Stasera, 30 Giugno, in TV, su Rete 4, Canale 4, ore 21.25 - In Omaggio alla scomparsa di Stephen Hawkins - THE BEST OF 'CINEMA SOTTO LE STELLE' (Cinema all'aperto - Estate 2015) - Nel drammatico biopic ispirato al fisico e cosmologo Stephen Hawking (Eddie Redmayne) anche Felicity Jones ed Emily Watson - CANDIDATO a 5 PREMI OSCAR: Miglior Film; Miglior Attore Protagonista (Eddie Redmayne); Miglior Attrice Protagonista (Felicity Jones); Miglior colonna sonora; Miglior sceneggiatura non originale - VINCITORE di 2 GOLDEN GLOBE per il 'MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA IN UN FILM DRAMMATICO' (EDDIE REDMAYNE) e per la 'MIGLIORE COLONNA SONORA ORIGINALE' (JĂHANN JĂHANNSSON) - 4 NOMINATIONS ai GOLDEN GLOBES 2015: 'MIGLIOR FILM DRAMMATICO'; 'MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA IN UN FILM DRAMMATICO' (Eddie Redmayne); 'MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA IN UN FILM DRAMMATICO' (Felicity Jones); 'MIGLIOR COLONNA SONORA' (Jòhann Jòhannsson) - Dal 32° Torino Film Festival - Premio 'Maserati Award' al 'Miglior Attore Rivelazione' (EDDIE REDMAYNE) - Toronto Film Festival 2014 - RECENSIONE ITALIANA in ANTEPRIMA e PREVIEW in ENGLISH by JUSTIN CHANG (www.variety.com) - REGNO UNITO: Dal 1° GENNAIO2015; ITALIA: Dal 15 GENNAIO2015
"Lui ha illuminato la fisica per il mondo; in tutta la sua opera câè un senso di profonditĂ che è accresciuto dalla condizione fisica dello stesso Stephen, che gli permetteva di comporre le sue comunicazioni alla straziante âvelocitĂ â di una parola al minuto. In un uomo solo câera una giustapposizione senza precedenti di una capacitĂ mentale straordinaria e di una incapacitĂ fisica altrettanto straordinaria. La sua mente ha continuato a schiudere un confine dopo lâaltro in unâesplorazione senza posa. Lui si contraeva e insieme espandeva â cosa assolutamente appropriata per un uomo la cui vita è dedicata allo studio dellâuniverso... Per loro aver marciato attraverso questi terreni impervi insieme e aver avuto un matrimonio durato decenni non è niente di meno di un trionfo. Stephen e Jane ci mostrano entrambi di cosa sono capaci gli esseri umani quando si mettono in testa qualcosa. Ma nello scrivere la sceneggiatura, ho dovuto lasciarli mostrare i loro umori e le loro frustrazioni che erano assolutamente comprensibili. Il nostro film celebra Stephen, ma non tenta di mitizzarlo; lui ha avuto emozioni forti molto negative riguardo alla perdita delle sue capacitĂ fisiche e noi lo facciamo vedere, insieme agli alti e bassi del matrimonio. 'La teoria del tutto' è tanto sulla fisica dellâamore quanto sullâamore della fisica"
Lo sceneggiatore Anthony McCarten
"Avevo lâimmagine fissa di Stephen Hawking come una grande mente scientifica con la sedia a rotelle e la macchina per la voce. Ma mi sono velocemente infatuato del punto di vista di Anthony, che era quello di raccontare la storia dalla prospettiva della donna che si stava innamorando di un uomo fisicamente abile e che poi fa la scelta difficile di rimanere con lâuomo che ama anche quando gli viene diagnosticata una malattia terminale. La commovente e insolita storia dâamore che Anthony ha scritto era piuttosto originale nel dimostrare cosa vuol dire vivere con qualcuno che è sia un disabile che un genio, e lâonere che questo ha significato per la carriera di Jane e per lei stessa come moglie e madre. Questo era un territorio molto ricco... la storia di Stephen Hawking, anche se dolceamara, non è una tragedia anche se una malattia quasi fatale che colpisce un giovane uomo abile di belle speranze ne ha tutti gli elementi. Eâ il personaggio di Stephen che fa sĂŹ che non lo sia; la sua resistenza alla malattia con umorismo, perseveranza e determinazione rende questa storia, alla fine, il contrario di una tragedia. Sono passati cinquanta anni e Stephen è ancora vivo â e questo è incredibile".
Il regista James Marsh
(The Theory of Everything; USA/REGNO UNITO 2014; Biopic drammatico; 123'; Produz.: Working Title Films; Distribuz.: Universal Pictures International Italy)
Titolo in lingua originale:
The Theory of Everything
Anno di produzione:
2014
Anno di uscita:
2015
Regia: James Marsh
Sceneggiatura:
Anthony McCarten
Soggetto: Il film è tratto dal memoir Travelling to Infinity: My Life with Stephen di Jane Hawking.
Cast: Eddie Redmayne (Stephen Hawking) Felicity Jones (Jane Hawking) Emily Watson (Beryl Wilde, la madre di Jane) Charlie Cox (Jonathan Hellyer Jones) David Thewlis (Dennis Sicama) Harry Lloyd (Brian) Adam Godley (anziano dottore) Maxine Peake (Elaine Mason) Simon McBurney (Frank Hawking) Charlotte Hope (Philippa Hawking) Tom Prior (Robert Hawking) Enzo Cilenti (Kip Thorne) Brian Woodward (giornalista)
Musica: JĂłhann JĂłhannsson
Costumi: Steven Noble
Scenografia: John Paul Kelly
Fotografia: BenoĂŽt Delhomme
Montaggio: Jinx Godfrey
Effetti Speciali: Mark Holt (supervisore effetti speciali)
Makeup: Jan Sewell
Casting: Nina Gold
Scheda film aggiornata al:
01 Luglio 2024
Sinossi:
IN BREVE:
Il film è ispirato allo straordinaria vita del fisico e cosmologo inglese Stephen Hawking, in particolare sul rapporto tra Hawking e sua moglie Jane.
IN DETTAGLIO:
La teoria del tutto è la storia straordinaria ed edificante di una delle piĂš eccelse menti viventi del mondo, il famoso astrofisico Stephen Hawking, e di due persone che resistono alle piĂš grandi difficoltĂ attraverso lâamore.
Nel 1963, da studente di cosmologia della leggendaria universitĂ inglese Cambridge, Stephen (Eddie Redmayne) sta facendo grandi passi ed è determinato a trovare una âspiegazione semplice ed eloquenteâ per lâuniverso. Anche il suo mondo privato si schiude quando si innamora perdutamente di una studentessa di lettere della stessa Cambridge, Jane Wilde (Felicity Jones). Ma, allâetĂ di 21 anni, questo giovane uomo sano e dinamico riceve una diagnosi che gli cambia la vita: la malattia del motoneurone attaccherĂ i suoi arti e le sue capacitĂ , lasciandolo con una limitata capacitĂ di linguaggio e di movimento e con circa due anni di vita da vivere.
Lâamore di Jane, il suo combattivo supporto e la sua determinazione sono incrollabili â e i due si sposano. Con la sua nuova moglie che lotta instancabilmente al suo fianco, Stephen si rifiuta di accettare la sua diagnosi. Jane lo incoraggia a finire il suo dottorato, che include la sua teoria iniziale sulla creazione dellâuniverso. La coppia mette su famiglia e con il suo dottorato da poco guadagnato e accolto con grande gioia, Stephen si imbarca nel suo lavoro scientifico piĂš ambizioso, lo studio della cosa di cui possiede meno: il tempo. Mentre il suo corpo affronta limitazioni sempre piĂš grandi, la sua mente continua a esplorare i limiti estremi della fisica teorica.
Insieme, lui e Jane sfidano lâimpossibile, aprendo nuovi territori nel campo della medicina e della scienza, e realizzando piĂš di quello che avrebbero mai sognato di realizzare.
SHORT SYNOPSIS:
A look at the relationship between the famous physicist Stephen Hawking and his wife.
Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)
à una fotografia morbida e luminosa a ritrarre lo scopritore dei buchi neri Stephen Hawking. Una vita, la sua, che date le premesse avrebbe dovuto riprodurre con esattezza la metafora concreta della rivelazione scientifica che l'ha reso celebre, ma lui è stato capace di rendere la propria esistenza come la fotografia del film. Alla base un libro della sua prima ex moglie Jane. E il punto di vista è infatti chiaro: la pellicola di James Marsh non è un bio-pic tout court, ma ritrae la vita matrimoniale della coppia in tutta la sua durata; Jane ha accettato di sposarlo consapevole delle conseguenze. Stephen sarebbe morto da lÏ a due anni, ma cosÏ non è stato. Sono nati tre figli da quel matrimonio, ma ad un certo punto il peso è stato troppo forte, i dolori superiori alle gioie, e qualcosa si è spezzato nel loro mÊnage.
Marsh struttura il rapporto
tra Jane e Stephen Hawking come Ron Howard lo aveva fatto con Alicia e John Nash (e anche in quel caso A Beautiful Mind era basato su una biografia scritta dalla moglie infermiera, rimastagli però accanto). Pure stavolta è infatti la complessa dinamica matrimoniale a dominare la scena, anche se i dialoghi sono inferiori, la regia meno solida, la lacrima piÚ ricattatoria. Eppure c'è qualcosa che funziona davvero nel film, ed è il mostrare senza troppa retorica un egoismo umano ma terribile, che è quello di Jane (che a un certo punto se ne esce con una frase tipo "avresti dovuto vivere solo due anni"). Un momento che forse in realtà spiega l'intero film. E forse la retorica e la lacrima facile lasciano riflettere un po' di piÚ.
Si sa che per certi aspetti gli attori inglesi sono superiori a quelli americani, e questo film ne è la prova: Eddie
Redmayne conferma le critiche passate nelle quali lo si salutava sempre come una giovane promessa, assolutamente mantenuta nel ritratto asciutto, mimetico e al tempo stesso originale e personale di un uomo malato di SLA; Felicity Jones, invece, non si sa se ci fa o ci è, scialba. Ma forse di fronte alla grandezza del personaggio e dell'interprete principale, chiunque deve necessariamente lasciare il passo. Resta un'unica domanda: perchÊ sprecare l'eccellente Emily Watson, nel ruolo della madre di Jane, per consigliare di frequentare un coro. Che, per carità , lo dice da dio, ma questa è un'altra storia. Qui, invece, si omaggia Hawking.
Secondo commento critico (a cura di JUSTIN CHANG, www.variety.com)
EDDIE REDMAYNE AND FELICITY JONES DELIVER SUPERB PERFORMANCES IN JAMES MARSH'S SENSITIVE DRAMA ABOUT THE MARRIAGE OF STEPHEN AND JANE HAWKING
The intricate workings of a rare and remarkable mind are rendered in simple, accessible terms in âThe Theory of Everything,â a sensitively directed inspirational biopic centered around the great British physicist Stephen Hawking and his mind-over-body struggle with motor neuron disease. Striving to pay equal tribute to Hawkingâs first wife, Jane (on whose memoir the film is based), and her tireless devotion to him until their 25-year marriage ended in 1995, director James Marsh similarly attempts to find intimate, personal applications for Hawkingâs grand cosmic inquiries, tracing the story of how the author of âA Brief History of Timeâ came to defy time itself. Still, whatâs onscreen is less a cerebral experience than a stirring and bittersweet love story, inflected with tasteful good humor, that canât help but recall
earlier disability dramas like âMy Left Footâ and âThe Diving Bell and the Butterfly.â Superb performances from Eddie Redmayne and Felicity Jones should stand the Focus Features release in good critical and commercial stead when it bows Nov. 7 Stateside.
A brief prologue at Buckingham Palace quickly dissolves, in rather on-the-nose fashion, from a slowly rolling wheelchair to a fast-spinning bicycle, as young Stephen (Redmayne) joyfully races a friend through the streets of Cambridge in 1963. A skinny, rumpled-looking fellow who peers out from behind perpetually dirty, thick-rimmed glasses, Stephen is a brilliant graduate student in cosmology, and already deeply fascinated by time, the origins of the universe and other theoretical concepts that will occupy much of his later writing and research. But even as his intellectual prowess knows no limits, his physical vigor soon abandons him, as foreshadowed early on when he idly knocks over a cup of tea. At
around the half-hour mark his head hits the pavement with a sickening crack, at which point Stephen learns he has MND, a disease related to ALS that will gradually shut down all muscular control, and that he will live for only two years at most.
Unwilling to accept this grim diagnosis, however, is Jane Wilde (Felicity Jones), whom Stephen immediately falls in love with and marries â never mind that, as a student of foreign languages and poetry as well as a devout member of the Church of England, she represents in many ways his intellectual and philosophical opposite. (Debating Jane on the existence of God, Stephen notes that he has âa slight problem with the whole celestial-dictator premise,â one of many wry witticisms that pepper Anthony McCartenâs literate script.) But their differing systems of belief (she has one, he doesnât) turn out to be a unifying principle rather than a
divisive one, and indeed, one of the filmâs most bracing thematic motifs is Hawkingâs refusal to lock himself into rigidly predetermined conclusions, his openness to reversing and contradicting his own monumental work in pursuit of ever higher and deeper forms of knowledge.
Jane is bravely determined to help her husband fight his debilitating illness and enjoy however many years they have together, which happily turn out to be far more than expected (Hawking is now 72). Yet Marsh takes pains to convey the heavy burden of Stephenâs physical decline in every grueling particular, and Redmayneâs performance nails all the outward manifestations without unnecessary exaggeration: the contorted wrist, the drooping head, the stooped posture, the inward-pointing toes, the reliance on crutches and wheelchair, and the increasingly unintelligible speech that ultimately led Hawking to use a speech-generating device. Redmayne palpably conveys the manâs frustration and humiliation at each fresh deprivation, from his inability
to transfer food from plate to mouth to his difficulty holding and playing with his children (Stephen and Jane have three kids, the disease having mercifully not interfered with every key bodily function).
Looking after this particular family, of course, is a full-time job that takes an enormous toll on Jane, whom Jones invests with warmth, spirit and a determination motivated as much by her characterâs religious faith as by her love for Stephen. One of the more refreshing aspects of âThe Theory of Everythingâ is the way it acknowledges what it really means to be long-suffering wife, that regular yet often strictly decorative fixture of far too many great-man Hollywood biopics. In Janeâs case, that means fending off nasty rumors and her own undeniable temptations when her church choirmaster, a handsome and sensitive widower named Jonathan Hellyer Jones (a fine Charlie Cox), becomes a close family friend, informal caretaker to
Stephen and rowdy father figure to the kids.
The later passages are replete with sniffle-inducing sentiments, underplayed marital tensions and no shortage of amusing jokes, drawing on Stephenâs seemingly bottomless reserves of self-deprecating humor. Eventually the story arrives at the painful matter of the coupleâs divorce, in scenes that feel somewhat truncated and show clear signs of genteel narrative airbrushing: Understandably, the filmmakers chose to adapt not Jane Hawkingâs angry and controversial 1999 tell-all, âMusic to Move the Stars,â but rather her more tempered and forgiving 2008 follow-up, âTraveling to Infinity: My Life With Stephen,â and their sympathies feel more or less evenly divided between two individuals who remain friends even after the end of their marriage.
Itâs worth noting that âThe Theory of Everythingâ derives its title from Hawkingâs tireless search for a single universal equation that will account for all existence, reconciling quantum mechanics and Einsteinâs general relativity; dramatically speaking,
the filmmakers seem to have incorporated that principle by extending a generous spirit of inclusion toward nearly everyone onscreen. Admittedly, they canât resist aiming a few bitchy jabs at Elaine Mason (Maxine Peake), the protective and strong-willed nurse whom Stephen married in 1995 (and whom he divorced in 2006), but even she comes off as well as she could under the circumstances.
Elsewhere, McCartenâs script offers a clipped overview of Hawkingâs achievements while keeping the scientific and mathematical discourse at a level that laypeople in the audience will readily comprehend, employing such figures as Cambridge professor and leading cosmologist Dennis Sciama (David Thewlis) to tease out Hawkingâs head-spinning notions about black holes, space-time singularities and the boundaries of the universe. Elsewhere, the film resorts to effective if elementary visual associations: A cheerfully blazing fire neatly serves up the second law of thermodynamics, while the sight of Stephen and Jane twirling beside
the river Cam playfully and romantically underscores the reversibility of time.
Marsh has proven himself an expert stylist in his dramatic features (âShadow Dancer,â his chapter of the âRed Ridingâ trilogy) as well as his documentaries (âMan on Wire,â âProject Nimâ), and he works with d.p. Benoit Delhomme to lend this film a richness of color and texture that keep any sense of British period-piece mustiness at bay. The effect is heightened by Johann Johanssonâs score, whose arpeggio-like repetitions and progressions at times evoke the compositions of Philip Glass, working in concert with Jinx Godfreyâs swiftly edited montages to lyrical and emotionally extravagant effect. John Paul Kellyâs production design, Steven Nobleâs costumes (entailing 77 wardrobe changes to complete Redmayneâs disheveled-academic look), and well-chosen Cambridge locations uphold the filmâs high production standards across the board.
Amid the fine supporting cast, Simon McBurney and Emily Watson make welcome, too-brief appearances as Stephenâs father and
Janeâs mother, respectively, both of whom get at least one scene in which to dole out loving, sensible advice.