focale importanza della famiglia, sulla assidua cura richiesta dagli affetti, malgrado le cose non vadano come dovrebbero andare e possano andar talmente male da cambiarci dentro al punto da non essere più in grado di relazionarci con l'amore necessario. Anche il finale non nega l'evidente stridore di umori contrastanti, protagonista in tutta la pellicola. Finale che, se vogliamo salvare il salvabile, potremmo anche leggere nella chiave alternativa non letterale: quella che sottoscrive l'idea che non sia mai troppo tardi per riconciliarsi con gli affetti perduti per strada e per condividere quel che ci ha resi
vivi malgrado tutto, per quanto non si tratti del migliore dei sentimenti: quella rabbia che può essere in parte purificata della sua insita negatività , se tradotta nel senso del reagire con fermezza e decisione alle contrarietà che non mancano mai sul piatto di portata della vita, sempre e comunque, quando più, quando meno, condita in agrodolce per tutti.