Seconde visioni - Cinema sotto le stelle: 'The Best of Summer 2017' - RECENSIONE - Tre uomini e una mucca... e 700 km a piedi per realizzare un sogno. Dai produttori di Quasi amici un esilarante e commovente 'road movie', che ha coinvolto più di un milione di spettatori in Francia - Uscito al cinema il 23 Marzo
Fatah, contadino di un piccolo paese algerino, non ha occhi che per la sua mucca Jacqueline, che da anni sogna di far partecipare al Salone dell'Agricoltura di Parigi. Quando finalmente arriva l’invito tanto desiderato, Fatah parte in traghetto alla volta di Marsiglia, per poi attraversare la Francia a piedi insieme a Jacqueline: sarà l'occasione per un’avventura fatta di incontri sorprendenti, imprevisti e nuove amicizie.
In altre parole:
Fatah, piccolo coltivatore algerino, ha occhi solo per la sua mucca Jacqueline e sogna di portarla a Parigi al Salone Internazionale dell'Agricoltura. Quando finalmente riceve l’agognato invito, deve trovare il modo per raggiungere la Francia e Parigi, lasciando il suo sperduto villaggio in Algeria. Con una colletta di tutti i compaesani attraversa il mare e approda a Marsiglia. Di lì inizia per l’uomo e il quadrupede un lungo, faticoso viaggio a piedi attraverso tutta la Francia. Incontri pericolosi, incontri sorprendenti, l’inattesa caduta e la risalita, la solidarietà e l’ottusità , tra risate, sorprese, crucci e allegria in un viaggio inaspettato e pieno di tenerezza.
Short Synopsis:
An Algerian man's life-long dream finally comes true when he receives an invitation to take his cow Jacqueline to the Paris International Agriculture Fair
da cui tirare le orecchie in un modo del tutto bonario e, persino affettuoso - ma tutt'altro che sprovveduto - alla contemporaneità delle chiusure preconcette e generalizzate, dei muri edilizi e/o ideologici, degli schiaffi morali elargiti senza guardare in faccia chi si ha davanti.
delle lezioni a scuola, spalmata sull'andamento del viaggio in corso dal compaesano, per incrementare l'interesse degli scolari; l'analfabetismo, soprattutto delle donne, sottomesse - ed è tutto dire! - ai mariti; il divario culturale delle vecchie generazioni del luogo rispetto alle nuove, dotate di computer, con annessi e connessi, compreso skype, e cellulari per selfie ed invio mail. La ruralità che apre un varco alla tecnologia. Ed è già questo un primo incontro tra culture diverse in seno allo stesso ambito. Non è che l'inizio. Il bello arriva quando Fatah arriva a Marsiglia...
nostro protagonista, in compagnia della sua beneamata vacca, proprio sull'onda di qualche incidente di percorso, maturano un'esperienza unica e per molti aspetti inattesa. Con imprevisti momenti, paradossalmente di scontro con parenti già migrati in Francia come il cognato Hassan (Jamel Debbouze), prima ancora che di sincera e solidale condivisione con altri, malgrado le innegabili distanze e differenze culturali. Spiccano ad esempio, il casuale incontro con il Conte in bancarotta Philippe (Lambert Wilson) e il nostro Fatah, sfociato in un impensabile reciproco aiuto, così come le vicende legate alle proteste degli agricoltori francesi culminate nelle feroci sommosse di piazza, non prive delle sue conseguenze.
Si direbbe quasi una sorta di 'Forrest Gump' franco-algerino il nostro Fatah In viaggio con Jacqueline. E quella che sembrava una favola naif assume allora i chiaroscuri intensamente velati di pura poesia - la lettera alla moglie con l'aiuto di Philippe è una delle sequenze più illuminate!
- oltre che di un 'neorealismo' contemporaneo plausibile. Il fenomeno mediatico di massa rivestito da Fatah man mano che il viaggio procede - altro punto di contatto con il Forrest Gump di Robert Zemeckis - in un crescendo in progress di reportage televisivi e di visualizzazioni tra facebook e twitter, risponde di nuovo nei termini di una contemporaneità reale e di un sogno sempre possibile. Per chiunque, in ogni dove. Così non vi è alcun dubbio che la favola resti favola, il simbolo della vacca resti simbolo, mentre la satira politica a lieto fine si fa strada e taglia felicemente il traguardo.
La vache (In viaggio con Jacqueline) vuole essere dunque un inno all'accoglienza, all'incontro e all'intesa possibili tra culture diverse e apparentemente antitetiche, al solidale aiuto sull'onda di risposte sincere sul piano dei bisogni umani, rinunciando al predominio di una sull'altra. Una sorta di allegoria promossa peraltro da un pulpito
vita vera. Magari, aggiungo io, facendo più attenzione a distinguere i Fatah - ben vengano! - da chi proprio non è in giornata, e vede nero anche quando fuori c'è il sole. E magari non è neppure colpa della depressione!