Stasera, 14 Giugno, in TV, su Italia 2, Canale 49, ore 21.15 - RECENSIONE - Nel thriller horror sovrannaturale nato da un'idea di Guillermo Del Toro, l'amore di una madre e' per sempre - Dal 21 MARZO
"Le origini delle storie horror sono nelle fiabe – le fiabe dei fratelli Grimm, quelle dell’Europa orientale, Russia ed Appalachia sono tutte piene di violenza ed orrore... Un modo per generare tensione è nell’impedire al pubblico di vedere ciò che invece vorrebbe vedere, quindi andare contro un suo desiderio. Questo espediente, è frutto di cosiddetti movimenti ‘pigri della macchina da presa’, che strategicamente dà un’immagine soffusa dei personaggi, ed incute timore."
Il regista e co-sceneggiatore Andres (Andy) Muschietti
"Una madre possessiva ricorda lontanamente un mostro, tutti ne abbiamo un’idea: potrebbe essere la nostra, o quella di un amico o quella di una fiction... Mi piaceva l’idea di due bambine perse nel bosco, adottate e sostenute per anni da un fantasma squilibrato, consumato da un amore materno possessivo ed asfissiante. E’ solo quando le bambine vengono trovate e portate in salvo in città che iniziano i veri problemi... E’ più spaventoso non vedere piuttosto che vedere totalmente, oppure immaginare ciò che è stato visto. La Madre è visibile quanto basta per essersi fatti un’idea, ma non così tanto da perdere il suo effetto intimidatorio".
Il produttore Guillermo Del Toro
Sceneggiatura:
Andres Muschietti, Barbara Muschietti e Neil Cross
Soggetto: PRELIMINARIA - L'AMORE DI UNA MADRE, L'INIZIO DI UNA FAVOLA OSCURA:
Basato sull’acclamato corto che ha catturato la comunità cinefila nel 2008, La Madre è il primo lungometraggio realizzato dal regista di spot internazionali Andy Muschietti e sua sorella, la produttrice Barbara Muschietti.
Girato nell'arco di un solo giorno nel 2006, il corto nasceva come semplice esercizio di stile, utile a Muschietti per dimostrare di essere in grado di creare non solo spot umoristici ma anche qualcosa di oscuro e tenebroso. In Mamà si raccontava la storia di due ragazzine, Victoria e Lilly intrappolate nella loro casa e terrorizzate da ‘qualcosa’ o ‘qualcuno’. Le abbiamo lasciate fuggire da una creatura spettrale conosciuta solo come "Mamma" che le insegue fino a quando le intrappola alla fine di un corridoio senza possibilità di nascondersi.
Un thriller sovrannaturale che narra la misteriosa storia di due bambine scomparse nei boschi il giorno che la loro madre fu uccisa. Quando vengono salvate anni dopo e cominciano una nuova vita, qualcuno o qualcosa comincia a perseguitarle di notte.
IN DETTAGLIO:
Il thriller soprannaturale La Madre (Mama) racconta l’inquietante storia di due ragazze che spariscono nel bosco, nel giorno in cui i loro genitori restano uccisi. A distanza di anni verranno ritrovate e inizieranno una nuova vita, ma si renderanno conto che qualcuno o qualcosa, di notte, ancora desidera rimboccar loro le coperte.
Cinque anni prima, le sorelle Victoria e Lilly scomparvero dal quartiere in cui abitavano, senza lasciare traccia. Da allora lo zio Lucas (Nikolaj Coster-Waldau) e la sua fidanzata Annabel (Jessica Chastain) non hanno fatto altro che cercarle. Ma quando le ragazze vengono incredibilmente ritrovate vive in un rifugio fatiscente, la coppia inizia a chiedersi se le ragazze siano gli unici ospiti ad essere stati accolti nella loro casa.
Mentre Annabel cerca di ricreare una vita normale per le due sorelle, cresce la sua convinzione che in casa aleggia una presenza maligna. Le sorelle presentano semplicemente i sintomi di un trauma o c’è veramente un fantasma che si aggira intorno a loro? E come hanno fatto a sopravvivere tutti questi anni da sole? Mentre la donna cerca risposte a queste domande spaventose, si renderà conto che i sussurri che echeggiano in casa quando le ragazze vanno a letto, provengono dalle labbra di una presenza letale.
SHORT SYNOPSIS:
Annabel and Lucas are faced with the challenge of raising his young nieces that were left alone in the forest for 5 years.... but how alone were they?
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
COME ROVINARE UNA 'GHOST STORY' PARTITA BENE E IMPASTATA CON GLI INGREDIENTI GIUSTI MESSI AL MOMENTO GIUSTO! UN HORROR SOPRANNATURALE CON LE FONDAMENTA POGGIATE SU UN VERO E PROPRIO RETICOLATO DI SIMBOLISTICA CLASSICA RICONTESTUALIZZATA IN GRADO DI MANTENERE LO SPETTATORE IN BILICO SUL FILO TENSIVO FIN VERSO LA META' DEL SECONDO TEMPO. POI QUALCOSA INIZIA A SCRICCHIOLARE PIU' DEL DOVUTO, MA NON E' PIU' IL MCGUFFIN DELLA 'MADRE' QUANTO IL FILM CHE COLLASSA E FRANA SU SE STESSO SULL'ONDA D'URTO DELLE IMPROVVISE CONTAMINAZIONI E DEVIAZIONI DI GENERE: TRA POSSESSIONI DEMONIACHE CON EFFETTI CARICATURALI CHE SCONFINANO NEL RISIBILE, FACENDO DIMENTICARE LA VINCENTE TECNICA DEL 'MAI COMPLETAMENTE ALLO SCOPERTO' DELL'INIZIO, PASSANDO PER LE CADENZE BARCOLLANTI E NON DEL TUTTO EPURATE DA INCONGRUENZE, DEL THRILLER INVESTIGATIVO, SI INCONTRA IN DIRITTURA DELL'EPILOGO UN ESASPERATO 'MELO' DARK' DAL SAPORE PIU' TRISTEMENTE RANCIDO CHE DI ANTICA MEMORIA
Il regista de L'esorcismo di Emily Rose Scott Derrickson con
la sua ultima fatica in celluloide Sinister, ancora in programmazione nelle sale, potrebbe dar qualche interessante lezione di cinematografia horror soprannaturale al debuttante regista de La madre Andres (Andy) Muschietti. E dire che il film funziona per ben oltre la metà della sua durata: ancora protagoniste delle bambine con una sconcertante storia di infanzia negata che va ad incrociarsi con una altrettanto sconcertante entità soprannaturale, distorta fisiognomicamente quanto nelle pulsioni che la spingono all'azione.
Basato sull’acclamato corto Mamà (2008), La Madre è il primo lungometraggio realizzato dal regista di spot internazionali Andy (Andres) Muschietti, co-sceneggiato con sua sorella Barbara, anche co-produttrice del film. Nel corto Muschietti aveva lasciato le bambine Victoria e Lilly in fuga da una creatura spettrale conosciuta solo come "Mamma" che le inseguiva fino all'intrappolamento alla fine di un corridoio. Come nel cortometraggio da cui ha origine il film, la Madre è interpretata dall'attore spagnolo ed esperto
di movimenti Javier Botet (Rec). E con lui a bordo non c'era necessità alcuna di usare effetti speciali per maggiorare la mole fisica mirata ad incrementare il terrore che sprigiona l'inquietante presenza soprannaturale. Dall'alto di una statura naturale di quasi due metri Botet sfoggia ne La madre corporatura ed abilità fisiche fuori dal comune proprio alla luce delle sue misure, riuscendo a muoversi con una certa delicatezza e ponderazione fino a risultare paradossalmente ancor più terrificante, attraverso un personale filtro di interpretazione che, per dirla con il produttore Guillermo Del Toro, altro non è se non "pura arte corporea, danza, mimica spaventosa". Sembra tra l'altro che Andy Muschietti abbia concepito l'aspetto visuale del personaggio della Madre "come un quadro di Modigliani putrefatto". Il regista, appassionato d'arte, si dice inoltre ispirato allo stile "lowbrow", meglio conosciuto come 'surrealismo pop', reso celebre dall'artista visuale americano, esperto di effetti speciali ed animazione digitale
Chet Zar. Particolare cura qui necessitavano fotografia e scenografie che tallonano diligentemente le mutazioni in progress del film: così i colori brillanti al di là della foresta, passando per le nuance spente, come 'sporcate', della stanza dell’istituto psichiatrico, cedono presto il passo alle tonalità scure di marroni e neri con le prime manifestazioni dell'entità 'madre' sempre più onnipresente e sempre più mutevole grazie all'opera di trucco parrucco e protesi della DDT Effects. Eppure, tanta dovizia di tecniche artistiche funziona fin quando nulla è esplicitamente manifesto.
La madre si fregia degli ingredienti giusti al momento giusto e sfoggia il suo punto di forza nel cenno, nell'ammicco, con le sue minimaliste variabili, ad un qualcosa già presentato come devastante e malefico strumento di morte in una delle sequenze iniziali, quando il padre delle due bambine, uscito di senno, sta per commettere il più efferato degli omicidi nella casa-capanno abbandonata in mezzo al bosco.
Bosco e neve, gli ingredienti classici di noir ed horror, cui di lì a poco ne La madre se ne aggiungeranno altri, fortemente simbolici, dominanti le canoniche luci malferme, rumori, suoni e lamenti di varia natura: la falena e i disegni con i colori primari del bianco e del nero, diversamente anticipati anche con il The Mothman Prophecies. Le profezie dell’uomo falena (2002) di Sheldon Wilson; la trasmissione dell'entità attraverso macchie di muffa e putrescenze che si irradiano sulle pareti come una sorta di vasi sanguigni logicamente declinati sul nero della morte e sviluppati in filamenti e propaggini che richiamano le zampe del ragno (quelle che in una connotazione estetica ovviamente più fumettistica comparivano già nel 3° atto di Spider Man); sagome nere sfuggenti già introdotte in altro modo dal celebre Ghost (1990) di Jerry Zucker; i criptici sogni notturni o indotti dall'ipnosi, tra cui incubi che lasciano segni tangibili
scomparso padre delle due bambine, che con la riluttante fidanzata rocker Annabel (Jessica Chastain) adotta le nipoti nella consapevolezza di abbracciare un'impresa alquanto rischiosa. L'incidente sulle scale provocato da 'La madre' lo mette fuori gioco per un pò ed hanno così inizio le inquietanti e reiterate 'danze' all'interno della casa in cui Annabel/Chastain resta da sola con le bambine mentre lui versa in coma temporaneo in ospedale.
Pur muovendosi su un terreno battuto e ribattuto, fin qui Muschietti riesce ancora a cavarsela giocando sulle cadenze di un'evoluzione affettiva tra le due entità 'materne', la reale e la spettrale, quest'ultima onnipresente ma ancora fortunatamente mai del tutto svelata. Periodo in cui si consumano anche sequenze particolarmente brillanti come il gioco della coperta contesa. La pellicola comincia a scricchiolare ed incrinarsi all'altezza dell'intrusione della zia sull'onda del sospetto di abusi sulle bambine e in competizione per la mancata adozione delle stesse. Da
questo momento in poi il deragliamento annunciato si completa inesorabilmente cavalcando improvvise possessioni demoniache ed un succedersi di eventi e palesi manifestazioni che sentenziano uno schizofrenico cambio di rotta. Un inspiegabile cambio di stile e di umore generale che ora non solo si ostina a scoperchiare ogni pentola possibile ma non sa evitarsi neppure di soffermarsi sul dettaglio di effetti risibili che sembrano aver seguito la stessa rotta del comandante, impavido nella sua corsa, malgrado già in bocca all'iceberg. Tutto diventa d'un colpo banale, scontato e stucchevolmente melodrammatico con buona grazia delle note musicali degne del naufragio annunciato, fino a soffocare l'ultimo rantolo di quell'anima dark che era più o meno dignitosamente riuscita a farsi strada fino a lì. Per non sprecare il suo indubbio potenziale, Muschietti deve tener presente una regola di fondo generalizzabile, in un modo o nell'altro: il prestigio di un prestigiatore è quello di non svelare
mai apertamente i segreti del mestiere! Altrimenti si può dire addio allo spettacolo!
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano Universal Pictures International Italy e Maria Grazia Giuliani (Xister)