RECENSIONE - VINCITORE dell'ORSO D'ORO al 66 Festival del Cinema di Berlino (11-21 Febbraio 2016) - Nastro d’Argento Speciale (il riconoscimento del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani con la seguente motivazione: "Grande cinema, con un effetto di denuncia potente che richiama i Governi del mondo a responsabilità colpevoli e ormai indilazionabili") - Dal 18 FEBBRAIO
(Fuocoammare; FRANCIA/ITALIA 2016; Documentario; 108'; Produz.: 21Uno Film Stemal Entertainment/Istituto Luce - Cinecittà /Rai Cinema/Les Films D’Ici/Arte France Cinema; Distribuz.: 01 Distribution e Luce Cinecittà )
Soggetto: Gianfranco Rosi da un'idea di Carla Cattani.
PRELIMINARIA - COME NASCE FUOCOAMMARE
Nel suo viaggio intorno al mondo per raccontare persone e luoghi invisibili ai più, dopo l’India dei barcaioli (Boatman), il deserto americano dei drop-out (Below Sea Level), il Messico dei killer del narcotraffico (El Sicario - Room 164), la Roma del Grande Raccordo Anulare (Sacro Gra), Gianfranco Rosi è andato a Lampedusa, nell’epicentro del clamore mediatico, per cercare, laddove sembrerebbe non esserci più, l’invisibile e le sue storie. Seguendo il suo metodo di totale immersione, Rosi si è trasferito per più di un anno sull’isola facendo esperienza di cosa vuol dire vivere sul confine più simbolico d’Europa raccontando i diversi destini di chi sull’isola ci abita da sempre, i lampedusani, e chi ci arriva per andare altrove, i migranti.
Da questa immersione è nato Fuocoammare. Racconta di Samuele che ha 12 anni, va a scuola, ama tirare con la fionda e andare a caccia. Gli piacciono i giochi di terra, anche se tutto intorno a lui parla del mare e di uomini, donne e bambini che cercano di attraversarlo per raggiungere la sua isola. Ma non è un’isola come le altre, è Lampedusa, approdo negli ultimi 20 anni di migliaia di migranti in cerca di libertà . Samuele e i lampedusani sono i testimoni a volte inconsapevoli, a volte muti, a volte partecipi, di una tra le più grandi tragedie umane dei nostri tempi.
Cast: Samuele Pucillo (Se stesso) Mattias Cucina (Se stesso) Samuele Caruana (Se stesso) Pietro Bartolo (Se stesso) Giuseppe Fragapane (Se stesso) Maria Signorello (Se stessa) Francesco Paterna (Se stesso) Francesco Mannino (Se stesso) Maria Costa (Se stessa)
Musica: Gianfranco Rosi (suono)
Scenografia: Aldo Chessari (riprese subacquee)
Fotografia: Gianfranco Rosi
Montaggio: Jacopo Quadri; Stefano Grosso (montaggio del suono)
Scheda film aggiornata al:
02 Ottobre 2016
Sinossi:
IN BREVE:
Samuele ha 12 anni e vive su una piccola isola in mezzo al mare. Gioca, va a scuola, ama tirare con la fionda e andare a caccia. Gli piacciono i giochi di terra, anche se tutto intorno a lui parla del mare e di uomini, donne e bambini che cercano di attraversarlo per raggiungere la sua isola. Ma non è un’isola come le altre, si chiama Lampedusa, il confine più simbolico d’Europa, attraversato negli ultimi 20 anni da migliaia di migranti in cerca di
libertà .
IN DETTAGLIO:
Samuele ha 12 anni e vive su un'isola di pochi abitanti lontano dalla terraferma. Come tutti i bambini della sua età gioca e va a scuola. Tira con la fionda, costruita con meticolosità , su barattoli e fichi d’India. Ha un amico al quale insegna come andare a caccia e un compagno di scuola che gli insegna a remare tra i natanti del porto vecchio. A Samuele, però, piacciono i giochi di terra, anche se tutto intorno a lui parla di mare e di uomini, donne e bambini che cercano di attraversarlo per raggiungere proprio la sua piccola isola di sassi e rovi. Ma la sua non è un’isola come le altre. Si chiama Lampedusa ed è il confine più simbolico d’Europa, il luogo dove si è concentrato negli ultimi venti anni il destino di centinaia di migliaia di migranti in fuga da guerra e fame per assicurarsi un pezzo di libertà . Samuele e i lampedusani sono i testimoni a volte inconsapevoli, a volte muti, a volte partecipi, di una tra le più grandi tragedie umane dei nostri tempi.
Commento critico (a cura di GABRIELE OTTAVIANI)
Samuele è un adolescente lampedusano che tutto sommato - pur con le specificità oggettive caratteristiche della vita di ognuno, sempre e comunque diversa da quella degli altri, a maggior ragione se si vive in un’isola, e quindi si è naturalmente separati dal resto del globo - conduce una quotidianità piuttosto simile a quella di ognuno dei ragazzi della sua età in buona parte del mondo occidentale, quello privilegiato, fortunato, quello nel quale l’accesso ai beni di prima necessità , di norma, è più o meno alla portata di quasi tutti. Quel mondo che invece per qualcun altro è la terra del sogno, più bella in apparenza che nella sostanza, la terra della stabilità , della certezza, della felicità , del nuovo inizio, della promessa di pace, del definitivo abbandono della sofferenza, da lasciarsi alle spalle, anche se comunque certi dolori ormai ti hanno impregnato le ossa e il cuore e te li porti
In una scena del film, nel Centro di Accoglienza di Lampedusa, un migrante appena arrivato canta con i suoi compagni di viaggio una sorta di gospel che racconta la loro odissea:
This is my testimony.
We could no longer stay in Nigeria.
Many were dying, most were bombed.
We were bombed, we fled from Nigeria
we ran to the desert,
we went Sahara Desert and many died.
In Sahara Desert many were dying.
Raping and killing many people
and we could not stay.
We flee to Libya.
And Libya was a city of ISIS
and Libya was a place not to stay.
We cried on our knees,
"What shall we do?"
The mountains could not hide us,
the people could not hide us
and we ran to the sea.
On the journey on the sea,
too many passengers died.
They got lost in the sea.
A boat was carrying 90 passengers.
Only 30 were rescued
and the rest died.
Today we are alive.
The sea is not a place to pass by.
The sea is not a road.
Oh, but today we are alive.
It is risky in life
not to take a risk,
because life itself is a risk.
We stayed for many weeks
in Sahara Desert.
Many were dying with hunger,
many were drinking their piss.
All, to survive,
we drank our piss to survive
because that was the journey of life.
We stayed in the desert,
the water finished.
We began to drink our piss.
We said, "God,
don't let us die in the desert."
And we got to Libya
and Libyans would not pity us.
They would not save us
because we are Africans.
And they locked us in their prisons.
Many went to prison for one year.
Many went to prison for six years,
many died in the prison.
Libya prison was very terrible.
No food in the prison.
Every day beating, no water
and many of us escape.
And today we are here, God rescue us.
Without risk we enter the sea.
If we cannot die in Libyan prison,
we cannot die in the sea.
And we went to sea and did not die.
"È sempre difficile staccarmi dai personaggi e dai luoghi delle riprese, ma questa volta lo è ancora di più. Più che in altri miei progetti, ho sentito però la necessità di restituire al più presto questa esperienza per metterla in dialogo con il presente e le sue domande. Sono particolarmente contento di portare a Berlino, nel centro dell’Europa, il racconto di Lampedusa, dei suoi abitanti e dei suoi migranti, proprio ora che la cronaca impone nuovi ragionamenti"
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano 01 Distribution, Luce Cinecittà , InterNos Ufficio Stampa e Studio PUNTO&VIRGOLA.