Sceneggiatura:
François Ozon in collaborazione con Philippe Piazzo
Cast: Pierre Niney (Adrien Rivoire) Paula Beer (Anna Hoffmeister) Ernst Stötzner (Dottor Hoffmeister) Marie Gruber (Magda Hoffmeister) Johann von Bülow (Kreutz) Anton von Lucke (Frantz Hoffmeister) Cyrielle Clair (La madre di Adrien) Alice de Lencquesaing (Fanny)
Casting: Simone Bär, Leila Fournier e Sarah Teper
Scheda film aggiornata al:
01 Ottobre 2016
Sinossi:
IN BREVE:
Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, in una piccola città tedesca , Anna va ogni giorno a visitare la tomba del suo fidanzato Frantz, morto al fronte in Francia. Un giorno incontra lì un giovane francese, Adrien, venuto a lasciare dei fiori per il suo amico tedesco. La sua presenza, dopo la sconfitta tedesca, provoca le reazioni appassionate degli abitanti della città .
Commento critico (a cura di Fabien Lemercier, Cineuropa)
François Ozon firma un’opera sublime, di una maestria eccezionale, con una sceneggiatura cesellata e interpretata dagli eccellenti Paula Beer e Pierre Niney
"Noi siamo padri che brindano alla morte dei propri figli". Nella primavera del 1919, la ridente cittadina tedesca di Quedlinburg soffre silenziosamente il trauma subìto in seguito alla sconfitta contro i francesi, durante la prima guerra mondiale, tra umiliazione nazionale, sommersi desideri di vendetta e inconsolabile dolore per la perdita delle persone amate. E’ su questo sfondo storico che François Ozon innesta, con formidabile abilità e consolidata esperienza cinematografica, un melodramma delicato e romanzesco, che gioca virtuosisticamente sulla percezione della realtà , in un vortice di bugie e illusioni. Avventurandosi, solo per la seconda volta, nel territorio dei film storici (la prima incursione risale al 2007, con Angel, il regista francese esprime con Frantz, in concorso alla 73ma Mostra di Venezia, tutta la maestria del cineasta navigato.
Originariamente dovuta a questioni
di budget e di ambientazione, la scelta del bianco e nero si è rivelata particolarmente felice; il regista inserisce così il suo film nel novero dei grandi classici (Frantz è liberamente ispirato a L’uomo che ho ucciso di Ernst Lubitsch che aveva a sua volta adattato una pièce di Maurice Rostand) e lo impreziosisce con alcune sorprendenti e bellissime sequenze a colori (legate ai ricordi o ai momenti felici passati, che stridono con il clima di morte del momento). La distanza provocata dalla monocromia dominante si armonizza perfettamente anche con il contesto della storia, su cui grava il clima dell’immediato dopoguerra, in cui ogni famiglia piange i suoi morti, gli invalidi popolano i due paesi usciti esangui dalla macelleria del 14-18 e i sopravvissuti cercano di riprendersi le proprie vite, oramai incancrenite da rimpianti e incubi, sensi di colpa e rancore, odio ancora aspro per il nemico (“Ogni francese
è l’assassino di mio figlioâ€).
Ma in questa atmosfera tetra, dipinta ad arte, è su una giovane e innocente donna, una futura sposa rimasta vedova prima del tempo, che si posa lo sguardo di Ozon. “Chi ha portato i fiori sulla tomba di Franz?†si chiede Anna (la grande rivelazione Paula Beer), la cui esistenza si è interrotta con la morte dell’uomo che doveva sposare (“Non voglio dimenticarloâ€, “Non ho la forza di ballareâ€). Ospitata dai genitori del defunto sposo, anche loro affranti per la morte del figlio di cui idealizzano il ricordo, Anna vede spuntare nelle loro vite Adrien (il raffinatissimo Pierre Niney), un soldato francese che aveva conosciuto Franz prima della guerra (“Come potrei dimenticarlo?â€) e il cui ricordo condiviso con la famiglia del defunto darà un po’ di sollievo al loro dolore e risveglierà i sentimenti di Anna, suscitando però al contempo l’ira dei nazionalisti del posto. Ma
è anche un viaggio attraverso lo specchio delle apparenze quello che compie a poco a poco la giovane donna, che in seguito varcherà anche la frontiera, per andare alla ricerca del tormentato Adrien, ripartito per la Francia. Una ricerca amorosa con un’aurea di viaggio iniziatico, che François Ozon conduce con la scienza esatta dei colpi di scena narrativi e una messa in scena eccellente, e in cui le emozioni socialmente limitate dell’epoca sembrano trovare un’eco ideale nell’approccio naturalmente distanziato dagli affetti e dagli istinti umani più fervidi. Allo stesso tempo rigoroso e romanzato, Frantz offre agli interpreti principali due ruoli perfetti di cui si impossessano con carismatico ardore. Segnando una vetta nella maestria del regista, questo film è destinato a conquistare i cinefili di tutto il mondo, a cominciare dagli spettatori dei grandi festival; Frantz, infatti, ha già ottenuto un grande successo, essendo stato selezionato per tutte le prossime maggiori
manifestazioni: dopo Venezia, verrà proiettato a Telluride, Toronto e San Sebastian.