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    ASPETTANDO IL RE

    Dal Tribeca Film Festival 2016 - Una commedia dolce-amara con Tom Hanks nei panni di un uomo d’affari in crisi che, per evitare la bancarotta, si lancia in un nuovo mondo e in una nuova, improbabile avventura: vendere un sistema avveniristico di ologrammi al re dell’Arabia saudita - RECENSIONE - Dal 15 Giugno

    "'Ologramma per il re' mi aveva colpito in modo molto particolare. Era da moltissimo tempo che non leggevo un romanzo contemporaneo, e così ho pensato che non potessi aspettare: quella storia doveva diventare subito un film. Tratta temi decisamente attuali, pur mantenendo un certo stile classico che lo rende un romanzo senza tempo. Mi è sembrato un mix fantastico, e così ho cominciato a tormentare tutti per cercare di realizzare il film nel più breve tempo possibile... Il romanzo ha uno strano senso dell'umorismo, che si accompagna però a molti momenti profondamente malinconici e tragici... Ho cercato di fare il massimo per rendere il film una commedia. Anche se è una storia cupa, su una persona che si trova in una situazione davvero difficile. In quello che vive Alan c'è allo stesso tempo qualcosa di assurdo..."
    Il regista Tom Tykwer

    (A Hologram for the King; GERMANIA/USA/GRAN BRETAGNA/FRANCIA/MESSICO 2016; Commedia; 97'; Produz.: X-Filme Creative Pool/22h22/Fábrica de Cine/Kasbah-Film Tanger/Playtone/Primeridian Entertainment; Distribuz.: Lucky Red)

    Locandina italiana Aspettando il re

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    Celluloid Portraits:



    See Short Synopsis

    Titolo in italiano: Aspettando il re

    Titolo in lingua originale: A Hologram for the King

    Anno di produzione: 2016

    Anno di uscita: 2017

    Regia: Tom Tykwer

    Sceneggiatura: Tom Tykwer

    Soggetto: Tratto romanzo A Hologram for the King (Ologramma per il re, 2012) di Dave Eggers.

    Preliminaria - Trama del libro:

    C'è un uomo, Alan Clay. È americano, divorziato, ha una figlia da mantenere, un'ex moglie che vive in California, che non intende contribuire in alcun modo alle spese e non fa che ripetergli di comportarsi da uomo. Ma che uomo è Alan Clay? Ha cinquantaquattro anni ed è senza lavoro. Per l'America aziendale è un soggetto inutilizzabile, bizzarro quanto un aeroplano fatto con il fango. La crisi dei mercati e della sua vita privata l'ha lasciato stremato, tendenzialmente ubriaco, con un conto cronicamente in rosso, ma ora non ha scelta: se vuole pagare le tasse del college di sua figlia, deve trovarsi presto un lavoro, e ben pagato. La sua unica chance si chiama re Abdullah, il miliardario sovrano dell'Economic City, un'immensa oasi in mezzo al nulla destinata a diventare la città del futuro. Il compito di Alan è difficilissimo. Deve convincere re Abdullah ad acquistare la sua mirabolante invenzione. Un ologramma in grado di far apparire chiunque in 3D, direttamente nella tenda del sovrano. Ma cosa succede se il re tarda ad arrivare? Se i funzionari rimbalzano Alan da un ufficio all'altro? L'esilio rischia di diventare interminabile. E mentre cerca disperatamente di evitare l'ennesimo fiasco della sua vita con la bella dottoressa Zahra Hakem, Alan scopre però che lì in mezzo al deserto una cosa la può fare: scrivere a sua figlia e provare a spiegarle che un genitore non è altro che un essere umano come gli altri, che fa degli errori e ha un ruolo piccolo nel mondo e nella storia...

    Cast: Tom Hanks (Alan Clay)
    Alexander Black (Yousef)
    Sarita Choudhury (Zahra)
    Sidse Babett Knudsen (Hanne)
    Ben Whishaw (Dave)
    Tom Skerritt (Ron)
    Tracey Fairaway (Kit)
    David Menkin (Brad)
    Christy Meyer (Cayley)
    Megan Maczko (Rachel)
    Eric Meyers (Eric Randall)
    Amira El Sayed (Maha)

    Musica: Johnny Klimek e Tom Tykwer

    Costumi: Pierre-Yves Gayraud

    Scenografia: Uli Hanisch

    Fotografia: Frank Griebe

    Montaggio: Alexander Berner

    Casting: Noureddine Aberdine, Michelle Guish, Avy Kaufman (U.S.), Gaby Kester e Mounir Saguia (Marocco)

    Scheda film aggiornata al: 10 Luglio 2017

    Sinossi:

    In breve:

    Il cinquantenne statunitense Alan Clay (Tom Hanks), divorziato e sull'orlo della bancarotta, viene mandato in Arabia Saudita dalla compagnia per la quale lavora per ottenere l'appalto di fornitura dei servizi informatici per una città avveniristica in costruzione nel mezzo del deserto. Clay scoprirà ben presto che la sua missione è più difficile del previsto. Del re non c'è traccia e nessuno dei suoi collaboratori sembra sapere quando questi si presenterà per assistere alla presentazione dei prodotti della ditta fra cui spicca un sistema per le videoconferenze basato sugli ologrammi. Alan passa le sue giornate in attesa, tra il cantiere e il suo hotel a Gedda. In queste giornate, l'uomo fa un bilancio della sua vita e stringe amicizia con il suo autista Yousef.

    Short Synopsis:

    A failed American sales rep looks to recoup his losses by traveling to Saudi Arabia and selling his company's product to a wealthy monarch

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    Si direbbe quasi tornato agli umori del comico spaesamento di Viktor Navorski nel The Terminal di Steven Spielberg, il nostro camaleontico Tom Hanks, un interprete perfetto per ogni circostanza. Per il dramma integrale tanto quanto la commedia. Che poi, in genere, i due registri vanno spesso e volentieri di pari passo: l'uno accoglie in grembo l'altro o viceversa. In effetti, in A Hologram for the King (Aspettando il re) di Tom Tykwer (The International, Cloud Atlas), tratto dall'omonimo romanzo di Dave Eggers, i due registri fanno coppia fin dalle prime battute: insieme si affacciano dalle cortine di un palcoscenico su cui va in scena una catastrofe personale, per quanto accompagnata dalle note di una sinfonia leggera ed autoironica. L'ingresso trionfale per un personaggio classico, confezionato ad hoc per un 'one man show' di tutta eccellenza. Il cinquantenne Alan Clay di Tom Hanks inizia difatti a rivolgersi allo spettatore, cercando

    quasi solidarietà, per la sua vicenda di 'uomo in crisi', mentre osserva come ad un certo punto della vita uno arrivi a farsi la canonica domanda: "ma io come sono finito così?". Manco a dirlo, questa altro non è che la domanda chiave del soggetto in corso, il sottotitolo del film stesso, l'anima del racconto.

    Un racconto in prima persona o quasi, in cui per buona parte del primo tempo, a dominare sono circostanze tragicomiche a go-go, con una sceneggiatura non di rado scritta sui comicissimi primi piani di Tom Hanks, tradotto amabilmente in uno che russa alla grande, che fa sempre tardi agli appuntamenti, anche importanti, cercando spesso rifugio nell'alcol per fronteggiare le sue insicurezze: uomo d'affari inconcludente, una ex moglie sempre pronta ad umiliarlo sulla sua mancanza di responsabilità, soprattutto finanziaria, nei confronti della figlia alla quale non riesce a garantire ingresso e mantenimento al college. Insicurezze, per

    le quali il nostro goffo protagonista incolpa paradossalmente una grossa cisti sulla schiena, di cui veniamo a conoscenza tramite i suoi intermittenti flashback, mentre annaspa costantemente nel tentativo di riaffiorare a galla dall'annegamento, più o meno certo, nel mare di guai in cui si è cacciato.

    Alan Clay altri non è, in effetti, che un uomo d'affari americano in crisi, divorziato, che per rimettersi in pista vola in Arabia Saudita convinto di poter concludere con il Re Abdullah l'affare del secolo. Come? Presentandogli una rivoluzione informatica di sua invenzione appuntata su un ologramma. Un ologramma in grado di far apparire chiunque, naturalmente in 3D, nella tenda del sovrano. Fresco reduce da The Circle, Tom Hanks non poteva certo avere alcun problema con questo genere di presentazione! Scherzi a parte, se Alan/Hanks doveva avere qualche intoppo, l'avrebbe incontrato nell'attesa. Un'attesa interminabile celebrata nel titolo italiano del film, Aspettando il re,

    appunto. Un re che dunque sembra non arrivare mai, mentre funzionari locali si defilano e sembrano quasi prendersi gioco di lui, salvo un bizzarro e curioso tassista, disposto a scarrozzarlo a destra e a manca, agli orari più improbabili per un puntuale 'nulla di fatto'. E mentre l'attesa cadenza la parte più divertente del film, man mano che si procede la verve si diluisce sempre più, cedendo il passo ad un tiepido e superficiale affresco sulle incomprensibili usanze locali, su velleità di guerriglia e di indipendenza, nonché della ben nota discrepanza tra i sessi. Ne sono una lampante, quanto contraddittoria, dimostrazione, le conversazioni del nostro Alan con l'amabile tassista: "Benvenuto in Arabia Saudita" gorgheggia giulivo quando rivela che suo padre ha quattro mogli. Ma l'eccezione, si sa, conferma la regola. Anche in Arabia Saudita. E l'eccezione ha qui l'enigmatico volto (con annesso copricapo) della speciale dottoressa in grado di fare

    la differenza in tutti i sensi. Un sottile filo che segna evidentemente possibilità altre nell'universo femminile tra chi appartiene a ceti abbienti rispetto a chi invece non ne fa parte. Si insinua poi - per quanto lieve e fugace come un battito d'ali - anche il tema della linea diretta tra Stati Uniti e mondo arabo sul piano culturale, quando ad esempio nel film si va a rimarcare come molti tra gli arabi che il nostro Alan incontra, a cominciare dallo stesso tassista, si siano variamente formati, facendo tappa in qualche area nota degli Stati Uniti.

    Così, facendosi largo tra rare tracce di sterpaglia in pieno deserto, cui qui si guarda come alla più verdeggiante delle praterie, tra ammicchi, metafore o allegorie che dir si voglia, come la sequenza della caccia al lupo notturna, dopo aver perso la sfida professionale facendosi scippare l'affare del secolo dai soliti guastafeste dei

    cinesi (stessa cosa a metà prezzo), Aspettando il re scivola ed approda lentamente sulle sponde della favola buonista, mentre passeggia agevolmente sulle macerie del crollo, fin troppo facilone e a buon mercato, di barriere culturali qui dipinte con la stessa consistenza della carta velina. A dire il vero, le barriere davvero invalicabili hanno qui le tinte forti dell'estrema povertà e dell'estrema ricchezza che convivono sotto lo stesso tetto, senza mai toccarsi, di uno stesso palazzo, come evocato in una denuncia sottesa, in una sequenza particolare del film. Ai piani alti non vigono le stesse regole e i divieti dei piani bassi. E la differenza è abissale. Ma alla fin fine, quando il nostro spaesato personaggio si è ormai accasato, e chiude quel portone, siamo noi a chiederci: chissà poi se il nostro Alan farà davvero onore all'adesione promessa all'amico tassista a quella sorta di 'independence day' arabo? Aspettando il re

    sembra invitarci a toccare con mano che l'ideale di libertà e l'ardore di letto godano di ottima salute in ogni Paese e che non siano poi tanto diversi tra loro! Ma è davvero tutto così semplice?

    Pressbook:

    PRESSBOOK ITALIANO di ASPETTANDO IL RE

    Links:

    • Tom Tykwer (Regista)

    • Tom Hanks

    • Ben Whishaw

    • Tom Skerritt

    1 | 2

    Galleria Video:

    Aspettando il re - trailer

    Aspettando il re - trailer (versione originale) - A Hologram for the King

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