RECENSIONE - Liam Neeson veste gli scomodi panni del più famoso informatore segreto della storia degli Stati Uniti, il vice-direttore dell'FBI Mark Felt, che, sotto lo pseudonimo di 'Gola profonda', è stato la fonte anonima dello scandalo Watergate negli anni '70 - Dal 12 Aprile
(Mark Felt: The Man Who Brought Down the White House; USA 2017; Biopic drammatico; 103'; Produz.: Cara Films/MadRiver Pictures/Playtone/Scott Free Productions; Distribuz.: BIM Distribuzione)
Titolo in lingua originale:
Mark Felt: The Man Who Brought Down the White House
Anno di produzione:
2017
Anno di uscita:
2018
Regia: Peter Landesman
Sceneggiatura:
Peter Landesman
Soggetto: Ispirato ai libri di Mark Felt e John O'Connor: The FBI Pyramid: From the Inside e A G-Man’s Life
Cast: Liam Neeson (Mark Felt) Diane Lane (Audrey Felt) Maika Monroe (Joan Felt) Michael C. Hall (John Dean) Ike Barinholtz (Angelo Lano) Marton Csokas (L. Patrick (Pat) Gray) Wendi McLendon-Covey (Carol Tschudy) Tony Goldwyn (Ed Miller) Josh Lucas (Charlie Bates) Kate Walsh (Pat Miller) Tom Sizemore (Agente FBI Bill Sullivan) Noah Wyle (Stan Pottinger) Eddie Marsan (Agente CIA) Bruce Greenwood (Sandy Smith) Julian Morris (Bob Woodward)
Il film si ispira alla vera storia del più famoso informatore segreto della storia degli Stati Uniti: Mark Felt, vice-direttore dell'FBI, che è stato – sotto lo pseudonimo di “Gola profonda†- la fonte anonima dello scandalo Watergate negli anni '70. Per oltre trent'anni, la misteriosa identità dell'informatore segreto ha suscitato un'intensa curiosità da parte dell'opinione pubblica e una serie di speculazioni, fino a quando, nel 2005, in un articolo apparso su "Vanity Fair", Felt non ha ammesso di essere stato lui. Malgrado il suo nome sia ormai di dominio pubblico da un decennio, in pochi conoscono la vita professionale e privata del brillante e intransigente Felt, che rischiò, e in ultima istanza sacrificò, ogni cosa, compresa la famiglia, la carriera e persino la libertà , per
rendere note le informazioni di cui era a conoscenza.
The Silent Man ci mostra il caso Watergate come non lo abbiamo mai visto prima d'ora, rovesciando la prospettiva dei giornalisti sul campo del "Washington Post" in Tutti gli uomini del Presidente e adottando il punto di vista delle più alte cariche al potere, una straordinaria finestra aperta su un governo nello scompiglio. La storia del profondo livello di corruzione della Casa Bianca, di cui l'effrazione nel quartier generale del Comitato Nazionale Democratico fu soltanto un esempio isolato. Alla luce degli attuali eventi, i sorprendenti parallelismi con i tumulti politici dell'era Watergate — comprese le lotte di potere tra i rami dell'esecutivo e l'FBI, le prove di brogli elettorali e la rinnovata posizione di sfida della Casa Bianca nei confronti della veridicità dei mezzi di informazione — la storia di Mark Felt non potrebbe essere più rilevante.
Short Synopsis:
The story of Mark Felt, who under the name "Deep Throat" helped journalists Bob Woodward and Carl Bernstein uncover the Watergate scandal in 1974.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Il caso Spotlight (2015) di Tom McCarthy, The Post (2017) di Steven Spielberg hanno fatto strada. Parola chiave comune 'scandalo'. Chiave di scorta 'tratti da storie vere'. Ora arriva sugli schermi il The Silent Man dello scrittore e regista Peter Landesman (Zona d'ombra-Una scomoda verità , Parkland). E per questo, valgono le stesse chiavi di accesso delle precedenti pellicole: 'scandalo' e 'tratto da una storia vera'. Ma The Silent Man arriva secondo al mitico Tutti gli uomini del Presidente (1976) di Alan J. Pakula, pellicola di imprescindibile riferimento, chiamata spesso in causa ogni volta che si guarda alla politica intrecciata alla stampa, veicolo primario di divulgazione alla pubblica opinione. Ed è chiaro che se c'è qualche cosa da nascondere - quasi sempre - la tentazione degli implicati è quella dell'insabbiamento della notizia, onde sventare lo scandalo, appunto. Ed è questo il caso del popolare cosiddetto 'Scandalo Watergate', scoppiato grazie alla soffiata
E il profilo di quest'uomo noi lo conosciamo attraverso uno degli interpreti più raffinati, uno di quelli che riescono ad esprimere tutto con niente. Uno che preme spesso il tasto 'pause' per addensare i passi di una sceneggiatura scritta sulla propria pelle. E tutto questo è Liam Neeson, qui amplificato di segno per sottrazione, anche nell'immagine. Il suo look particolare, assestato quasi sul monocromo, un qualcosa
di molto prossimo al bianco e nero, di contro al mondo a colori che lo circonda, diventa simbolo di intransigenza irreprensibile soprattutto sul piano professionale. La vita privata vi si innesta per schegge, di cui fanno parte la moglie Audrey - per la quale Diane Lane, nel tempo minimo concessole, ha fatto miracoli per dipingerla in tutto il variegato spessore che meritava il suo personaggio, all'ombra di un marito tanto 'ingombrante' - e la figlia Joan (Maika Monroe) latitante da casa da circa un anno. Schegge che si rovesciano per lasciar trasparire quanto quell'uomo ha sacrificato nella vita privata a favore della professione, pur amando la famiglia sopra ogni altra cosa. Dunque, mentre si scoprono uno ad uno tutti vermicelli della mela marcia sovrana alla Casa Bianca - inserti video doc con il Presidente Richard Nixon si intersecano alla finzione cinematografica quasi fossero un tutt'uno - mentre monta l'investigazione congiunta
della stessa tensione, mantenuta in sospensione sul piano psicologico in particolare del primo protagonista Felt/Neeson, ha fatto il pilastro dell'intera storia.
Commenti del regista
"A mio modo di vedere, gli eventi non hanno origine nella storia, ma negli esseri umani. Sono affascinato dalla condizione delle persone sotto pressione e in crisi, da cosa accade loro in quelle circostanze e da come reagiscono... Volevo qualcuno in grado di incarnare il peso e la forza del valore americano di una forma di eroismo stoico e silenzioso. E Liam ha quella statura, richiama molto Lincoln"
Un indizio della formazione di carattere del personaggio:
"Quando Felt era bambino, suo padre gli diede un cavallo da accudire per fargli imparare ad assumersi la responsabilità . E quando Felt aveva solo sette o otto anni, il cavallo dovette essere abbattuto e il padre obbligò il figlio a uccidere l'animale. Il risultato di quell'evento fu che Felt comprese il significato del peso della responsabilità . In certe circostanze devi essere disposto a compiere scelte molto difficili, compresa quella di sacrificare la cosa che ami per salvarla. Proiettando quell'episodio in avanti, penso sia stato in parte all'origine della sua capacità , decenni dopo, di dare una spiegazione razionale al suo tradimento dell'FBI: sapeva che in ultima analisi compiva quella scelta per salvarla"