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BEYOND: NOOMI RAPACE (TRILOGIA 'MILLENNIUM') ANCOR PIU' DRAMMATICAMENTE INTENSA
Dalla 67. Mostra del Cinema di Venezia (1-11 Settembre 2010) - SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA - 'PREMIO DEL PUBBLICO' - RECENSIONE IN ANTEPRIMA e RECENSIONE n. 2 - Dal 16 MARZO
(Svinalängorna SVEZIA/FINLANDIA 2010; drammatico; 95'; Produz.: Kamoli Films / Drak Film / Hepp Film, in co-produz. con: Blind Spot Pictures Oy / Sveriges Television (SVT)/Yleisradio-YLE); Distribuz.: Sacher Distribuzione)
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Titolo in italiano: Beyond
Titolo in lingua originale:
Svinalängorna
Anno di produzione:
2010
Anno di uscita:
2011
Regia: Pernilla August
Sceneggiatura:
Pernilla August e Lolita Ray
Soggetto: Liberamente tratto dal bestseller omonimo di Susanna Alakoski.
Cast: Noomi Rapace (Leena) Ola Rapace (Johan) Tehilla Blad (Leena bambina) Ville Virtanen (Kimmo) Outi Mäenpää (Aili) Alpha Blad (Marja) Junior Blad (Sakari) Selma Cuba (Flisan)
Musica: Magnus Jarlbro
Costumi: Kicki Ilander
Scenografia: Anna Asp
Fotografia: Erik Mollberg Hansen
Montaggio: Åsa Mossberg
Effetti Speciali: Martin Madsen (supervisore effetti visivi)
Makeup: Elisabeth Bukkehave
Casting: Jeanette Klintberg
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
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Sinossi:
Una famiglia felice in una mattina di festa. All’improvviso la giovane madre, Leena (NOOMI RAPACE), riceve una telefonata che la informa che sua madre è ricoverata in gravissime condizioni. Contro la sua volontà, il marito decide di portarla, insieme alle due figlie ancora piccole, a trovare la donna. Per Leena è anche l’inizio di un doloroso viaggio interiore che la costringe a rievocare un passato cancellato con una forza di volontà impressionante. I genitori, due emigrati finlandesi che non si sono mai veramente sentiti a casa propria in Svezia, vivevano tra abuso di alcol e litigi violenti una passione devastante e cieca, mentre Leena e il fratellino cercavano di sopravvivere ciascuno a suo modo. La ragazzina vincendo gare di nuoto e annotando in un quadernetto i significati delle parole della nuova lingua, diversa da quella materna, il maschio chiudendosi in un suo mondo fino all’implosione. Per Leena, che ha scelto di perseguire la normalità a tutti i costi, mentendo a se stessa e agli altri, questa si rivela l’ultima occasione di affrontare quel mondo oscuro da cui proviene e che, nonostante tutto, le appartiene.
Commento critico (a cura di ENRICA MANES)
Un dramma esistenziale che si consuma fra ricordo e dolore e la scelta di un tema non del tutto nuovo è però presentata qui con una raffinatezza e sensibilità oltre il convenzionale, un carattere che solo la cinematografia nordica sa cogliere spesso in un cinema che nel rappresentare la mente umana e i sentimenti rischia spesso di essere banale.
Qui Pernilla August, al suo esordio alla regia, se la cava in maniera magistrale con flashback e attualità, cogliendo l'occasione non per fare mostra di effetti particolari, ma per mettere a nudo, alla migliore maniera del maestro Bergman il dramma di una famiglia, di una madre e di una figlia, di chi si perde per stada e non ce la fa, di chi si perde di vista e cerca di dimenticare quella vita passata che ha lasciato ferite e cicatrici indelebili.
Dolce e amaro al tempo stesso, il film non indugia in effetti |
di montaggio lasciando quasi in un flusso libero la coscienza della protagonista nel suo viaggio in macchina verso il passato, verso la madre ora malata; Leena ora ha una sua famiglia, una sua vita e un matrimonio felice che rischia di collassare su se stesso in un turbine convulso di sentimenti, in un pianto dirotto e un'angoscia profonda mai colmata.
Il tema della perdita, della colpa, della paura, del diverso e dell'integrazione tra Finlandia e Svezia negli anni settanta rivivono negli occhi di una splendida Noomi Rapace, capace di interiorizzare intimamente e di esprimere con un talento purissimo emozione e tormento; tutto il suo potenziale è espresso e spicca in maniera dolorosa e straordinarimanete intensa.
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Secondo commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)
Pernilla August passa dietro la macchina da presa dopo una carriera di attrice fatta di ottime prove. Il suo essersi formata con la scuola di Bergman è evidente in questo dramma famigliare contornato di sfumature psicologiche molto profonde, dettate da una recitazione magistrale. Anche se forse si rivela alla fine più erede di Liv Ullmann a cui si accosta una carriera molto simile nei suoi percorsi.
La August costruisce, così, un dramma da camera molto doloroso, soffocante nella sua lacerante visione dell’infanzia e del ruolo genitoriale con tanto di riferimenti a colpe e tragedie che non possono essere perdonate. No, non si può, perché la colpa può essere il baccello di un cancro dal quale non si può scappare, come altrettanto lo è la rabbia di coloro che sono stati feriti, martoriati, violentati e privati di anni che non potranno essere restituiti. È un’infanzia crudele quella che la protagonista ricorda con |
grande dolore attraverso i lunghi flashback di un’opera dal profondo animo femminile. Temi e toni già affrontati non solo dalla cinematografia svedese, ma convenzionali nella narrazione dei rapporti madre e figlia. Qui però vengono affrontati con delicatezza e dignità a fronte di un cinema intimista e delicato, cosciente e consapevole, nonostante l’eccessività dei flashback, la manualità narrativa delle situazioni messe in scena, la caduta di stile nel caricare troppo il patetico e il drammatico.
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Bibliografia:
Ufficio Stampa: Valentina Guidi-Mario Locurcio (www.guidilocurcio.it)
Pressbook:
PRESSBOOK in ITALIANO di BEYOND
Links:
Galleria Fotografica:
Galleria Video:
Beyond - trailer
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