(Nel cortile ci sono un portinaio depresso, fiori da annaffiare, biciclette rubate, una televisione da spegnere, una crepa da stuccare, paradisi artificiali, un cane da domare, una fessura da tappare, vicini da sopportare, un bambino da sorvegliare, un amico da aiutare, un marito da calmare, sedie da piegare, in cortile c’è un mondo folle…)
La Good Films presenta Piccole crepe, grossi guai, film che vede nei due ruoli primari la splendida ottantunenne (il 22 ottobre) Catherine Deneuve e Gustave Kervern. L’attrice regala ancora una volta al suo pubblico un personaggio tratteggiato con l’abilità che le è propria.
Mathilde è una donna non più giovane, che si lascia prendere dall’angoscia per una crepa sul muro di casa. Giorno dopo giorno Mathilde vede la crepa diventare più lunga e profonda. Quest’angoscia si trasforma in un’ossessione. La sua più grande paura è che il palazzo possa crollare.
Antoine soffre di insonnia ed è depresso. Trova lavoro come portinaio nello stabile di Mathilde, che lei stessa fa assumere dal marito. Antoine prova simpatia per lei e l’aiuta nel portare avanti le sue “attività â€. La sensibilità dell’uomo per il suo malessere li porta a diventare amici e a sostenersi a vicenda. Antoine la capisce più di quanto sappia fare il marito,
che invece la sgrida per quelle che ritiene essere sciocche paure.
Nel cortile di questo condominio il regista e co-sceneggiatore Pierre Salvadori mette insieme diversi umori e personalità , ci sono personaggi di ogni sorta: un portinaio depresso, una donna che rischia di scivolare nella follia, un giovane che cerca di vendere biciclette rubate, un uomo col suo cane che chiede riparo per la notte, un condomino fissato con le regole e tanti altri. Il portinaio depresso, con il quale tutti si rapportano, sembra in mezzo agli altri il più normale. Quando lo spettatore incontra Antoine per la prima volta avverte la sensazione di trovarsi di fronte a un uomo che non riesce a reagire agli stimoli esterni, lasciatosi andare alla sua depressione. Quando, però, si mette a lavorare come portinaio lo vede risvegliarsi, usare il buon senso, cercando di mitigare gli animi e assistere tutti come e quanto può. Eppure
i suoi demoni sono sempre lì, sopiti per un po’, giusto il tempo di aiutare Mathilde.
Pierre Salvadori è partito dal personaggio di Mathilde per plasmare il suo microcosmo. Antoine all’inizio – spiega il regista - “ha la tentazione di rinunciare, il desiderio di un rapporto col mondo meno doloroso. Cerca di procurarsi questa tranquillità attraverso un oppiaceo, una droga che lo tranquillizza. Vuole ritirarsi dal mondo, dormire. Pensa di potersi allontanare dal resto del mondo ma non ne
è capace. E’ sensibile, comprensivo; e Mathilde lo colpisce†contribuendo a rimetterlo in moto. Mathilde è, invece, iperattiva, impegnata con una associazione che l’assorbe totalmente, per poi spegnersi. Il percorso di Antoine e Mathilde è inverso, ma è nel tratto di strada che queste due esistenze compiono insieme che lo spettatore si affeziona a loro.
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano Good Films e Laura Poleggi (QuattroZeroQuattro)